SPLF Flash Fiction Contest 2019 – Le suonatrici d’arpa

Di quella sera ricordo pochi dettagli, come se gli organi sensoriali avessero deciso di assentarsi per un bicchiere di vino in osteria.

Ricordo pochi dettagli, ma il movimento delle mani sulle corde si è legato da qualche parte e me lo porto in giro, come un gioiello indossato nei giorni di festa.

Le dita danzano, volteggiano nell’aria a cogliere cristalli di musica e si posano quasi per grazia acquisita sugli strumenti.

Le suonatrici d’arpa

a spasso lungo il tempo

senza istanti da celebrare

senza timore referenziale,

giovanissime ma scaltre come tre fate dei boschi d’Irlanda.

E’ vero suonatrici di un paese sperduto, di una regione inospitale del profondo sud; ma anche suonatrici nei boschi inselvatichiti del nord.

Di quella sera non ricordo dettagli ma tutto ciò che la musica ha prodotto in immagini, il cuore ha sognato.

Ed è così che accade, in una notte qualsiasi, di vivere il tempo di una vita.

Segui il filo di Arianna, è sottile come seta, infrangibile sulle coste d’Irlanda.

Rosa Spinosa:

“Accade il cambiamento, comincia un viaggio senza pretese di coprire distanze, nota dopo nota, ponte dopo ponte per arrivare a te.

E la musica, come un gigante stanco di vivere la sua leggenda, mi adagia sulle tue coste.

Rosa mi chiamano, irta e spinosa e ti saluto con un bacio intessuto nell’aria rarefatta di settembre.

Saluto le tue colline, le rive frastagliate dove mi lascio planare, isola di smeraldo, avvinta al mio sogno come l’edera ai castelli d’Irlanda.

Da un albero all’altro, da una sorgente all’altra fino a spegnere il vento limaccioso del nord, mi lascio cullare, viaggiando leggera, vestita dei colori e dei profumi accesi di questa indomita terra.”

Biancospino:

“Biancospino è il mio nome e ti accolgo Rosa del sud nel mio regno perduto fra mare e terra.

Siedi accanto a me e raccontami del tuo viaggio.”

Rosa Spinosa:

“E’ stato semplice variare visuali che hanno abbracciato oceani e isole misteriose, mettendo a fuoco castelli e città per poi appartarmi qui, nei tuoi boschi. Su queste colline dove le cose che devono essere lette sono degne di essere raccontate, degne di diventare leggenda. Biancospino, amico di barbuti folletti, adagiato sulle rive di questo lago di cristallo, so che appartieni al Piccolo Popolo.

Di gran parte dei chilometri che separano i nostri paesi, molti li ho ricoperti con la fantasia, costruendo racconti e ora ti regalo una storia.”

Biancospino:

“Ti ascolto.”

Rosa Spinosa:

“In un paese davvero molto lontano, in una antica terra di boschi, la Lucania, viveva di stenti, una famiglia di poveri contadini. Tanto misera era la condizione che un giorno, un giovane, chino sui campi, vedendo un’ombra sfuggirgli dalla terra, pensò di essere impazzito a causa della fame. Ripresosi dallo spavento, al rientro a casa, scoprì dalle parole del nonno la leggenda de U Scazzariddë, piccolo gnomo di campagna, dispettoso ma generoso con chi sarebbe riuscito a catturarlo afferrandone il berretto.

Da quel giorno il giovane aspettò con ansia il folletto e furbescamente, una sera, riuscì a prenderlo nel sacco. U Scazzariddë, disturbatore dei sonni umani, dovette arrendersi alla scaltrezza del giovane e in cambio della libertà gli regalò un sacco di monete d’argento.”

Biancospino:

“La tua storia mi ricorda i miei amici leprecauni, aiutanti delle fate irlandesi. In fondo, la miseria sembra a tutti più tollerabile se la voce della fratellanza è più forte di quella della disperazione. Che siano scazzariddë venosini o leprecauni irlandesi non fa alcuna differenza; essi combattono l’avidità in cambio di ospitalità. Le nostre storie parlano di gente povera ma accogliente.”

Di quella sera ricordo tutte le note suonate, una per una, a coprire le distanze fra cielo e terra, fra sogno e realtà.

Tornerò indietro, a sud, mio malgrado.

Tornerò a chiedervi, suonatrici d’arpa, ancora un sogno, adagiato su cuscino di seta rossa, ancora acceso dal verde intenso delle colline d’Irlanda; tornerò a implodere ancora in mille frammenti, con le chiome sparse nell’oceano e diventare in quel punto, isola e arcipelago. Tornerò, destinata a varcare ancora il confine, a consegnarmi a una terra sconosciuta e sentirla come fosse mia, a reclamare una goccia di Dublino, una lacrima d’Irlanda.

About QRob

Massimiliano "Q-ROB" Roveri writes on and about Internet since 1997. A philosopher lent to the IT world blogs, shares (and teaches how to blog and share) between Ireland and Italy.

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8 comments

  1. Rosa Pugliese

    Ringrazio tutti voi per aver letto il mio racconto. Grazie ancora per gli apprezzamenti ricevuti.

  2. Bravissima Rosa!!!

  3. Un breve racconto per un lungo viaggio nell’immaginazione. Terre lontane e vicine, personaggi fantastici e reali da scoprire e vedere con la mente.

  4. …….. In fondo, la miseria sembra a tutti più tollerabile se la voce della fratellanza è più forte di quella della disperazione……. Bellissima morale in un mondo pieno di disperazione e con poca fratellanza.

  5. Fausta Barbano.

    Due mondi così lontani ma così vicini, così diversi ma così uguali, legati insieme dal suono e dalla magia.
    Un racconto che da alle parole la dimensione del sogno!

  6. Fantastico racconto!!!

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