L’unico autore che mi viene in mente che scrivesse direttamente dei suoi sogni è H.P. Lovecraft. Ce ne saranno a migliaia che non mi vengono in mente, ma non è questo il punto: a me, viene in mente lui. In un’altra vita ho scritto qualcosa su di lui.
Ora… Voi l’avete presente quello che scriveva Lovecraft? E quindi, quello che sognava Lovecraft..?
E comunque tutta colpa delle zie, di sicuro…
I miei sogni sono di tre tipi. Del terzo tipo non parlo. Al primo tipo appartengono quelli che definisco sogni di servizio. Tutto è così semplice e chiaro che l’Io fa passare per buono tutto, all’Es: non c’è bisogno di nascondere o travisare niente. Secondo me significa che ho desideri troppo semplici.
Voglio dire: se sogno qualcuno che mi aiuta a tornare a Dublino, e voglio tornare a Dublino, e i sogni son desideri… Che cosa rimane da interpretare, caro Sigmund!?
Poi c’è il secondo tipo. I sogni normali: quelli in cui, se non sei Freud, non sai che cosa veramente il tuo Es abbia voluto dirti. Ho una bella geografia nei bei sogni, questo sì. Un’Irlanda (ovviamente) ancora più bella. Perché i ricordi sono più belli della realtà. Sempre.
E così, qualche volta, temo di essere un replicante…