Come si arriva al rugby in questo post assolutamente inutile? Tutto cominciò nel Donegal. Eravamo arrivati a Donegal Town freschi freschi da Drumcliff, dalla tomba di Yeats. Aveva cominciato a piovere a dirotto mentre aspettavamo il coach di Buseireann che, per fortuna, non era in ritardo. Foursquare diceva che eravamo in the middle of nowhere. Foursquare aveva ragione…
Dal calcio al rugby
Arrivati a Donegal il tempo ci ha illusi per un po’. Poi la pioggia è tornata. Quella cattiva, quella irlandese, quella che dipinge di grigio ogni cosa. Era il giorno di Italia – Irlanda di calcio, agli ultimi Europei. Io non le guardo più le partite di calcio. Così mentre c’era la partita e su Donegal pioveva a dirotto mi sono messo a scrivere questa inutilissima formazione:
1 – Shaw: l’allenatore in campo.
2 – Stoker: sempre sul collo dell’avversario.
3 – Synge: ottime fughe, ma con la tendenza a isolarsi.
4 – Wilde: nel fango della mediana, ma giocando sempre a testa alta.
5 – Behan: sopperisce con la foga alle sbavature.
6 – O’Brien: libero. E basta.
7 – Heaney: sempre ad arare il campo.
8 – Banville: quando l’eleganza si unisce all’essenzialità.
9 – Doyle: di piede, di testa, o fuck off.
10 – Joyce: universale.
11 – Beckett: voleva il 10.
Allenatore: William Butler Yeats.
E un amico di Italish, PPP, ci aveva messo del suo, dopo. Vattelappesca dov’è, però, sul diario di Facebook!
A riguardarla dopo qualche mese sembra ancora più inutile. Però questo è un gioco facile e qualche volta vale la pena giocarlo. Tanto tempo prima ne avevo scritta un’altra di formazioni impossibili. Era la formazione dei filosofi, ma lì i Monty Python erano arrivati molto prima di me…
Ho smesso di guardare le partite di calcio, dicevo. E guardare le partite di rugby non è cosa semplice. Il Sei Nazioni in Irlanda va, ovviamente, su RTÉ, sulla televisione pubblica nazionale. Sul corrispettivo della RAI, per capirsi. Ma la RAI non ha voglia di sporcarsi le mani con il fango del rugby. E così vedere il rugby in TV è difficile. E allora tanto vale guardarselo dagli spalti ogni volta che puoi, no?
Ma qui sto rischiando di andare fuori tema e già il post era assolutamente inutile. Quel che manca, a questo punto, è una bella trasposizione degli scrittori irlandesi in una squadra di rugby. O in una quindicina di energumeni per dirla con Oscar Wilde.
Il fatto è che il rugby è uno sport maledettamente serio. E questo post non lo è neanche un po’. Proviamoci lo stesso.
15 – Fullback – Estremo – Flann O’Brien
Tanto per cominciare, nel rugby si comincia alla rovescia. Fosse anche solo per far capire che qui è tutta un’altra musica, altro che soccer. Una squadra di rugby è un po’ come il serpente ouroboros: un cerchio in cui l’inizio e la fine si toccano. Sì, perché l’Estremo è, appunto, l’ultima difesa, ma è anche il primo ad attaccare, se le cose sono andate bene. Una di quelle posizioni in cui si rischia che la colpa sia, comunque, tua. Mi piace immaginarmici Flann O’Brien, Estremo in questa squadra. Nel calcio lo avevo messo libero, nel rugby mi piace immaginarmelo silenzioso (e, diciamocela tutta: ubriaco), un po’ fuori dai gruppi, sia dal gruppo dei grossi avanti sia da quello dei tre quarti un po’ fighetti, e ovviamente avulso anche dalla disciplina dei mediani.
14 – Right Wing – Tre Quarti Ala Aperta Destro – James Joyce
I Tre Quarti più grandi (e grossi) che mi vengono in mente sono due All Blacks: Jona Lomu e Rokocoko. E di loro mi viene in mente la facilità con cui si muovono verso la meta. Ecco perché il jersey numero 14 lo affido al vecchio JJ. Nell’Ulisse Joyce scrive utilizzando tutti i registri linguistici preesistenti, padroneggiandoli tutti: se non è facilità questa! E poi A JJ il rugby piaceva: si è visto pure gli All Blacks a Parigi…
13 – Outside Center – Tre Quarti Centro (Centro Esterno) – Oscar Wilde
La faccia appiccicata a questo numero, per me, è quella di un Irlandese “vero”: Brian O’Driscoll. Gli ho anche visto fare meta, nel 2011 proprio contro l’Italia, in una partita bruttissima. Ma a questo ruolo associo la gioia dei momenti in cui tutto va bene, in cui c’è un sacco di spazio senza avversari fino alla linea di meta. E così la maglia la appioppo a Oscar Wilde.
12 – Inside Center – Tre Quarti Centro (Centro Interno) – John Millington Synge
Siamo sempre sui Tre Quarti, e quindi sui leggeri e a testa alta. Così Synge ci sta tutto.
11 – Left Wing – Tre Quarti Ala Chiusa Sinistro – George Bernard Shaw
Ultimo dei tre quarti, ma con un occhio alla mediana. Ruolo perfetto per Shaw, quindi, tra acutezza critica e ironia.
10 – Fly-Half – Mediano d’Apertura – John Banville
Il drop è una cosa di una cattiveria devastante. Mentre i grossi sono lì ad arare il campo, il 10, lontano dal caos, con un drop, vince la partita mentre la mischia non si è ancora accorta di nulla. Ronan O’Gara è stato un grandissimo interprete di questo ruolo e con i suoi drop ha ipotecato una Heineken Cup (Munster contro i Northampton Saints, 2011) e vinto un Sei Nazioni (2009 contro il Galles a Cardiff). Ma il Mediano d’Apertura è, anche e soprattutto, tentativo di dare ordine al duplice (amico e avversario) caos che ribolle davanti a lui. Dal Mediano di Mischia, il fulcro della squadra, l’ovale arriva come può. Il Mediano d’Apertura ha il compito di trasformare quel tentativo, quell’abbozzo, in gioco. Tanto per i drop quanto nella fase organizzativa il Mediano d’Apertura ha bisogno di controllare sapientemente il tempo e lo spazio. Sì: stiamo parlando sicuramente di John Banville.
9 – Scrum-half – Mediano di Mischia – Samuel Beckett
Dei mediani di mischia si dice spesso che siano dei gran rompipalle. Il che è normale: tutti quelli che gli stanno davanti hanno bisogno di lui mentre sono impegnati a menarsi con la controparte per uscire dalla stasi della mischia, tutti quelli che gli stanno dietro (davanti, dietro: ricordatevi che nel rugby si ragiona al contrario rispetto al calcio, con la difesa piazzata per prima come le ridotte russe e l’attacco piazzato per ultimo come la cavalleria francese) hanno bisogno di lui per ripartire.
Ed è qui che il discorso si fa complicato. Perché è qui che Beckett entra in campo in tutti i sensi… Questo post era iniziato senza pretese e poi si è scontrato con Sammy. Perché questo giochino della nazionale degli scrittori irlandesi l’ha giocato lui prima di me! Sto impazzendo nel tentativo di avere la formazione completa, sul web si trova citato solo, per l’appunto, il Mediano di Mischia. E indovinate a chi aveva assegnato il ruolo Beckett? Al suo amato-odiato James Joyce:
Very crafty, very nippy. He might surprise you when the light is fading.
Beckett da ragazzino aveva giocato proprio come Mediano di Mischia, ma nella (sua) nazionale degli scrittori il ruolo lo lascia a James. Mi permetto di restituire la maglia al legittimo proprietario: nessuno meglio di lui può sorprenderti all’arrivo del buio…
8 – Number 8 – Terza Linea Centro – William Butler Yeats
Con il Terza Linea, il timone di quel carro armato che è il pacchetto di mischia, si comincia a annusare l’odore della terra. La faccia che associo a questo ruolo è quella di Sébastien Chabal, non a caso soprannominato homme des grottes. Faccia ben diversa da quella pulita e quasi eterea del nostro WB, che si merita però la maglia per essere l’interprete del contrasto tra le due anime dell’Irlanda: quella celtica e quella cristiana. Con lui, citando Nietzsche, si torna alla terra. E quindi al fango, e quindi al pacchetto di mischia…
7 – Openside Flanker – Terza Linea Ala (flanker destro) – Colm Tóibín
Ormai ci siamo arrivati, alla mischia, e la mischia è densità: per questo Colm Tóibín me lo figuro uomo di mischia, seppure di terza linea. Non è il mio autore preferito, ma certamente ti tiene sulla pagina come qualcuno che di placcaggi se ne intende.
6 – Blindside Flanker – Terza linea ala (flanker sinistro) – William Trevor
Un altro Flanker, e mi viene facile accompagnare Trevor a Tóibín: adattabilità (non fosse altro per la capacità di padroneggiare perfettamente sia il linguaggio della short story sia quello del romanzo) e solidità.
5 – Lock (2nd row) – Seconda Linea – Joseph O’Connor
Scesi alla seconda linea ormai siamo al centro della battaglia. E ci vedo il fratello di Sinéad perché è perfettamente in grado di andarci giù pesante, nella critica sociale e nei temi.
4 – Lock (2nd row) – Seconda Linea – Brendan Behan
Un altro tostissimo. Forse un po’ troppo indulgente nel Terzo Tempo…
3 – Tighthead Prop – Pilone Destro – Seamus Heaney
Sui Piloni girano un sacco di barzellette. Una per esempio? Che per quelle berzellette si arrabbierebbero, se solo le capissero… Qui però siamo nel fantarugby letterario e le regole del gioco sono diverse. Così posso metterci Seamus Heaney senza sentirmi in colpa. Il senso è quello del sostegno, e l’attuale Grande Vecchio della letteratura irlandese è lui [purtroppo, ormai, era], senza ombra di dubbio.
2 – Hooker – Tallonatore – Martin Mc Donagh
Questa fantaformazione è mia e la gestisco io. Che ci fa Martin Mc Donagh in prima linea ad arare il terreno in cerca dell’ovale per darlo dietro ai compagni? Perché Martin Mc Donagh è un autore giovane che, credo, potrebbe essere il prossimo grandissimo della letteratura irlandese, ammesso che continui a fare letteratura e non si faccia prendere troppo dal cinema (in cui, peraltro, sta facendo benissimo). Così lo metto lì dove non può fuggire, né sfuggire alle sue responsabilità. E se non se lo merita, ci penserà la squadra avversaria…
1 – Loosehead Prop – Pilone Sinistro – Roddy Doyle
Non è che lo metto lì giusto per dargli la maglia con il numero uno… Roddy non risparmia nessuno, ce lo vedo proprio (fisico a parte, ovviamente, ma, appunto, qui si parla d’altro) quindi in prima linea. In prima linea quando parla di donne violentate. In prima linea quando parla, urla, di una Irlanda che rischia di perdere la sua identità.
Il Quindici è pronto. E voi vi sentite pronti per il Sei Nazioni..?
3 comments
Pingback: Europei 2016 Irlanda: tifa i verdi con Gialappa's band
Pingback: Italia Irlanda Rugby: tutto quello che c'è da sapere
Pingback: Sei Nazioni 2013 in salsa Italish | Italish Magazine