SPLF Flash Fiction Contest 2019 – Adesso ci sei

Sono sempre stata una persona dalla socializzazione complicata, chiusa a riccio nelle mie fragilità.
Mi sentivo sempre fuori posto, non pensavo mai che qualcuno per strada mi potesse notare.
Da quindici anni vivevo in una città enorme e individualista, collezionavo due di picche e abbandoni sentimentali. Avevo notato l’abbrutimento generale, lo stress dei miei concittadini che, nervosi e insoddisfatti, accumulavano fiele come punti del supermercato.
In una solita serata di noia solitaria decisi di varcare una nuova dimensione, quella delle app per single.
Dopo due giorni di telegrafiche comunicazioni con amanti di caffè al volo e incontri fugaci, quasi pronta a disattivare il tutto, scoprii un’opzione per parlare con persone di altre nazioni in maniera randomica.
Dopo un paio di profili lontani anni luce dalla mia città arrivo’ lui: viso solare, tranquillo e con lui le sue parole avvolgenti e rassicuranti.
Passarono due mesi, non smettevo di pensarlo, mi stravolse così tanto le giornate che quasi quasi mi sentivo innamorata; l’attesa del buongiorno, il momento dello sfogo con lui se qualcosa non andava, la voglia di essere coccolata quando rientravo a casa stanca marcia e l’essere rassicurata con sorrisi, risate e tanti ” voglio solo te”. Dovevo trovarlo per forza lontano da qui, a Dublino? Per una volta, maledetta me, volevo essere padrona e protagonista di una forte emozione, costruirla e svilupparla seguendo il filo logico di un destino che fino ad allora aveva sempre giocato a palla avvelenata con me.
Dovevo partire, vivere quella parentesi strana e complicata, lucida e folle allo stesso tempo. Lo avvisai, non nascose l’eccitazione per un’iniziativa da donna sicura e decisa.
Mi aspettava, sarebbe stato con me tutto il tempo in cui non avrebbe dovuto lavorare.
Organizzai tutto, anche un bagaglio a mano che prometteva che sarei tornata ancora e ancora da lui.
Una settimana dopo arrivai in una Dublino gelida e bagnata dove l’aria natalizia imperava come la mia voglia di stare con chi mi aveva rapito totalmente l’anima.
Raggiunsi il mio hotel in O’Connell Street ma era ancora presto per contattarlo, stava lavorando e non avrebbe risposto. Non volevo sfoderare le mie fragilità e ansie come se fossero il mio unico biglietto da visita.
Quella accogliente città mi avrebbe coccolata durante l’attesa, una birra tipica dal gusto morbido e deciso mi avrebbe tenuto compagnia. Passavano le ore e in corpo iniziava a scorrere l’insana sensazione di abbandono che mi aveva sempre accompagnata negli anni. Lasciai il pub dove mi ero accomodata come se mi avessero picchiata ai fianchi, uscendo per farmi schiaffeggiare ulteriormente dal freddo pungente che continuava ad aumentare, perdendomi tra i vicoli del centro e ritrovandomi solo nelle vetrine dei negozi davanti alle quali riprendevo coscienza e pensavo a cosa e come sarebbe stato il dopo.
Passavano le ore, il freddo si faceva più intenso, non ce la facevo più a camminare per ingannare l’attesa.
Dalla mia app nessun segnale e solo allora mi sentii una perfetta idiota, che, travolta dalla passione, aveva sfidato ogni minimo criterio legato al buonsenso.
Ero sola.
Anche a Dublino ero sola.
Non sentivo più le mani, rientrai in hotel. Alla reception insieme alla chiave un telegrafico “sorry” su un post it. Ringraziai il portiere, non avevo bisogno di indagare, avevo già capito tutto.
Quella notte dalla finestra di quella camera senza affetto e familiarità sentivo entrare, subdolo e meschino, un gelo che mi penetrava nelle ossa e mi riportava al mio solito, disgustoso destino.
Mi rivestii e, uscendo, fanculizzai tutta quella negatività andando a bere, alla salute di chi non amava rispettare. Ridevo e mi sbronzavo, respiravo e brindavo alla vittoria di un sorriso, la mia vera e unica araba fenice, la mia forza. Tornai a casa due giorni dopo, portando con me il sapore di una sconfitta e il fumo di un amore mancato; conquistai l’ennesimo tassello di un mosaico brutto e fuori moda ma da allora sarei bastata io a darmi le certezze e il bene che prima non trovavo in me e cercavo, per forza, negli altri.

About QRob

Massimiliano "Q-ROB" Roveri writes on and about Internet since 1997. A philosopher lent to the IT world blogs, shares (and teaches how to blog and share) between Ireland and Italy.

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