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Una delle aranite più famose è Bridget Gillan Dirrane, morta nel 2003 (il 31 dicembre) a 109 anni. Bridget era nata nell’Irlanda che moriva di fame ed è riuscita a vedere un’Irlanda in cui Aer Arann Islandsportava i turisti in gita di piacere sulla sua Inishmore.
Come dire: ne ha fatta, di strada, Bridget Dirrane. Ha conosciuto alcuni dei protagonisti della Easter Rising, fece parte del Cumann na mBan (la sezione femminile dell’IRA), emigrata in America partecipò anche alla campagna per l’elezione di Kennedy. Ha seppellito due mariti… Le – lunghe – memorie di Bridget sono raccolte in un libro. Che naturalmente trovate nella miglior biblioteca irlandese a sud di Skibbereen…
Ma questo è un dettaglio.
Bridget tornò sulle Aran nel 1966, e lì, fino all’alba del 2004, è vissuta. Le sue memorie sono state pubblicate nel 1997: quindi quando lei aveva 102 anni. Come dire: mai perdere la speranza.
Ma anche questo è un dettaglio.
Quello che mi colpisce davvero è che questa signora ha avuto modo di vivere due vite, e una l’ha vissuta (ha voluto viverla) sull’Isola. Fino a quell’ultimo dicembre, il primo dei tre mesi terribili che ogni anno colpiscono l’isola. Questa signora ha avuto modo di vedere la storia con i propri occhi, ma poi è tornata sull’isola. E a quanto pare per Bridget i lunghi inverni non erano un problema, perché ne ha uccisi un bel po’, prima che l’ultimo uccidesse lei.
Questo è quello che si può considerare il suo auto-epitaffio:
You may ask what will I leave behind when I go for good? It won’t be riches. What I will leave is the sunshine to the flowers, honey to the bees, the moon above in the heaves for all those in love and my beloved Aran Islands to the seas.
La tomba è nel cimitero di Killeany.
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