Memorie dublinesi: Twinkle-toes
Vicino a casa nostra, quando ero piccolo, c’era una zona che si chiamava The Puzzle.
Vi si trovavano delle case piuttosto piccole per gli autoferrotranvieri, per alcuni veterani in pensione dall’esercito britannico e altra gente.
All’angolo, al numero 11, abitava TT: Thomas Toland.
Non ho la più pallida idea del perché quella zona fosse stata chiamata The Puzzle, ma conosco bene le varie ragioni per cui Thomas Toland veniva chiamato TT.
Lui era un uomo con una gamba sola, quindi non poteva camminare senza le stampelle. Negli anni ’50 la stampella erano a forma di T: due “T”, quindi, fanno Thomas Toland.
Ma c’era un’altra ragione molto più importante.
Tutti quanti sanno bene che quando i dublinesi amino dare soprannomi, di solito soprannomi pieni di ironia sardonica.
La parola Twinkle-toes significa qualcuno che può muoversi facilmente e magari con una certa grazia: come quando si balla, per esempio.
A causa della Prima Guerra Mondiale e della sua menomazione, lui non avrebbe mai più ballato. Quindi – ovviamente! – era stato soprannominato Twinkle-toes!
Mi ricordo bene un giorno in cui eravamo in giardino, io, che avevo solo 5 anni, e mio fratello maggiore John, che ne aveva circa sette.
Ce ne stavamo a guardare al di là del muro del giardino.
Allo stesso tempo sapevamo che Twinkle-toes stava arrivando, a causa del tum! tum! delle stampelle che sbattevano contro il marciapiede.
John gli disse qualcosa, ma io non riuscii a sentire cosa.
Di colpo Twinkle-toes si fermò.
Aprì il nostro cancello e si è avvicinò alla porta di casa, dove lui e mamma cominciarono a chiacchierare.
Per tutto il tempo, TT si asciugò il volto con un enorme fazzoletto blu! Era scosso, ma perché?
Intanto noi due, in silenzio, li stavamo a guardare.
Poi se n’è andato: con la testa abbassata, lo sguardo al suolo, senza degnarci di uno sguardo.
Cos’era accaduto? Mamma non ci disse niente. Né allora, né mai.
Tantissimi anni dopo, di punto in bianco, mamma mi chiese:
“Ti ricordi Twinkle-toes?”
“Sì, certo me lo ricordo bene: lui, nel Puzzle, con le stampelle… Ferma tutto! So esattamente che cosa stai per dire… quella mattina quando passò da casa!? Era molto commosso, vero? Il fazzoletto, le lacrime…”
“Commosso, sì: in lacrime, sì! Ma non erano lacrime di tristezza! Stava invece ridendo un sacco! È scoppiato a ridere a causa della cosa che gli ha detto tuo fratello!”
“Che cosa?”
“Gli ha detto: ‘Jaysus, where’s your other leg?’”