Titolo originale: –
Titolo in traduzione: Irlandesi (Curatore P. Proietti, Editore Sellerio)
Di: Lucille Redmond, David Park, Gréagóir Ó Dúill, Máirtín Ó Cadhain, Mary Morrissy, John Montague, John McGahern, Eugene McCabe, Neil Jordan, Dermot Healy, Mary Dorcey, Sara Berkeley, Bernard Mac Laverty
Antologia di autori contemporanei (quasi tutti nati negli anni ’50, i vari racconti sono stati pubblicati singolarmente tra il 1970 e il 1996). Di Paolo Proietti potete leggere sulle short stories irlandesi questo articolo, e questa, di short stories irlandesi, è una antologia.
E una bella antologia, suddivisa per temi (la persona e l’identità, la questione dell’Ulster, l’emigrazione).
Che dire, ancora, degli scrittori irlandesi? Quattro premi Nobel per la letteratura, l’inventore del romanzo moderno (Joyce) e quello del teatro moderno (Beckett)… Si vede che la birra (scura) fa scrivere bene…
Un paio di questi racconti sono veramente molto belli. Realismo puro, intimismo, con tematiche che valgono per tutta l’umanità, almeno per quella occidentale, ma sempre e comunque irish per forma e/o peculiarità.
John Montague: Un’Occasione di Peccato – Francese sposata a Irlandese che provoca turbamenti a spiaggia di irlandesi bigotti giusto perché parla con ragazzi del seminario. Memorabile l’identificazione tra il bigottone e un goffo mostro marino. Sconfitta finale della Francese (sconfitta da se stessa: non tornerà).
Máirtín Ó Cadhain: Il Labbro Leporino – ragazza sposata in matrimonio di comodo e la sua ossessione-attrazione-repulsione per il suo vero amore dal labbro “orribile”.
Mary Dorcey: Il Marito – ultima notte di un marito abbandonato con la moglie scopertasi lesbica (deve essere una ossessione irlandese, visto che c’è un personaggio in Paula Spencer con la stessa vicenda).
Dermot Healy: La Morte di Matti Bonner – prurigini adolescenziali, qui al femminile, e un suicidio contro “le” chiese (Matti si impicca a metà strada tra la chiesa cattolica e quella presbiteriana).
David Park: Arance dalla Spagna – fine dell’adolescenza per un ragazzo di bottega, il fruttivendolo ucciso senza motivo, se non per pareggiare il conto tra cattolici e protestanti.
Eugene Mc Cabe: Cancro – due vecchi, uno che si avvia verso la morte, mentre esplodono le bombe.
Neil Jordan: Estrema Unzione – forse il mio preferito. Un suicida nei bagni pubblici, lo sguardo di chi invece sopravvive (ma comunque non vive) sulla non-vita del proletariato londinese.
Bernard Mac Laverty: Fra Due Lidi – la fottutissima sensazione (quella che spesso mi accompagna in bici tra casa e lavoro, lavoro e casa) che il tragitto sia migliore sia della partenza sia dell’arrivo: qui in un emigrato al rientro in traghetto.
Lucille Redmond: I Nostri Morti Feniani – Qui cammino sulle pietre, non sull’erba soffice e muscosa di prati e sentieri.
John McGahern: Corea (ne hanno tratto anche un film) – la fine della società rurale e il miraggio americano, magari sperando che il figlio emigrato muoia nella guerra di Corea per ottenere il “rimborso” dall’esercito USA.
Sara Berkeley: Il Cielo Si è Spento – piccolo borghese incontra una donna sulla metropolitana e arriva alla consapevolezza di condividere lo stesso nulla.
Mary Morrissy: Attenzione Divisa – donna ossessionata da amante che non lascerà mai la famiglia si confida con maniaco al telefono in una sorta di autoterapia (questo sì che è black humour irlandese!).
Gréagóir Ó Dúill: Crocevia – orfano dublinese sperduto nel Gaeltacht trova una speranza.
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