Una pioggia “assoluta, grandiosa, terrificante”. Così Heinrich Böll definì la pioggia irlandese. Quella pioggia esiste ancora. Mi ricordo tre – quattro episodi di pioggia terrificante o giù di lì. Le cose si fanno serie quando comincia a piovere in orizzontale. Sembra così lontana, quella pioggia, quando sono prigioniero qui.
Una volta ho visto arrivare la pioggia dall’Oceano. Sull’Isola. Quel senso di ineluttabilità derivante dalla consapevolezza che, mentre c’era ancora il sole, vedevi la pioggia, vedevi le nuvole torreggianti venirti incontro. Il senso profondo della situazione, il suo acquisire un significato, stava nel sapere che stavano arrivando, che ti avrebbero trovato e preso sotto di sé.
Una volta ho visto la pioggia correre parallela alla Liffey. Non durò molto, è vero, ma quel particolare tipo di pioggia mi fa pensare al vento solare che ci attraversa mentre noi non ci accorgiamo assolutamente di niente. Solo che quella è pioggia e la pioggia pulisce, lava, spazza via.
Le altre due volte sono pressoché uguali tra loro: pioggia che fa semplicemente paura, e non puoi farci assolutamente niente e non vedi più il cielo, non vedi neanche più le nuvole perché ci sei dentro, alle nuvole. E si sa benissimo che non si può osservare ciò di cui si fa parte.
Intanto, quaggiù, estate dopo estate, come, e mentre, da noi si parla del fatto che l’estate sia troppo breve, o troppo piovosa, o troppo fredda, quaggiù, dicevo, si parla di anticicloni e di ondate di calore. Di bel tempo che perdura, da un mese all’altro.
Che noia.
Non vedo piovere da quando ero a Casa. E la pioggia mi manca. E poi qui ce ne sarebbe un gran bisogno, proprio perché la pioggia pulisce.
Continuo a sentir parlare di beltempo. Ma per me è solo tempo… perso. E non mi piacciono questi qua, tutti presi dall’estate, che danno per scontato che non piova, quaggiù, e a loro va anche bene così.
Dovrebbero almeno rispettare il 70% del loro stesso corpo: è acqua.