Staring at the sun

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Vattelappesca che cosa stanno diventando gli U2. Chi meglio di loro, attualmente, potrebbe avere il potere (se ne parlava anche qualche settimana fa con G.S.) di mettersi da parte, di accontentarsi di quello che hanno fatto, invece di rischiare un declino emozionale e qualitativo? Sono le stesse persone fotografate da F., che tornavano a casa su un’auto scalcinata dopo aver lavorato a scrivere la storia della musica in un posto che puzzava di porto? Qua e là però mister Hewson (magari con The Edge…) ha continuato a fare quello che gli riusciva meglio: scrivere grandi canzoni. Certo non è nuovissima, Staring At The Sun, e forse è meno bella di quello che (mi) sembra. Ma si incrocia con un paio di ricordi, di situazioni, aranite. Una delle peculiarità delle Aran (e, ancora una volta, Tim Robinson docet) è che la geografia di pietra che disegna l’isola è tale da influire sulla biologia dell’isola stessa: tra le tante straordinarietà delle Aran infatti c’è quella di poter presentare, a distanza di pochi metri le une dalle altre, specie vegetali che normalmente si trovano a migliaia di chilometri di distanza, da specie artiche, a specie alpine, alla comunissima margherita. A determinare questa commistione è la roccia: dove la roccia ripara il suolo le piante riescono a prosperare in maniera relativamente agevole, dove invece le piante sono costrette a farsi frustare da vento e mare le cose cambiano completamente ed entrano in gioco le piante nordiche. Poi c’è l’estate. Mentre in inverno ogni cosa muore, citando il libro L’anima Nera di Liam O’Flaherty (autore nato sulle Aran, una personalità controversa dalla scrittura profonda, talvolta troppo, come l’oceano che aveva abbandonato in giovane età), in estate invece l’isola esplode di vita. E adesso fanno parte dell’esplosione anche le migliaia di turisti che arrivano lassù…
Mi piace immaginarci mentre ce ne stiamo al riparo dal vento, staring at the sun, dietro a un muretto sul lato esterno dell’isola, uno di quei posti in cui siamo già stati, con il vento che è appena sopra l’ultimo pezzetto di roccia, con una mira migliore di quella di qualsiasi cecchino. A fissare il sole, accanto alle piante artiche, e a guardare le nuvole che scappano dall’Oceano verso Dublino. Giornate perfette in cui lasci, letteralmente, il libro di pietra sotto le tue spalle per guardare all’altro libro sconfinato che in Irlanda è ancora più grande: il cielo.

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Massimiliano "Q-ROB" Roveri writes on and about Internet since 1997. A philosopher lent to the IT world blogs, shares (and teaches how to blog and share) between Ireland and Italy.

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