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Oggi ho avuto l’opportunità di fare una chiaccherata con Tom Byrne, uno degli artisti i cui quadri sono ospitati dalla Duke Street Gallery. Nato a Dublino nel 1962, ha studiato al Dun Laoghaire College of Art and Design e poi a Berlino come pittore.
Tom Byrne Ha Penny Bridge
Tom dipinge una vasta gamma di soggetti: oggetti quotidiani, paesaggi irlandesi e dublinesi, sia in stile realistico che astratto (soprattutto il panorama costiero irlandese e i ponti della Liffey), ritratti di scrittori irlandesi… È fortemente coinvolto da ciò che lo circonda:
Il mio scopo è catturare la verità, più che la bellezza.
Cita anche David Hockney, Fernand Léger, Picasso e Auerbach come fonti d’ispirazione per il suo lavoro.
Tom Byrne Samuel BeckettItalish: Vorrei concentrarmi sulla tua serie di ritratti di scrittori irlandesi, in particolare di Samuel Beckett e James Joyce: come mai li hai scelti come soggetti? Si tratta di una sorta di omaggio?
T. B.: In realtà ho iniziato a dipingere Beckett quando stavo lavorando alla resa astratta dei volti: il suo volto si presta all’astrazione per via dei suoi lineamenti così duri. Poi mi sono interessato sempre più a lui come persona. Ho cominciato ad andare a vedere i suoi drammi a teatro e a leggere le sue poesie e i suoi libri, e infine uno studioso di Beckett di una università Americana mi ha regalato una copia del libro che aveva scritto su Beckett: questo mi ha portato a sentirmi sempre più coinvolto nei suoi lavori, e ad apprezzarlo in quanto uno degli scrittori più innovativi e originali della sua epoca.
Questo interesse per gli scrittori irlandesi mi ha inevitabilmente condotto a Joyce. Il regista dell’ultimo film basato sull’Ulisse mi ha commissionato un ritratto di Joyce, e questo ha portato alla serie di ritratti dello scrittore, sia su piccola che su grande scala, che recentemente sono stati inclusi in un documentario.
Adoro i suoi libri, specialmente l’Ulisse, per i risvolti psicanalitici che hanno: questo è ciò che più mi affascina di Joyce, la maniera in cui esprime i disturbi mentali e le ossessioni attraverso l’uso del linguaggio. Mi piace anche scoprire cose in più su di lui come persona, il tutto mentre dipingo studi su di lui.
Inoltre sento una specie di legame personale con questi due scrittori: sia Beckett sia Joyce probabilmente erano affetti dalla Sindrome di Asperger, che li portò ad assumere comportamenti ossessivi e rese loro difficile avere delle relazioni interpersonali normali, comunicare in modo appropriato con gli altri, e capire e accettare la società e le sue regole. Io ho avuto gli stessi problemi quando ho sofferto di alcolismo.
Italish: Nei tuoi lavori esplori sia lo stile realistico che quello astratto, ma questi ritratti sono per la maggior parte dipinti in una maniera veristica, si possono contare tutte le rughe e i minimi dettagli dei volti. C’è una ragione particolare?
T.B.: No, non c’è una ragione particolare, solo che tendo a cominciare a dipingere un soggetto in modo realistico. Sono per prima cosa e innanzitutto un pittore, e mantenere lo stesso soggetto mi dà l’opportunità di sviluppare una tecnica, di migliorarla. È per questo che sono solito dipingere sempre gli stessi soggetti, spesso con lo stesso stile. Ma inizio sempre da quello realistico, perché penso che questa sia la base della pittura: non è possible riuscire a dipingere lavori astratti se non si è capaci di usare lo stile realistico. Adoro entrambi questi modi di dipingere, e spesso cerco di iniziare da lavori realistici per poi portarli in stile astratto poco per volta.
Intervista: Eleonora Cocola
Tom Byrne Davey Byrnes (Duke Street)