SPLF Flash Fiction Contest 2019 – Maeve

Patrizia appoggiò il libro sulla pietra piatta alla sua destra.

L’amica Cristina le aveva regalato la sua ultima produzione, la strana storia di una Banshee, di nome Maeve, che aveva costellato la sua vita immortale di strabilianti avventure, durante i secoli. Patrizia non era mai stata in Irlanda. Leggendo le prime pagine, ambientate sul Burren, le era scaturito un bisogno intenso di visitare quei luoghi. Magici.

(…) Le settimane successive erano trascorse velocemente, conosceva molto bene le immediate vicinanze delle scogliere, ma ora doveva spingersi molto più lontano. Qualche giorno dopo la partenza, si trovò immersa in un paesaggio spettacolare. Rocce vulcaniche, piatte e di colore grigio chiaro, formavano ampie balconate, alcune enormi, altre piccine e malferme, sulle quali Maeve doveva camminare con molta attenzione per non finire a terra. Gabbiani e pulcinelle di mare descrivevano ampi cerchi nel cielo plumbeo, stridendo e tuffandosi nel mare rabbioso per procurarsi il cibo.

Frastornata da tanta meraviglia, Maeve si era seduta su una pietra liscia, leggermente digradante, protetta da un’altra che si ergeva alle sue spalle. Per ore aveva fissato le evoluzioni degli uccelli, ascoltato a occhi chiusi il rumore delle onde che si frangevano sulla spiaggia, si era inebriata del profumo della natura selvaggia. (…)

Queste parole l’avevano catapultata nello scenario descritto dall’amica e sospinta a prenotare subito un volo, per dirigersi sulle scogliere accanto alle quali Cristina – e Maeve – avevano sognato. Anche lei, ora, stava sognando. Le pulcinelle di mare effettivamente urlavano nel cielo grigio e i gabbiani volteggiavano sopra le rocce, increspando ulteriormente il mare ad ogni tuffo.

“La natura è una cosa meravigliosa, non credi?”

Risuonò una voce, calda e suadente, alle sue spalle. La scosse e la fece voltare verso l’uomo, che le stava sorridendo.

“Chi sei?” Incalzò Patrizia, quasi infastidita dall’interruzione, riparandosi con la mano dall’intensa luce che lo investiva da dietro.

“Mi chiamo Evan, ti ho vista qui da sola e ho cercato di immaginare che cosa stessi cercando.”

La ragazza rimase alcuni istanti immobile, con gli occhi persi nell’orizzonte, dove il colore del mare si stempera in quello del cielo e non si distinguono più.

“Non lo so. Forse un po’ di pace. O l’infinito…”

“Ambiziosa aspirazione… Turista?”

Lei annuì, alzandosi di malavoglia, infilando frettolosamente il libro nello zaino. Un ultimo sguardo, verso il nulla.

“Da qualche parte, laggiù, c’è l’America.”

Mormorò poi, mentre il giovane la aiutava a superare le impervie lastre di pietra e raggiungere la strada. Patrizia aveva visto quel ragazzo nel pomeriggio, a Galway, mentre stava scegliendo il bus per arrivare alle scogliere di Moher. L’aveva incuriosita perché faceva finta di guardare i dépliants, mentre in realtà fissava lei. Ogni tanto un sorriso, come per caso. In Italia non si sarebbe soffermata, ma ora era in vacanza e avrebbe potuto permettersi il lusso di divertirsi.

Quando se lo era trovato dietro, nel luogo che aveva scelto per la lettura, non aveva pensato troppo a seguirlo.

A Temple Bar, in uno dei più caotici pub che lei avesse mai visto, si raccontarono tutta la loro vita.

Andarono tutti i giorni sulla scogliera, fino alla fine della sua permanenza. Il giorno prima di partire, Evan la accompagnò dove lui usava trascorrere i pomeriggi della sua infanzia, abitando con i nonni poco distante. Uno spettacolo prorompente, di selvaggia gratitudine alla natura che l’aveva creato. Su ogni pietra un ricordo inciso da lui delle avventure vissute. Patrizia notò alcuni numeri, di cui chiese il significato. Evan non rispose, guardandola con un sorriso dolcissimo.

Non osò andare oltre, aveva paura di scoprire segreti nascosti nelle pieghe del tempo… sorrise anche lei e lasciò perdere. Ma fece una foto, prima di allontanarsi.

Durante il viaggio, sull’aereo, le venne in mente di controllare l’immagine: erano date. 862, 1066, 1492, 1692, 1793, 2015. Si rese conto che erano alcune delle date degli episodi raccontati nel libro, il cui protagonista maschile si chiama Evan.

Sempre più stupita, controllò meglio le altre foto, si accorse che Evan non compariva mai, nemmeno quando lei ricordava di averlo inquadrato in primo piano.

Appena sbarcata a Malpensa, chiamò Cristina e le raccontò tutto. Non riusciva a capacitarsi, non smetteva di parlare, era nel panico. Cristina la stava aspettando al terminal. Le sorrise e la abbracciò.

“La magica terra di smeraldo non può che sorprendere. Sempre.”

About QRob

Massimiliano "Q-ROB" Roveri writes on and about Internet since 1997. A philosopher lent to the IT world blogs, shares (and teaches how to blog and share) between Ireland and Italy.

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One comment

  1. Marcello Giorgetta

    Bellissimo

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