Musicanti d’Italia: Arpa Celtica – 7 Domande 7 a Claudia Murachelli

Il mondo dell’arpa celtica in Italia è in continuo movimento: sembra che ogni angolo musicale del nostro Paese riservi sorprese decisamente Irish e piacevoli! È stato bello per me incontrare sulle strade di Liguria Claudia Murachelli, un’artista a 360°, che ha sicuramente tanto da dire, e da dirci, parlando non solo di Irlanda ed arpa.

1. Abbiamo già parlato di Arpa Celtica su Italish con Mario Lipparini e Fabius Constable; ci vuoi raccontare come hai scelto questo strumento, e come passi dalla classica a quella celtica?

Ciao Italish! È un vero piacere ed onore per me essere qui con voi. Dopo aver citato nomi di grandi artisti come, appunto, Mario Lipparini e Fabius Constable, mi sento un po’ in soggezione, l’ammetto.

La mia passione per l’arpa e l’Irlanda ha radici remote nel mio passato, sono mezza ligure e mezza camuna (Val Camonica, Brescia) due zone italiane strettamente legate agli antichi celti e a causa dei miei caratteri somatici molto nordici, capelli rossi ed occhi verdi non a caso, spesso sono stata scambiata per Inglese o Irlandese.

Sin da bambina questo mondo mi ha affascinata terribilmente, ma era difficile nella nostra zona trovare un insegnate di arpa: così ho iniziato la mia carriera musicale studiando canto lirico, col Maestro Fabrizio Brezzo, e solo successivamente ho finalmente trovato la mia ancora attuale insegnante di arpa, Maestro Marcella Grossi, con cui ho iniziato ad intraprendere questo cammino. Ho iniziato subito con l’arpa celtica, senza passare dalla classica ma, comunque, il mondo classico è insito in me grazie allo studio del canto lirico.MusiciPalmizi2014 (6)

2. Leggendo il tuo curriculum è evidente che tu sia un’artista poliedrica: oltre a suonare l’arpa, ti esibisci come soprano e partecipi a progetti musicali diversi. Vuoi raccontarci qualcosa di più delle tue attività musicali?

La musica ha un pregio incredibile: quello di unire, di creare condivisione anche in mondi apparentemente molto distanti, quindi è importante, secondo me, non avere pregiudizi e ascoltarla tutta in tutte le sue sfaccettature.

Sono una grande appassionata di musica metal e, per un periodo importante della mia esistenza, ho cantato e suonato l’arpa nei LumiHiutale, band symphonic metal ispirata ai Nightwish e ad altre bands del settore finlandese e nord-europeo.

Parallelamente ho sempre portato avanti il discorso classico-lirico, con concerti operistici accompagnata all’organo o pianoforte, e quello folk – popolare irlandese, bretone e non solo.

Mi sono avvicinata anche alla musica sud-americana per arpa, ho svolto uno stage con Ismael Ledesma nel 2012, e al filone jazz/blues, grazie agli stage con Marcella Carboni. Insomma, mi spiace variare, spaziare e, nei miei concerti come arpista e cantante solista, proporre al pubblico una sorta di viaggio tra le epoche e gli stili, dimostrando che l’arpa celtica è uno strumento molto versatile, adatto a tutti i generi musicali. Con il mio compagno, Alessandro, stiamo mettendo su un duo di arpa celtica e flauto (traverso e low whistle) e ho anche un progetto molto carino di teatro/danza con una ballerina, Morena Di Vico, dove improvvisiamo una sorta di “gioco dell’oca” ispirato alla vita e alle sfaccettature e sfide che questa ci porta a vivere.

3. Chi sono gli artisti fondamentali, a tuo parere, da ascoltare come introduzione al mondo dell’arpa celtica, sia nel campo della tradizione che in quello della sperimentazione?

Fare delle classifiche per me è sempre difficile, in quanto ho sempre il terrore di dimenticarmi qualcuno!

Però sicuramente, sul tradizionale, posso fare affidamento su quelli che sono stati i miei insegnanti di arpa nello stage che svolsi nel 2010 a Miltown Malbay in Irlanda, ovvero Grainne Hambly, Kathleen Loughnane, Cormac De Barra, Paul Dooley e Laoise Kelly.

Come arpista e cantante è da ascoltare Arianna Savall, assolutamente eccezionale. Nel mondo della sperimentazione non si possono non conoscere e apprezzare Deborah Henson Conant e Athy. Vorrei spendere, comunque, due parole anche sui nostri artisti italiani che, in questo campo, secondo me, giocano un ruolo importante, come per esempio il già citato Fabius Constable e, per le sperimentazioni su arpa classica, Raoul Moretti e Marcella Carboni.

4. Che musica ti piace ascoltare (arpa celtica a parte)? Che cosa c’è nel tuo lettore MP3?

I miei amici tremano quando salgono sulla mia macchina, in quanto la mia radio è capace di passare dalle eteree atmosfere di Loreena McKennitt alle schitarrate feroci degli Iron Maiden. Ascolto veramente di tutto, dalla classica/operistica, alla musica metal, alle colonne sonore di film, passando per la musica celtica, arrivando a quella sud-americana, al rock, al blues etc…

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5. Qui a Italish amiamo parlare più in generale di cultura Irlandese. Hai qualche suggerimento su libri, scrittori e/o musicisti che pensi potrebbero aiutare uno straniero a comprendere meglio gli Irlandesi e la loro terra?

Il modo migliore per comprendere gli Irlandesi e la loro terra è senza dubbio aver la possibilità di andare a trovarli, di farsi un bel viaggio in Irlanda, almeno di una settimana/15 giorni. Questo è il consiglio migliore che posso dare. Ho appreso di più della loro cultura e modi di fare in 15 giorni che ho passato nell’Isola Verde che in anni di letture e studi a tema. Ci sono cose che capisci solo vedendole, sentendole, immersi in quella magia che solo l’Irlanda sa dare e che ci strugge e ruba il cuore ogni volta.

6. Italia – Irlanda: sembra ci sia un legame speciale tra i due paesi (almeno dal nostro punto di vista), a iniziare dai nostri antenati immigrati che si incontrarono sulle strade per e dell’America. Sei d’accordo con questa considerazione? Cosa credi accomuni queste due popolazioni?

Assolutamente sì, e possiamo dire che questi legami sono iniziati secoli e secoli prima dell’immigrazione verso le Americhe.

I celti si stabilirono anche in Italia e a saper ben guardare hanno lasciato tracce indelebili del loro passaggio in molti angoli della nostra cultura e delle nostre feste tradizionali.

In Liguria la loro presenza è stata forte, la si ritrova ovunque, perfino nella nostra affermazione più conosciuta, Belin, che, storia vuole, derivi proprio da un’invocazione al dio celtico Belenos, divinità collegata al sole ed alla fertilità.

Anche l’usanza di regalare le spighe di grano agli sposi nel giorno del loro matrimonio è un antico simbolo celtico, un augurio di fertilità come fertile è la terra dove cresce il grano. Insomma, si potrebbero spendere pagine e pagine su questo argomento e, per fortuna, abbiamo associazioni e scrittori che, nel nostro Paese, tengono in vita queste storie.

Ho avuto la fortuna di collaborare con alcune di queste persone, come l’associazione Terra Taurina che si occupa proprio di recuperare le antiche usanze celtiche presenti nelle culture liguri e piemontesi e Claudio Porchia che, con la casa editrice Zem, ha curato una specifica collana di libri e pubblicazioni dedicate ai celti in Liguria, soprattutto incentrate sull’uso che facevano delle erbe a livello enogastronomico e medicamentoso.

Tutte queste antiche storie ci collegano alla cultura irlandese molto più di quanto possiamo immaginare.

7. Cosa vorresti fare da grande? Quali sono i tuoi progetti per il futuro più prossimo?

Bella domanda!

Ho una mente estrosa e vulcanica, mille progetti in testa e mille idee che ogni giorno si rincorrono, quindi non mi pongo limiti, anche se sono all’alba dei 30 anni e un minimo di idee certe per il futuro devo averle per forza.

Sicuramente non voglio precludermi alcuna strada, né lavorativa né passionale. Sto studiando per prendere l’abilitazione all’insegnamento musicale ma, intanto, da 10 anni ormai il mio lavoro fisso è quello dell’agrotecnico, professione per cui ho studiato a scuola ma che, sinceramente, non avrei mai pensato di riuscire a intraprendere davvero, così come non avrei mai pensato di riuscire a studiare arpa e di fare addirittura dei concerti in giro, anche importanti come mi è capitato lo scorso giugno nel Principato di Monaco.

Invece sono qui… Quindi penso che la vita sia davvero un qualcosa di imprevedibile, una sorpresa continua da cogliere al volo. Voglio continuare a studiare, a perfezionarmi, ed esplorare nuove strade musicali per creare veramente qualcosa di mio e di originale. Ho già iniziato componendo la colonna sonora del cortometraggio Lo Smalto Nero di Simone Caridi, ma vorrei fare di più e penso che potrò riuscirci solo con uno studio assiduo e continuo, e per quello che mi hanno insegnato, e continuano ad insegnarmi, non posso che ringraziare i miei maestri che, fino ad ora, mi hanno e mi stanno seguendo.

Senza la loro fiducia nei miei confronti e la loro determinazione a spronarmi non sarei mai riuscita ad arrivare a questo punto. Spero di riuscir sempre a conciliare lavoro e musica e a portare avanti entrambe queste realtà, la scienza e la passione, la mente e il cuore, perché nella vita ci vuole un po’ di tutto, nelle giuste quantità.

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About Aindrèas Ridire

Amante d’Irlanda, viaggiatore per professione, viaggiatore per hobby, mastro libraio e topo di birreria, consumatore compulsivo di libri gialli e di Harp e Smithwick’s, afroirlandese nell’animo, ha lasciato il suo cuore in Donegal mentre il suo corpo vaga fra le strade del vino della Trinacria, si emoziona e studia al suono di violini, uilleann pipes, arpe, e bodhrán, innamorato della vita e della sua compagna per la vita.

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