Si può tornare dall’Irlanda? Forse no, forse non “interi”. Così la pensa Matteo “Irish” Caveggion, che ci racconta un viaggio in Irlanda “speciale”.
Alla fine siamo tornati, non tutti ma lo siamo.
Non era scontato per qualcuno tornare, mia moglie lo sapeva ma celava la sua preoccupazione in un “riposati nella Tua Irlanda, buona vacanza” ma il suo occhio era tutto su quel monitor, se c’era anche un EI422.
Un volo di ritorno.
Tornare a metà
Siamo partiti in sei Italish e io sono tornato a metà. Non so gli altri ma io sono ancora là.
E poi le solite domande: “è buona la birra? – come è stato il tempo? – cosa ci trovi di bello, là?
La birra è come qua. Il tempo è sempre bello.
Là è casa.
Quella sensazione di non essere turista, di non essere ospite ma di essere finalmente a casa.
Quando si va in un paese che non si conosce un po’ di ansia c’è sempre. Raggiungere un luogo, non sapere dov’è la fermata del bus, avere gli orari dei bisogni primari diversi (mangiare!) mette sempre un po’ a disagio. In Irlanda per me non è così e stavolta più di tutte.
Casa.
Scendo dall’aereo e ritiro il mio veicolo da Carhire: una Kadjar nuova nuova!
Non è la prima volta che noleggio l’auto e in Italia ci trascorro più di mille chilometri a settimana sicché un po’ pratica ce l’ho ma ciò che mi lascia di stucco è che, nella mia vita reale, clacson, sorpassi, limiti superati e abbaglianti sono una consuetudine: appena chiudo la portella e infilo la corsia di sinistra (remember: drive left) un’inquietante calma esce dalle bocchette dell’aria.
Ok, sono le 14.30 circa e non c’è molto traffico, prendo la M1 poi la M50 e via verso Galway…
Irlanda in contromano
Tutta in contromano ma con una tranquillità degna di un commuter all’uscita dal lavoro verso il pub preferito.
La strada scorre sotto alle mie ruote, liscia e mentre fisso il cruise a 120 km/h mi guardo intorno. Fisso il cruise?! Non sono io, se per andare al Lago di Garda, a Jesolo non mi “spingo” sotto i 140 perché qua dopo 2 ore di coda in A4 e dopo 3 ore di aereo sono così… diverso?
E non è vacanza. Non è festa.
Sono qua perché “I’ll still haven’t found what I’m looking for”.
Amore, casa, macchina, lavoro, e persino una lavatrice del c*o ce li ho.
Ma mi manca qualcosa e qua cerco la mia risposta.
È da un po’ che la cerco e so che c’è ma forse proprio perché amore, casa, macchina, lavoro e lavatrice del c*o ce li ho non la voglio trovare.
Abitare, vivere
Perché a Vicenza abito, in Irlanda vivo.
La risposta mi fa male e ogni volta che prendo l’ultimo bus su O’Connell Street Upper un nodo in gola mi prende e non è la fine della “vacanza”, è il ritorno a una vita che non mi appartiene.
È questo il vero senso di Italish? Sentirsi fuori posto lontano da Erin?
I miei compagni di viaggio erano là che mi aspettavano: appuntamento da King’s Head.
I miei compagni di viaggio… degli sconosciuti, visti un paio di volte su Skype, sentiti al telefono ma mai toccati, sentiti fisicamente vicini ma con un solo filo comune.
Più che sufficiente per dividere spese e passione.
Galway! Brida apre la porta ed esclama “Mattío! Faílte, how are you? Just one year you miss!”
Brivido. Casa!
“Have a shower, your friends are waiting you” I miei amici. Brida, qua sto bene anche “alone”!
E poi raggiungo i miei “amici” che come dei perfetti conosciuti erano, chi seduto al pub, chi da Penny’s. Dei perfetti irlandesi.
Qualche birra, fish’n chips, qualche Jameson e questa volta, dopo un paio d’ore erano
I Miei Amici Italish.
Bello il giro in Connemara, tempo splendido. Bella Cong. Bella Errilly Ross Friary (che io chiamo la Frateria). Bella Howth e le sue scogliere. Bello.
Perché solo bello?
Perché ogni aggettivo è superfluo per descrivere Casa. Casa è accogliente, ha gli odori che conosci, le cose sono dove sai che sono, ci sono gli affetti e il lavoro. Casa è Bella per tutto questo.
Ma il lavoro e gli affetti sono in Italia. L’ostacolo più grande avendo una vita affettiva in Italia. Scelte difficili da affrontare, per il mio modo di essere insormontabili. Magari il lavoro lo troverei pure ma mia moglie non è molto incline a lasciare la sua, di Casa.
Il ritorno a Dublino era pieno di aspettative. Non per Temple Bar e tutta la “compagnia briscola”, sì, ok: anche per quello; ma anche per un incontro speciale che aspettavo da un po’.
Un incontro speciale
Volevo conoscere chi più di noi era Irlandese Dentro; anzi, chi aveva tirato fuori di sé l’irlandese dentro. Chi dei Miei Amici l’aveva conosciuto anni prima mi aveva creato l’aspettativa, la suspence: ma senza particolari, con discrezione e semplicità.
L’appuntamento era dato: The Edigan’s Brian Boru Pub, ore 19.00.
Ci raggiunse al pub con una maglia della GAA rossa con scritto “An Cheathrù Rua” che non ricordo cosa volesse dire ma aveva assonanza con rosso-comunista-galway o almeno dopo tre pinte questo mi ricordava…
Barba, e i suoi libri sottobraccio. Uno era per me, ero venuto da Vicenza per averlo con dedica.
Non descrivo l’incontro, la serata trascorsa con altri italiani tornati a Casa appena conosciuti, la pizza con l’ananas (che schifo!) e le innumerevoli pinte e whiskey bevuti, ma forte era il senso di appartenenza a un luogo che apparentemente non è nostro ma realmente è dentro di noi.
Il perché
La mia dedica diceva: “a Matteo, e sai benissimo perché”.
Teeling da 19€.
“Take your time”.
Mi prendo il mio tempo per sorseggiare istante su istante il mio “perché”.
La mattina, dopo aver fatto closing time al pub e parlato più volte con il Troll della Security di tempo, soldi e lavoro, ci stava un saluto alla città.
La giornata è trascorsa da mezzi turisti e mezzi dublinesi, con un occhio a Carroll’s e un occhio alle agenzie immobiliari e di lavoro.
Ciao Dublino
Ciao Dublino, ti voglio bene.
Nodo in gola alla fermata del bus su O’Connell Lower e lacrima nascosta.
La mattina il volo mi attendeva all’aeroporto, il mio ritorno in Italia agli affetti e al lavoro. Puntuali alle 5.30 io e due dei miei Amici entriamo nella hall e bevo la mia ultima pinta, anzi due. Last order.
Mai come questa volta ho lasciato un pezzo di me là. Forse trovare degli amici che hanno saputo portarsi o trovare affetti e lavoro, i due tasselli mancanti (o presenti, dipende) mi ha fatto capire quale sia il mio “perché”, rendermi consapevole della mia situazione di Italish.
Sarò pendolare a vita!
Finché potrò investirò i miei piccoli risparmi in una vita da pendolare per ritrovare, ogni tanto, quella parte di me lasciata negli angoli delle Contee e quando la tua mancanza, Erin, sarà talmente forte ma non potrò raggiungerti aprirò il mio cassettino e sfoglierò, annuserò , e toccherò uno dei tanti scontrini che gelosamente custodisco a ricordo di quando sei vicina a me.
Céad Míle Fáilte, Matteo.