“Papà, guarda!” urlò in un sussurro il ragazzo.
“Che c’è?” La voce dell’uomo rimbombò nell’ambiente silenzioso.
“Laggiù.”
Con il dito, il ragazzo indicò verso il fitto degli alberi, in quel bosco verde smeraldo dove avevano deciso di intraprendere la loro escursione. Tra i rami frondosi e il ricco sottobosco, c’era un cervo. Stava brucando l’erba placido e tranquillo, per poi alzare il capo ed elevare l’enorme palco nodoso verso il cielo, come se si si fosse accorto del richiamo appena sussurrato del ragazzo. Il respiro dell’animale si condensava nell’aria umida della foresta in volute biancastre.
“È meraviglioso” commentò il giovane.
Suo padre tirò su col fiato. “Non ci posso credere” disse con voce spezzata. “È proprio lui. Il palco è simile ad una corona.”
Il ragazzo lo guardò stranito. “Di che parli?”
L’uomo si schiarì la voce. “Devi sapere, figliolo, che qui, in Irlanda, circolano molte leggende. Una di queste riguarda proprio questo bosco e un cervo. Quel cervo.”
Il ragazzo gli fece cenno di continuare.
“Un giorno di tanto tempo fa, il principe di un reame non molto lontano da qui era a caccia insieme alla sua schiera di amici e accompagnatori di corte. Si allontanò da solo per un certo tratto, finché non vide tra le fitte fronde degli alberi un bellissimo e maestoso cervo che affondava gli zoccoli nel fango.
“Il giovane si avvicinò circospetto in groppa al suo cavallo. Quando ebbe una buona visuale sull’animale, tese una freccia sul suo arco e mirò. Il colpo fu infallibile e la freccia si conficcò nel petto del cervo. L’animale si dimenò agitato, si impennò e fuggì disperato tra gli alberi, scomparendo alla vista. Il principe scese da cavallo e lo seguì, ma invece di aspettarsi il cervo morente riversato sull’erba, al suo posto trovò una ragazza completamente nuda. Aveva la freccia che il principe aveva scoccato orrendamente conficcata al centro del petto, il sangue che colava a fiotti vermigli.
“Il principe corse in suo soccorso. Si sentì improvvisamente in colpa e si chiese se non avesse sbagliato mira. Ma no, era impossibile! Aveva visto chiaramente la freccia colpire il cervo, non c’era nessuno nei paraggi. Si piegò su di lei e non osò toccarla. Lei piangeva e urlava di dolore, ma il suo viso sembrava allo stesso tempo sollevato.
“Quel viso, però, aveva qualcosa di familiare. Durante il tragitto per portarla a palazzo dove curarla, il ragazzo impresse quei tratti nella mente e finalmente ricordò: era la ragazza che aveva amato fino a qualche anno prima, quando scomparve nel nulla dopo che ella si era diretta nel bosco per raccogliere bacche selvatiche.
“I servitori riuscirono ad estrarle la freccia e a curare la ferita. A quel punto, la ragazza raccontò tutto al principe: quel giorno, mentre era nel bosco, qualcosa la colpì e sentì il petto bruciare, mentre una runa si marchiava a fuoco sulla pelle. Le sue membra mutarono dolorosamente e si ritrovò bloccata nel corpo di un cervo. Con la freccia, il principe aveva distrutto la runa e spezzato la maledizione, liberandola da un corpo che non era suo.
“I giorni passarono, ma la ragazza continuava a stare male. La ferita non era mai guarita completamente e si infettava spesso. Disperato, il principe ingaggiò ogni persona del regno che fosse competente e potesse trovare una cura definitiva per la sua amata.
“Un giorno, a corte si presentò un druido. Disse al principe che sapeva cosa fosse successo alla ragazza: il bosco era abitato dagli spiriti degli alberi. Chiunque fosse così sciocco da avventurarsi da solo nel bosco, correva il rischio di una maledizione per aver violato il loro regno.
“L’unico modo per salvarla era dare una vita in cambio di un’altra: il principe doveva sacrificarsi agli spiriti degli alberi, consegnare il suo corpo e subire la stessa sorte della sua amata. Solo così ella poteva sopravvivere.
“Il principe non ebbe scelta. Baciò la sua amata per l’ultima volta, indossò la corona e si diresse nel bosco, dove seguire il proprio destino. Tra gli alberi, urlò a squarciagola nel vento, nella speranza che gli spiriti potessero sentirlo, potessero accogliere il suo disperato desiderio e salvare la vita della ragazza. Provò e riprovò per giorni, ma non ricevette mai risposta.
“All’improvviso, alcuni suoi uomini lo trovarono. Gli comunicarono una notizia che fece sprofondare il cuore del principe: il druido era scomparso, e con egli anche la ragazza. Furibondo, il principe comprese l’inganno e ingaggiò tutto il regno per trovarlo.
“Riuscì a trovarlo in questo stesso bosco dove ora noi ci troviamo. Il druido, che era lì come ad attenderlo, gli disse che era stato lui a trasformare la ragazza in cervo, per vendetta dopo che lei lo aveva rifiutato, perché se non poteva averla lui, allora non poteva averla nessun’altro. Gli disse che l’aveva nascosta da qualche parte nel bosco, senza specificare se fosse viva o morta. Preso dall’ira, il principe spianò la spada contro il druido, ma mentre correva, questi gli lanciò una maledizione, trasformandolo nel cervo che vedi di fronte a te. La corsa del principe, però, non si fermò nemmeno da animale e con il palco dritto davanti a lui, nato dalla corona che indossava orgoglioso, infilzò il druido, uccidendolo una volta per tutte.
“Da quel momento, il principe-cervo vaga eternamente nel bosco, alla ricerca costante della sua amata.”
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