Titolo originale: A Star Called Henry (1999)
Titolo in traduzione: Una Stella di Nome Henry (o: Una Stella Chiamata Henry)
Di: Roddy Doyle
(recensione “originale” del 2006, con un po’ di note aggiuntive…)
Una Stella di Nome Henry lo considero il romanzo-svolta di Doyle.
Sinceramente, svolta non in senso positivo: quel che viene dopo… boh…
Comunque: Henry è un bambino, e poi un ragazzo, di Dublino negli anni della guerra di liberazione degli Irlandesi contro gli Inglesi, e negli anni successivi della guerra civile. Gli ingredienti “classici” ci sono tutti: genitori disgraziati e tanta fame.
Ma i romanzi si fanno più con il come che con il cosa si racconta. Roddy Doyle è un maestro nell’arte della descrizione, e così ci si può anche commuovere se, nell’insurrezione di Pasqua, la prima vittima di Henry è la vetrina con la cioccolata Cadbury che non aveva mai potuto comprare.
E poi, c’è l’amarezza. Quella del dopolarivoluzione, quella dei compromessi.
Dopo questo libro Roddy si è dato all’intimismo familiare e all’America (Rory E Ita, Una Faccia Già Vista): e qui mi sa che non lo seguo (e a oggi continuano a essere libri che non ho letto…). Nel frattempo, con Dead Republic (Una Vita Da Eroe) quella di Henry è diventata una trilogia…
Del Roddy per ragazzi, che è divertentissimo, ne parlo un’alta volta.
Così nel 2006 dopo la prima lettura. Riletto successivamente è rimasta l’impressione che il paio di libri successivi fossero veramente inferiori. Ho provato a leggerli, non mi hanno catturato. Ma poi c’è, ovviamente, anche la questione dei gusti personali, e per me RD è grandissimo su Barrytown e su Paula Spencer: cinque libri che da soli potrebbero bastare per una vita.
E chissà se lo scriverà mai, il terzo libro dedicato a Paula…