Uno dei aspetti più immediati ed evidenti della cultura irlandese è la musica: basta infatti farsi una passeggiata per Grafton Street per la prima volta per capire quanto la musica sia sentita e sia tenuta in considerazione.
Un discorso a parte merita la musica tradizionale: l’Irlanda, infatti, è l’unica ad avere uno strumento musicale, l’arpa, come simbolo nazionale.
Non credo esista altro paese al mondo così legato, così profondamente orgoglioso delle proprie radici musicali, tanto che da Dublino a Galway, da Cork a Kilkenny, nei pub, nei negozi di souvenir, e in tanti altri posti, non si può non incappare in versioni (registrate o live) di Whiskey in the Jar, The Wild Rover, The Fields of Athenry e molte altre.
Ecco, proprio su The Fields of Athenry mi vorrei soffermare: è una canzone che mi ha rapito dal primo ascolto, una ballata struggente e orgogliosa, dolce ma anche forte.
nothing matters, Mary, when you’re free / against the famine and the crown/ I rebelled, they cut me down/ now you must raise our child with dignity
È un passaggio stupendo, un modo perfetto per esprimere cosa vuol dire essere irlandese, quanto è costato diventarlo.
Gli irlandesi non se ne sono mai dimenticati: in occasione degli Europei di Calcio del 2012, durante la sfida Spagna-Irlanda, con i Verdi allenati da Trapattoni sotto di ben quattro reti, si è levato un coro fra tutti i sostenitori, e intonava proprio The Fields of Athenry.
Io ero davanti alla televisione e non ho saputo trattenere le lacrime…
Per questo ho deciso di registrarla, insieme a un amico, sperando di non averla rovinata e di averne mantenuto intatto lo spirito…

“Yeah baby let the free birds fly!”