“Whiskey’n Beer” – 7 Domande 7 agli Alban Fùam

Continuiamo il nostro ipotetico viaggio musicale in questa torrida estate Italiana attraverso le verdi distese d’Irlanda, presentandovi un altro gruppo che affonda le radici della sua storia recente nella musica tradizionale dell’Isola di Smeraldo. Questa volta andiamo a Verona, ed incontriamo gli Alban Fùam… 

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  1. Alban Fuam: volete presentare il gruppo ai nostri lettori? Parlateci di come è nato questo nome e del vostro avvicinamento alla Musica Tradizionale Irlandese.

Tutto nasce dai numerosi viaggi in Irlanda fatti, sin da bambino, dal nostro Davide, chitarrista e leader fondatore. La musica, i colori, le sensazioni provate in quelle terre si sono innestate nella sua mente e si sono poi trasformate nel progetto musicale Alban Fùam, che dal Gaelico significa “festa di luce e di suono”.

Nel 2009 scopre che Cecilia, un’amica violinista, condivide la stessa passione. Da lì a poco, decidono insieme di coinvolgere anche gli altri musicisti che tutt’ora formano il gruppo, capendo che quella era la strada che volevano percorrere.

  1. In questi giorni è uscito il vostro terzo album, “Whiskey’n Beer” (fra l’altro qui parliamo di Whiskey con la ”e”, quindi di quello Irish! Ben fatto). Avete inserito parecchi tunes tradizionali; vorreste raccontarci quali sono questi brani e cosa vi ha spinto alla scelta (e magari anche di ciò che avete deciso di non inserire)?

Durante questi sei anni di attività abbiamo pubblicato tre album e un EP. Quest’ultimo lavoro, “Whiskey’n Beer” appunto, è però il primo album ufficiale pubblicato con un’etichetta discografica (Maxy Sound Store di Max Titi).

“Whiskey ‘n Beer” richiama inevitabilmente ciò che si può degustare nei cupi, ma accoglienti, pub irlandesi: è la tipica ordinazione di un cliente che si siede al bancone, ma è anche una frase contenuta nella celebre canzone che abbiamo interpretato: The Wild Rover. Si tratta di un disco che raccoglie gli ever-green di questo genere rivisitati in una chiave più contemporanea che tradizionale.

La scelta dei brani è stata fatta con Max, il nostro produttore. Siamo una band relativamente giovane e non volevamo debuttare sugli store digitali con materiale troppo ricercato o sofisticato. Stiamo iniziando a farci conoscere all’estero, dobbiamo farlo con brani conosciuti, probabilmente nessuno ascolterebbe un nostro inedito adesso come adesso. Portiamo comunque qualcosa di nuovo e fresco, cioè nuove versioni di brani che tanti altri hanno interpretato.

Essere artisti non basta, bisogna sapersi “vendere”, ed è qui che subentrano le strategie di web marketing…

  1. Nel vostro disco precedente, “The Rusty Mackerel” avete suonato con il grande Frankie Gavin; come è nata questa collaborazione? Oltre a lui, chi sono i vostri punti di riferimento, in Irlanda e in Italia, nel campo della musica tradizionale?

L’incontro con Frankie Gavin è del tutto casuale, in un pub di Galway dopo una sua performance. Abbiamo amichevolmente attaccato bottone con lui complimentandoci per il suo talento. Dopo quel giorno siamo sempre rimasti in contatto, instaurando un ottimo rapporto professionale e di amicizia. Abbiamo aperto un suo concerto al teatro romano di Verona, abbiamo suonato insieme in diversi teatri, e ha registrato un pezzo con noi in “The Rusty Mackerel” che all’epoca era ancora in cantiere!

Ma è giusto citare altri musicisti incredibili come John Joe Kelly dei Flook o John Doyle per non parlare di band del calibro degli High Kings e Altan.

  1.  Che musica vi piace ascoltare? Che cosa c’è nel vostro lettore MP3, oltre a Whiskey’n Beer?

Slegandoci per un momento dall’Irish Music, ascoltiamo molto spesso i Mumford&Sons, che hanno tenuto da poco un concerto nella nostra città, all’Arena di Verona, al quale non potevamo mancare! Ci piacciono le sonorità e la voce di Mark Knopfler, il grande Eddie Vedder quando dobbiamo affrontare lunghi viaggi, e ogni tanto anche un po’ di Gipsy Jazz, dove chitarra e violino sono protagonisti.

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  1. Qui ad Italish amiamo parlare più in generale di cultura Irlandese. Avete qualche suggerimento su libri, scrittori e/o musicisti che pensi potrebbero aiutare uno straniero a comprendere meglio gli Irlandesi e la loro terra?

Il primo autore che ci viene in mente è Paolo Gulisano, uno scrittore esperto di Tolkien che si occupa di storia, del mondo celtico, di fantasy e di tanto altro ancora.

  1.  Italia – Irlanda: sembra ci sia un legame speciale tra i due paesi (almeno dal nostro punto di vista), a iniziare dai nostri antenati immigrati che si incontrarono sulle strade per e dell’America. Siete d’accordo con questa considerazione? Cosa credete accomuni queste due popolazioni?

Sono due culture millenarie profondamente diverse, quindi inevitabilmente l’una è affascinata dall’altra.

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  1. Cosa vorreste fare da grandi? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Il nostro sogno è vivere di arte e di musica.

La nostra ambizione è quella di essere sempre più visibili nel panorama musicale italiano legato alla musica folk. Ci piacerebbe in un futuro non troppo lontano fare un tour nel Nord Europa, dove questo genere di musica è ancora più apprezzato. Sicuramente, per quanto riguarda il mercato digitale, investiremo molto negli USA, dove la musica in generale è linfa vitale.

About Aindrèas Ridire

Amante d’Irlanda, viaggiatore per professione, viaggiatore per hobby, mastro libraio e topo di birreria, consumatore compulsivo di libri gialli e di Harp e Smithwick’s, afroirlandese nell’animo, ha lasciato il suo cuore in Donegal mentre il suo corpo vaga fra le strade del vino della Trinacria, si emoziona e studia al suono di violini, uilleann pipes, arpe, e bodhrán, innamorato della vita e della sua compagna per la vita.

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