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SPLF Presenta: John Banville – Delitto d’inverno – Guanda – Con Catherine Dunne, Claudio Monteleone, Max O’Rover

Nuovo appuntamento virtuale con il San Patrizio Livorno Festival: torna ospite graditissimo del Festival John Banville, uno dei protagonisti dell’edizione 2019.

Banville converserà con la co-fondatrice e madrina del Festival, Catherine Dunne, sul suo più recente lavoro: Delitto d’inverno, tradotto in italiano da Irene Abigail Piccinini per Guanda dall’originale Snow.

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Passcode: 664063

Tornano le atmosfere cupe del giallo d’autore nell’Irlanda claustrofobica degli Anni Cinquanta, in cui Banville ha già ambientato i romanzi che hanno l’anatomo-patologo Quirke protagonista.

Non è Quirke, però, questa volta, a cimentarsi con una vicenda che riecheggia una delle pagine peggiori della storia d’Irlanda. È il giovane Ispettore St. John Strafford  a doversi barcamenare in una vicenda in cui l’onnipresente potere della chiesa è un impenetrabile monolite di potere e coercizione.

Due “stelle” irlandesi, due Stelle d’Italia

Ci fa molto piacere festeggiare il ritorno, seppure virtuale, al Festival di Banville e Dunne: i due scrittori irlandesi hanno speso parole bellissime sul SPLF ed è un onore vederli, ora, entrambi insigniti dell’Ordine della Stella d’Italia, la massima onoreficenza culturale italiana di cui, nel 2020, è stata insignita anche Catherine Dunne.

Diretta Facebook

L’evento online si terrà venerdì 11 giugno 2021 alle ore 19.15 italiane, con diretta su Zoom e diretta Facebook sulla pagina del San Patrizio Livorno Festival. La diretta sarà disponibile anche sulla pagina Guanda.

Ulteriori informazioni saranno presto disponibili su questa stessa pagina.

PLF Presenta: John Banville – Delitto d’inverno – Guanda – Con Catherine Dunne, Claudio Monteleone, Max O’Rover

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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