Quando sale sul palco dell’Auditorium Parco della Musica di Roma la sera di domenica 7 aprile Sinéad O’Connor saluta il pubblico con un sorridente “buonasera”. È vestita di nero, il collo chiuso in un colletto da prete e una croce di legno le pende sul petto. I suoi piedi, nudi, si muovono su un grande tappeto. A terra, alcuni cartelli tra cui “breathe, breathe” (respira, respira) a infonderle sicurezza.
La sua voce intona Queen of Denmark, cover del brano di John Grant inserita nell’ultimo album How About I Be Me (And You Be You)? che la O’Connor presenta attraverso il The Crazy Baldhead Tour, e subito si crea un’atmosfera unica, di sentimenti ed energia. Si alternano poi le recenti 4th and Vine, Reason With Me, Back Where You Belong e le classiche Jackie, Thank You For Hearing Me, The Healing Room e The Last Day of our Acquaintance.
E per Nothing Compares To You Sinéad invita tutti a cantare insieme a lei. Il pubblico l’avvolge di urla e applausi e la O’Connor tra una canzone e l’altra si lascia anche andare in timidi e giocosi ringraziamenti.
Quanto mai toccante I Am Stretched on Your Grave, a cappella, il teatro nel buio e solo la cantante illuminata. Davvero emozionante anche In This Heart: solo la tastiera accompagna la voce di Sinéad a cui a poco a poco si uniscono quelle di Clare Kenny, bassista, e Brooke Supple, chitarrista. Voci che cantano abbracciate, fuse e sorridenti.
Quando, dopo un’ora e mezza, la cantante lascia il palco, il teatro resta al buio e il pubblico la incita a ritornare in un applauso continuo. Rientrata sul palco con un sorriso, la O’Connor spiega che finché non la si sarà sentita bisbigliare il concerto non potrà dirsi concluso. E così è stato. Dopo aver intonato V.I.P., saluta il pubblico con l’antica preghiera Before We End Our Day, ed augura a tutti, con un sospiro, buonanotte.
Commovente ed empatica, la sua voce ha saputo riempire il teatro di un’aurora che si fa strada nella foschia, di pioggia e cieli nuvolosi, di arcobaleni e danze intorno al fuoco. A concerto concluso sorridevo, tremavo di emozioni ed avevo le mani spellate a forza di applausi. Bentornata Sinéad!