Questa volta siamo a Galway, vivace e colorata cittadina; ma non ci interessano i monumenti e nemmeno la sua storia, in questo preciso momento quello che cattura la nostra attenzione sono i cigni che, con la loro soprannaturale eleganza, attraversano il fiume. Ed è in questo preciso momento che una leggenda si fa strada nella mia mente.
Il protagonista è un uomo, Conor Quinn.
Un giorno, passeggiando vicino a un lago, rimane incantato a osservare tre cigni. Da uno di questi, improvvisamente, escono delle mani che lo squarciano; sono mani di una giovane ragazza.
Il piumaggio del cigno diventa un mantello che viene appoggiato dalla ragazza sopra una roccia, lì sulla sponda del lago.
Anche gli altri due cigni si trasformano in ragazze. Le tre ragazze formano quindi un cerchio, tenendosi per mano, si inchinano e si tendono verso il cielo in perfetta sincronia, per poi iniziare a cantare.
Ipnotizzato, Conor si dirige verso di loro. Due riescono a ritrasformarsi in cigno e a volare via, ma la più giovane non riesce ad arrivare in tempo al mantello, che è ormai nelle mani di Conor.
La giovane a quel punto è costretta a seguire Conor fino a casa sua.
«So che cosa vuoi, Conor Quinn,» gli dice lei «e io diventerò tua moglie, ma tu dovrai fare due cose per me. Dovrai rinunciare al gioco d’azzardo e non dovrai mai far entrare in questa casa un membro della famiglia O’Brien.»
Lui accetta.
Si sposano, e lei gli rivela il suo nome da umana: Beatrice. Insieme vivono tranquilli e lei partorisce prima un maschio e, diciotto mesi dopo, una femmina.
Lui, che prima era in rovina, inizia ad accumulare una fortuna e diviene presto molto ricco; la base dei suoi mercati è la città di Galway.
Sette anni dopo, Conor parte per un viaggio con destinazione il festival della corsa di cavalli a Galway.
Viene riconosciuto in un pub e qualcuno esprime la sua sorpresa per la velocità con cui ha accumulato tanta ricchezza.
Qui entra in gioco uno straniero, il quale non crede che una persona possa arricchirsi velocemente come Conor.
La sfida è stata lanciata e Conor gli propone di andare a casa con lui per verificare con i suoi stessi occhi. Lo straniero accetta e, una volta arrivati a casa di Conor, conferma tutto quello che aveva udito al pub.
Quando poi Conor gli dice che ora dovrà essere il testimone di tanta fortuna, lo straniero gli risponde più o meno con queste parole: «ti do la mia parola come membro di alto rango dell’antica e nobile famiglia O’Brien.»
A quel punto Conor cerca di tagliare la conversazione e mandare via lo straniero che ora, purtroppo, ha un nome, un nome infausto; ma non può.
Le buone maniere prevedono altro. Così i due uomini iniziano a bere whiskey e a giocare a carte. Conor cerca di mantenere il tono della voce basso, perché moglie e figli sono nelle loro camere, ma ormai il danno è stato compiuto.
Il whiskey anebbia velocemente la mente di Conor che perde, giocando a carte, la sua ricchezza, la sua terra, il suo arredamento, i suoi arazzi. Per ultima, la sua grande casa.
Sconvolto si dirige verso la camera della moglie. La trova insieme alle sue sorelle. Lei si trasforma in cigno, poi trasforma anche i loro figli in due cigni, e tutti e cinque volano via, fuori dalla finestra.
Fu così che Conor rimase solo.
Triste storia… ma cosa avrebbe potuto fare Conor?