SPLF Flash Fiction Contest 2019 – Il castillo de la isla

Sono come il castillo de la isla, in bilico su un fondale sabbioso col cielo a strapiombo sul mare che avvolge le mie mura di sasso. Un paradosso della natura, precaria bellezza, fragile forza, inesistente miraggio, con te che puoi togliermi il terreno sotto i piedi e farmi diventare un cumulo di macerie a tuo piacimento. È un vero peccato far crollare un edificio costruito nel corso degli anni con tanta fatica e dedizione. Un’impresa titanica inutile, assolutamente inutile. Il mio destino è nelle tue mani, come il destino del castello è nelle mani di un’onda anomala che può arrivare da un momento all’altro e trascinarlo via. L’ultimo birillo in una pista da bowling e boom, non c’è più niente. Ricordo quando esploravi le stanze buie della mia anima e le illuminavi con le candele dell’amore. Ora invece stai sulla riva e magari ti compiaci nel vedermi sbriciolare lentamente sotto l’egida del tempo e della tua indifferenza. Il castello una volta era la meta dei tuoi desideri, ora la prigione del mio dolore. Guardo questo smile di noi due in partenza per l’agognata meta. I miei occhi sono ancora incollati lì mentre il tuo cuore è già volato altrove. Poi ricordo la delusione quando scoprimmo che l’immagine vista su internet non era altro che un perfetto fotomontaggio e che il castello non esisteva affatto. Un falso, come il nostro amore. Uno specchietto per le allodole verso il quale ci siamo gettati a capofitto proprio come io mi sono gettato fra le tue braccia. È vero, quel castello non c’è mai stato a Dublino però il mio sentimento è stato vero, la mia vacanza reale; l’ho gustata giorno per giorno respirando l’odore d’erba umida nella campagna sconfinata e accarezzando le gocce di rugiada che scendevano dalla tua fronte. E quando sostavamo stanchi nei locali era bello assaporare qualche briciola di apple crumble dalle tue labbra di zucchero. Poi il mare c’era davvero, senza il castello ma con il faraglione proprio davanti alle scoscese scogliere di Moher. Uno spettacolo di oceano e di fiori a perdita d’occhio, in ogni direzione; però, ovunque guardassi, non c’era spettacolo migliore di quello che restava la sera, quando finiva il giorno e mi trovavo davanti ai tuoi occhi stregati. Ricordi ridotti in frantumi, proprio come la cornice a giorno sbattuta sul pavimento dalla mia rabbia. Per dimenticarti mi affogo in questa birra scadente, comprata stasera all’irish pub sotto casa, nell’illusione di sentire ancora lo stesso sapore d’Irlanda, lo stesso sapore di te. Che stupido vero? Mi aggrappo a tutto ciò che non esiste come un naufrago alla deriva che spera invano di salvarsi. La verità, l’unica sacrosanta verità è che per me non c’è alcuna salvezza senza te, in nessuna parte del mondo. Mi sento ridicolo in questo maglione di lana bianco quando là fuori ci saranno trenta gradi. Però non me lo tolgo, no non me lo tolgo. Profuma ancora di te e di quel viaggio all’avventura, senza un soldo in tasca ma con tanta voglia di vivere. La chitarra è lì buttata in un angolo. Neanche lei ha voglia di suonare le note della tristezza. Si divertiva di più a strimpellare musica celtica dietro gli accordi improvvisati dalla mia allegria. Stavamo là nel Garden of Remembrance a Parnell Square dove la sosta non costava niente. Ti specchiavi nella vasca d’acqua, trasparente come te. Eh già, a quei tempi non eri ancora torbida ed evasiva. Non dicevi che ti mancava l’aria. Eh no, l’aria in Irlanda non mancava affatto. Ricordi quel vento gelido che si insinuava fra le cuciture dei nostri giubbotti da quattro soldi e le tue mani nelle mie tasche per scaldarti? Sono certo che tu non ricordi niente di tutto questo. La nostra storia è stata solo il frutto della mia fervida fantasia che si aspettava di costruire chissà quale avvenire insieme a te. E invece sono stato capace solo di costruire un castello in aria proprio come lo stupido castillo de la isla del fotomontaggio. Siamo partiti per vedere quello altrimenti chissà quale sarebbe stata la nostra meta! Probabilmente il solito campeggio in canadese che snobbavi tanto. Eppure cosa c’era di meglio di una tenda e mille stelle per salvare il nostro amore. Volevi esplorare il mondo mentre a me bastava averti accanto anche a due chilometri da casa. Sulla mensola sopra il camino c’è l’ultima bottiglia di whisky comprata là e mai aperta. La faccio fuori adesso, tutta d’un fiato, per cancellare i nostri giorni insieme, sperando che un’ondata di oblio faccia sparire dalla mia mente ogni traccia di te e del castello che ho costruito solo nei miei sogni.

About QRob

Massimiliano "Q-ROB" Roveri writes on and about Internet since 1997. A philosopher lent to the IT world blogs, shares (and teaches how to blog and share) between Ireland and Italy.

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7 comments

  1. Io parteciperò alla manifestazione il giorno 17/3 per respirarearia d’Irlanda e sicuramente mi iscrivero’ anche alla prossima edizione!

  2. Grazie per aver selezionato il mio racconto. È un onore essere in lizza per il podio.
    Splendida iniziativa.
    Ci tengo però a esprimere un parere personale sul metodo di valutazione delle opere. Avendo fatto parte di varie giurie posso dire per esperienza che i like dei lettori non sono un indice di qualità dei racconti ma con ogni probabilità indicano solo il numero di amici degli autori!
    Spero dunque che al giudizio tecnico sia attribuito un valore maggiore. Un contest letterario deve premiare chi si distingue per il modo di scrivere, non per i contatti che ha.

    • Grazie per il tuo contributo, Barbara. Il voto “di Facebook” corrisponde a 1/6 della classifica finale; il voto “di Google” corrisponde a 1/6 della classifica finale; ciascuno dei 4 giudici del comitato editoriale (Michele Marziani, Massimiliano Roveri, Federico Platania, Federica Sgaggio) ha a sua volta 1/6. A valle di questa selezione incrociata, ci sarà il giudizio dei tre scrittori ospiti (Banville, Vichi, Dunne), per cui crediamo decisamente che ci sia un buon bilanciamento. Spero di essere stato chiaro ed esauriente. Un saluto, Massimiliano Roveri

      • Purtroppo la metodologia adottata è sbagliatissima, ovvio che le persone si faranno votare in massa da amici e amici degli amici. In giro è pieno anche di pagine per scambio voti. Dove è finita la sana voglia di partecipare per il piacere di essere realmente apprezzati?! Ho letto tutti i 24 racconti e alcuni con like e visualizzazioni alle stelle non sono dei lavori che in altro modo avrebbero raggiunto quei punteggi. Chi è rimasto umile e legato all’antica regola del vincere sano ha dimostrato molta signorilità e sicuramente, in alcuni casi, uno stile di scrittura fluido ed emotivamente ben elaborato. Meditate organizzatori, meditate. Rileggete bene tutto prima di dar credito ai voti di parenti e amici. Saluti. Carlo.

        • Salve.
          Come già detto in altro commento: le due, comunque indipendenti, giurie “popolari” o “web” che dir si voglia compartecipano per 2/6 al giudizio finale. I 4/6 sono determinati dal comitato editoriale, infine la selezione viene validata dai tre scrittori ospiti. Il 66% del peso, quindi, è determinato da lettori professionisti.
          Spero di essere stato chiaro ed esauriente. Un saluto, Massimiliano Roveri

      • Grazie per la risposta esaustiva. Così il giudizio mi pare equilibrato. Complimenti ancora per l’iniziativa che mette a confronto culture diverse e dà a noi scrittori l’opportunità di mettersi in gioco e di incontrare, durante il festival, scrittori illustri.

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