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Newgrange: il racconto – di Monica Gazzetta

Dopo Cork, Monica Gazzetta ci racconta Newgrange…

L’aveva già visitata durante il suo primo viaggio in Irlanda nel 2007 ma sentiva la necessità di rivederla. Ed eccola lì, la tomba a corridoio ancora più antica delle piramidi d’Egitto: Newgrange.

Si avviò verso l’entrata insieme ad altre persone che con lei, quella soleggiata mattina, erano in uno dei tanti autobus che avevano trasportato turisti provenienti da ogni parte del mondo a visitare siti archeologici o meno d’Irlanda.

Per lei però non era la prima volta, sapeva già cosa avrebbe visto nel suo claustrofobico interno, era però incerta su cosa avrebbe provato.

Nella sua mente La Sospesa era ancora triste ed arrabbiata per quello che era accaduto a Drombeg; ma non mollava, non lo faceva mai.

Lei lo sapeva che, prima o poi, sarebbe tornata a casa; prima o poi, avrebbe trovato quella maledetta porta a metà tra i due mondi e l’avrebbe attraversata. Qualcuno bussò alla porta della sua stanza, era Fintan, un’altra parte di sé.

Conosceva tutta la storia dell’Irlanda, non perché l’avesse studiata, ma perché l’aveva vissuta.

Si vantava ed era convinto di esserci sempre stato in Irlanda, fin da prima di quello che chiamano diluvio universale.

Così l’aveva chiamato Fintan, come Fintan Mac Bochra il primo uomo che, secondo la leggenda, mise piede sull’isola di smeraldo insieme alla moglie, Cesaire.

Il suo Fintan cambiava spesso aspetto ed oggi era un uomo dai capelli nerissimi e dagli occhi di un azzurro talmente intenso da sembrare finti.

Perché Fintan aveva lasciato la sua stanza per andare in quella de La Sospesa?

Questo si era domandata prima di arrivare davanti alla pietra che fa da guardiana all’entrata di Newgrange.   

Se le ricordava le incisioni a spirale doppie e triple, ma era come se le vedesse realmente per la prima volta.

Sembravano un messaggio rivolto a coloro che hanno intenzione di entrarvi e a chiunque ne comprenda il significato. Tutte insieme sembravano una mappa dell’universo con le sue galassie osservate da una precisa posizione.

Un senso di rispetto la pervase ed entrò silenziosa. In quel preciso istante, nella sua mente, La Sospesa rispose al chiaro e ritmico bussare di Fintan con un “avanti!” Non domandò neanche chi fosse, non le interessava poi molto.

Lui non le disse nulla, si portò il dito sul labbro e le fece segno di rimanere in silenzio ed ascoltare.

All’interno l’aria era elettrica, come prima di una tempesta; ma c’era dell’altro.

Pensò di essere impazzita improvvisamente perché le sembrava quasi di sentir sussurrare. Poi la guida turistica iniziò a parlare ma lei vedeva solo le sue labbra muoversi, nessun suono usciva da quella bocca. All’improvviso sentì freddo, fuori una forte tempesta si stava abbattendo su tutto il Brú na Bóinne.

Nella sua mente Fintan e La Sospesa si abbracciarono.

Il pianto di un bambino attirò la sua attenzione verso una delle camere interne di Newgrange. Era un bambino con la testa ricoperta di capelli neri.

I riccioli sembravano tremare ogni volta che riprendeva a urlare dopo aver preso fiato. Era Setanta. Colui che sarebbe poi diventato il grande Cú Chulainn. Colui che, secondo alcuni, era nato proprio all’interno di Newgrange.

Andò verso di lui, ma più gli si avvicinava e più lui diventava meno reale, fino al punto di dissolversi e lei si ritrovò nel buio più completo.

Doveva essere il giorno del solstizio d’inverno, perché vide un timido raggio di sole entrare dalla finestrella posta sopra l’entrata e timidamente farsi strada lungo il corridoio.

Il buio indietreggiava sempre di più mentre quel raggio di sole, lentamente, si avvicinava alla stanza posta subito dopo il corridoio. Ogni spirale, ogni incisione sembravano brillare.

Uno spettacolo che si ripete ad ogni solstizio d’inverno in quel luogo.

La guida turistica accende la luce all’improvviso e lei torna alla realtà. Nella sua mente, Fintan esce dalla camera de La Sospesa e lei gli sussurra un “grazie” per averle regalato visioni di stralci di storia d’Irlanda.

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