Cooley Mountains

Miti celtici for dummies: da Setanta a Cú Chulainn

Ci sono arrivate diverse richieste di dedicare qui su ItalishMagazine più spazio ai miti celtici. Rispondiamo prontamente all’appello, cominciando con uno dei personaggi più famosi: Cú Chulainn, e facendolo con una chiave di lettura un po’ particolare…

Cú Chulainn… “for dummies”

Come tutte le grandi storie, i miti celtici sono immortali. Non smetteremo mai di raccontarle. L’idea della serie Miti celtici for dummies è quella non di modernizzare il racconto, ma da un lato di instillarvi abbastanza curiosità da andare a leggere come sono andate veramente le cose, dall’altro incuriosirvi: perché, sì, gli ingredienti delle grandi storie sono sempre gli stessi, e le grandi storie non smettono di raccontare e di raccontarsi.

Cominciando con il supereroe nato nell’Ulster.

Sangue e idromele: Cú Chulainn nel Táin Bó Cúailnge

Cú Chulainn è uno dei protagonisti del Táin Bó Cúailnge, il racconto della razzia di bestiame (pratica frequente nell’Irlanda celtica) che degenera in una vera e propria guerra tra Ulster e Connacht, le due regioni, o meglio “province” settentrionali d’Irlanda.

Il Táin Bó Cúailnge è un meraviglioso racconto epico, di quelli che, per citare uno che di miti se ne intende, ovvero Neil Gaiman, odora di sangue e idromele lontano un miglio.

Se fosse un film di Sergio Leone il Táin sarebbe la storia di due famiglie di allevatori che si odiano e si rubano il bestiame a vicenda.

Ad aggiungere pepe al racconto, due tori quasi con i superpoteri e una delle donne più volitive della letteratura di tutti i tempi, la regina Medb: roba che Elena di Troia è una dilettante allo sbaraglio. Ma di lei parleremo un’altra volta.

In questo post, invece, parliamo di Cú Chulainn: anzi, di un Cú Chulainn agli inizi della carriera.

Una carriera da guerriero, semidio, supereroe.

Cú Chulainn: attenti al cane…

Cú Chulainn è un semidio: suo padre è il dio Lug. Quando nasci semidio, prendi Achille, per esempio, le cose in genere vanno a finire male. Cú Chulainn non farà eccezione.

Il suo nome alla nascita è Setanta.

Da vero irlandese e da buon semidio, eccelle in tutto quello che fa già da bambino, sport gaelici compresi. Gioca talmente bene a hurling che Re Conchobar lo invita al banchetto tenuto dal fabbro di corte, Culann.

Setanta deve finire la partita (giusto il tempo di vincere da solo contro tutti i bambini del villaggio).

Quando Conchobar arriva da Culann non si ricorda che il ragazzino arriverà più tardi, e Culann, come ogni sera, libera il suo enorme mastino a guardia della casa.

Del resto a quei tempi ci sono ancora, i lupi in Irlanda (bella e triste, la storia dei lupi irlandesi. Ne parleremo, anche di questa…), e il bestiame è prezioso e va protetto.

La frittata è fatta.

Ecco Setanta, il semidio, il ragazzino con le ginocchia magari sbucciate dopo aver giocato e vinto contro tutti, sudato e contento, con il camán (la mazza da hurling) sulla spalla e la sliothar, la pallina, nella mano.

Ecco Setanta, ed ecco il mastino di Culann pronto a mangiarselo per cena.

Il problema è che quando un mastino gigantesco incontra un ragazzino semidio (grazie anche per questa, Sergio Leone), il mastino gigantesco è un cane morto…

Setanta, però, è anche un ragazzino responsabile: promette a Culann che si sostituirà al cane da guardia finché non sarà sostituito.

E così Setanta diventa Cú Chulainn, il mastino di Culann. E così, prima di diventare un eroe, Setanta comincia la carriera facendo da sostituto a un cane.

Peccato per il cane che non sia andata come in questo cartone animato:



Immagine: le montagne di Cooley (Cúailnge), fonte: Ireland’s Content Pool

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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