Continuiamo il nostro viaggio fra i musicisti Italiani legati agli strumenti Irlandesi più tradizionali; parliamo oggi di uno strumento musicale della famiglia degli archi, dotato di quattro corde intonate ad intervalli di quinta (come da definizione di Wikipedia): il violino.Infatti il violino, o fiddle, come lo chiamano sull’Isola di Smeraldo è uno strumento non solo classico, ma assolutamente fondamentale nel campo del folk Irlandese (e non solo). Per parlarne, abbiamo invitato Milo Molteni, che, come leggerete, ha parecchio da insegnarci in merito.
1. Milo, come dicevamo il violino è uno strumento per molti legato alla musica classica, ma chi ama l’Irlanda sa che è uno strumento basilare nella musica tradizionale; ci puoi spiegare quali sono le caratteristiche principali dell’Irish style e come tu ti sia avvicinato ad esso?
Mi sono diplomato al Conservatorio “Donizetti” di Bergamo nel 1999: mi sono regalato, per festeggiare l’evento, un viaggio in Irlanda, dieci giorni a Galway; abituato alle sonorità sinfoniche e cameristiche, devo dire che l’approccio alla musica tradizionale irlandese è stato tosto.La mia fortuna è stata vivere la piccola vacanza in casa di un piper spagnolo, Lorenzo Morales, il quale con pazienza e dedizione mi ha fatto assaporare la session tradizionale ed il relativo party post session con musica suonata in casa per tutta la notte.Ascoltando ho trovato numerose similitudini per quanto riguarda gli abbellimenti: il roll con il gruppetto, il cut con l’acciaccatura, lo slide con il glissando e così via. Diversa e decisamente, all’inizio, indecifrabile, il tipo di arcata che dà quello swing ritmico particolare.Il segreto sta nel ritmo: qualsiasi “tune” tu proponga è fondamentale che il ritmo del brano sia il più preciso possibile, tanto da creare una sorta di mantra in chi ascolta; gli abbellimenti poi fanno il resto: eseguiti correttamente spingono il violinista ad utilizzare l’arco in maniera corretta, cosa che dà appunto il senso del ritmo circolare.
2. Chi sono gli artisti fondamentali, a tuo parere, da ascoltare per chi volesse avvicinarsi al mondo del violino, sia nel campo tradizionale Irlandese che in quello più classico?
In ambito classico consiglierei Heyfetz e Perlman per suono e tecnica, gli italiani Accardo e Ughi, senza tralasciare Shlomo Mintz per Paganini e Vengerov per La Polonnaise.In ambito tradizionale irlandese cito i miei preferiti: il duo Martin Hayes & Dannis Cahill, Frankie Gavin e i De Dannan, Tim Edey per organetto e chitarra, Liz Carroll e Eileen Ivers per quanto riguarda gli artisti d’oltreoceano e poi il duo Tola Custy & Mirella Murray alla fisarmonica, il disco in solo “The Blue Fiddle” di Sean Smith (Lunasa), le triplet di Tommy Peoples e poi Paddy Canny, Vincent Griffin e il leggendario Michael Coleman (inventore del set a tre tunes).
3. Ho letto in merito a tue numerose collaborazioni con artisti diversi: ci vuoi raccontare qualcosa del tuo passato e presente musicale?
La mia formazione musicale è assai varia: inizia a 17 anni con il gruppo pseudo – Pogues del paese (Rabadan) – continua dopo il diploma con contaminazioni irlandesi (InisFail) e quebecois (Musicanta) in contemporanea con il teatro dei burattini di Dario Tognocchi col quale siamo stati a Mosca e Barcellona.Poi la conoscenza col compositore e pianista Mell Morcone e l’avvento di Azuaga Trio per la trasmissione della musica tradizionale argentina in Italia.Ho collaborato con personaggi teatrali minori e in differenti compilation dal sapore celtico, con la Celtic Harp Orchestra di Fabius Constable, fino a trovare la mia dimensione nei progetti tutt’ora in essere: DualisMagic, Irish & Quebecois Folk Duo col chitarrista Jacopo Ventura – Andrea Capezzuoli e Compagnia, Italian Folk Music (omonimo) e Folkamiseria, Proud from Piemonte.Il 2015 inizia con una nuova collaborazione: Bandabrisca di Bernardo Beisso, storico gruppo folk piemontese.
4. Che musica ti piace ascoltare (oltre al violino)? Che cosa c’è nel tuo lettore MP3?
Amo molto i concerti per violino e orchestra, uno tra tutti il Re maggiore op.35 di Tcajkovskij eseguito da Ojstrach: poi spazio nel quebecois con “Le Vent du Nord” e “De Temps Antan”, il violino impareggiabile di Grappelli fino alla house degli “Swedish House Mafia”.Trovo che ogni genere (o quasi) abbia qualcosa da trasmettere, un piccolo consiglio da dare ad ogni musicista; perciò cerco di essere a 360° e di prendere il meglio che mi serve da ogni esperienza d’ascolto.
5. Qui ad Italish amiamo parlare più in generale di cultura Irlandese. Hai qualche suggerimento su libri, scrittori e/o musicisti che pensi potrebbero aiutare uno straniero a comprendere meglio gli Irlandesi e la loro terra?
Penso che la cultura musicale irlandese sia veramente vasta e che ci siano enciclopedie stampate che possano aiutare i neofiti ad avvicinarsi al genere: Blowing Meadows una su tutte per la completezza e la ricerca di musicisti ancora viventi che stanno facendo la storia della musica tradizionale irlandese. Per i più romantici, invece, consiglio i libri di Tolkien o Michael Scott.
6. Italia – Irlanda: sembra ci sia un legame speciale tra i due paesi (almeno dal nostro punto di vista), a iniziare dai nostri antenati immigrati che si incontrarono sulle strade per e dell’America. Sei d’accordo con questa considerazione? Cosa credi accomuni queste due popolazioni?
La prima volta che sono entrato al Crane Bar di Galway e ho chiesto, con il mio Inglese stentato, una pinta di Guinness al bancone, sono stato agganciato da un cinquantenne “finito d’alcol” che mi ha raccontato la storia della sua vita solo perché ero italiano, e lui si sentiva molto vicino al nostro modo di vivere: col senno di poi, niente di più sbagliato.Le esperienze del secolo scorso hanno accumunato diverse nazioni e diversi stili a uno unico ma solo per necessità; in realtà, se pensiamo veramente alle nostre origini e alle battaglie intercorse per tenerle linde e vere, ci accorgiamo che l’unica cosa che ci rende molto simili è la voglia di fare allegria… E non è poco.Se poi volessimo entrare nel particolare troviamo come la musica contadina si è trasformata in professionale, come i morti di Derry abbracciano i nostri partigiani, come il razzismo di una parte del popolo irlandese sia affine ad una parte del popolo italiano… È un lungo discorso.
7. Cosa vorresti fare da grande? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Credo che uno dei progetti ora in essere (che non cito per scaramanzia) abbia delle grosse potenzialità come dimostrato nel 2014. Da grande vorrei poter portare la nostra musica in una tournee di due anni, con piccola produzione al seguito, in giro per il mondo affiancato da collaboratori validi ed entusiasti come lo sono ora.