Anche Sara Nepoti ha fatto parte della famiglia “Italish” sin dal suo inizio. E anche il suo è un lungo rapporto d’amore con l’Isola di smeraldo: ce lo racconta qui, perché anche per lei quando c’è di mezzo l’Irlanda si tratta di a sort of homecoming.
Where Lagan stream sings lullaby
There blows a lily fair
The twilight gleam is in her eye
The night is on her hair
And like a love-sick lennan-shee
She has my heart in thrall
Nor life I owe nor liberty
For love is lord of all.
Her welcome, like her love for me,
Is from her heart within:
Her warm kiss is felicity
That knows no taint of sin.
And, when I stir my foot to go,
‘Tis leaving Love and light
To feel the wind of longing blow
From out the dark of night.
My Lagan Love, lyrics by Joseph Campbell
My Lagan Love, una meravigliosa canzone tradizionale irlandese che ho scoperto nella versione da pelle d’oca di Lisa Hannigan e Chieftains (l’unica versione cantata in chiave di contralto), parla di un tale che trova una bellissima lennan-shee (una fata) sulle rive del Lagan, un fiume che scorre nell’Irlanda del Nord, e di come sia difficile lasciarla.
La traduzione è all’incirca questa:
Là dove il fiume Lagan canta una ninnananna
cresce un grazioso giglio
il riflesso del crepuscolo è nei suoi occhi
la notte è sui suoi capelli
e come una fata gelosa, malata d’amore,
tiene il mio cuore in schiavitù
Né vita possiedo, né libertà
Ché Amore è padrone di ogni cosa
Il suo benvenuto, come il suo amore per me
Viene dal profondo del suo cuore
il suo bacio caldo è felicità
che non conosce la macchia del peccato
e, quando muovo il passo per andarmene
è lasciare Amore e luce
per sentire il vento della nostalgia soffiare
dal buio della notte.
Più ascolto le parole di questa canzone, e più penso che l’autore Joseph Campbell non avesse in mente una donna, ma l’Irlanda.
Queste parole io potrei scriverle pensando a lei, questa terra che è dentro di me da ancora prima che io ne conoscessi l’esistenza.
Perché mi rendo conto solo ora che anche per me Eire è sinonimo di Amore, inteso come quel sentimento di totale appagamento che non chiede nulla in cambio, e lì rimane nonostante tutto.
Come l’innamoramento per una persona, l’innamoramento per Erin è stato un seme piantato tanti anni prima.
Fin da piccola, da brava nerd, ho amato il fantasy, libri e film, e la mia immaginazione correva selvaggia per boschi, scogliere,
cavalli, creature fatate, castelli, guerrieri intrepidi e druidesse connesse con il mondo magico.
Poi venne Enya, e le sue atmosfere musicali che erano perfetto sottofondo musicale al mondo fantastico in cui amavo immergermi.
Grazie a lei scoprii l’esistenza dei Celti, e cominciai a cercare informazioni su di loro, sulla loro storia e sui loro miti, Oisin
e il Tir Na Nog, Cu Chulainn, Fionn e i Feniani. Era tutto oro luccicante, per un’appassionata di fantasy, scoprire che molti dei
libri letti fino ad allora richiamavano in parte la mitologia celtica.
Vennero poi gli anni dell’adolescenza e vennero gli U2, e cominciai a chiedermi di dove fossero. Di Dublino. Irlanda.
Ero talmente fissata (sì, volevo sposare Bono!) che cominciai a radunare tutto quello che potevo sugli U2 e quindi anche
sull’Irlanda oltre ai Celti.
Con l’avvento di Internet finalmente potei scoprire di più su questa sconosciuta isola in mezzo all’Oceano, e provate a
immaginare quando vidi finalmente le foto di tutto quel verde e quel blu, punteggiati del bianco di pecore, gabbiani e nuvole.
Il fato volle poi che la mia migliore amica andasse per qualche mese a Dublino per un’esperienza lavoro/studio. Era il 2001 credo, e da allora ho aspettato 7 anni prima di accettare il suo invito a ritornare in Irlanda con lei.
Perché così tanto? L’aeroplano.
Quella scatoletta claustrofobica sospesa per aria a 10000 piedi d’altezza.
Soffro di claustrofobia e di vertigini.
Insomma per me l’idea di prendere un volo equivale a… Non so, entrare in una gabbia di leoni che non mangiano da una settimana con delle salsicce fumanti in tasca.
Ma per Lei l’ho fatto, non ci ho dormito una notte intera prima e ho quasi divelto i braccioli del Boeing durante il decollo, ma
l’ho fatto. E finalmente l’ho vista…
Non era un giorno di pioggia, anzi, il tramonto su Stephen’s Green Park, i lunghi raggi obliqui e dorati che tagliavano
l’inquadratura della macchina fotografica… Il primo fish and chips, la prima Guinness.
E poi l’auto e la scoperta dell’Ovest, Galway, le Cliffs of Moher, il Connemara.
La prima volta che ho visto l’oceano, pucciare per un breve istante i piedi in quelle particelle al limite del ghiaccio che
arrivano dall’altra parte del mondo.
Le nuvole, la pioggia, gli arcobaleni – doppi.
Le strade strette di campagna col limite degli 80 km/h, e tutti che ti salutano quando ti incrociano.
Le pecore, i cavalli, i cani e le mucche, i gatti.
Le foche, i gabbiani e le cince, le lumache nere e striate.
I castelli, le abbazie, le rovine, i dolmen, i pub, i cottage, i paesini colorati.
I boschi, i prati, le scogliere, i muretti, le valli, i valichi, i bog.
Gli amici italiani che si sono trasferiti in Irlanda e che si sono trasferiti anche nel mio cuore.
E gli irlandesi.
Gli irlandesi, che sono tutto e il contrario di tutto come la loro terra, aperti alla chiacchiera ma riservati, onesti ma ubriaconi,
disponibili e riservati, provinciali ma Artisti. Questa terra ha troppo, è troppo.
E come l’innamoramento per una persona, anche l’innamoramento per l’Irlanda ha avuto il suo decorso.
L’ho fatta conoscere ai miei amici, al mio compagno, ci siamo trovati bene, ci siamo divertiti.
Però ci sono stati momenti in cui le aspettative non hanno coinciso con la realtà dei fatti.
E quando il divario tra la fantasia e il fatto è stata abissale, ha fatto molto male.
Ma. IL MA.
Nonostante tutto, rimane ferma, come un albero che messo radici, nel mio cuore. Nel bene e nel male.
Non si fa abbandonare, non mi lascia andare, non mi lascia scendere dalla sua sella, mia Tir Na Nog… Se scendessi, morirei
come Oisin? So che non potrei vivere con lei o senza di lei. Non potrei viverci, perderei la magia. Non sarà mai mia sposa, sarà la
mia amante. Sempre. Almeno per me. E ogni volta che ritorno, il suo bacio, sebbene freddo, è
felicità, è “a sort of hoomecoming”.
E ogni volta che me ne debbo andare, sento il vento della nostalgia soffiare dal buio della notte.
Till next time, when we kiss again.