Eh sì, l’edizione italiana di questo Skippy Muore lascia molto a desiderare…
Tra l’altro c’è anche un bell’errore qui, sul ‘sito italiano ufficiale’:
nel libro si parla della PRIMA guerra mondiale, non della seconda! Vabbè, colpa mia: impara meglio l’Inglese così non avrai più bisogno della traduzione…
Detto questo, Skippy Dies è una gran bella storia. E qui si entra in un altro tipo di problematica molto seria: è una bellissima storia che non ha assolutamente bisogno di un seguito (ok, Paul? Please!!!)…
Skippy è un bellissimo libro sulle colpe dei genitori, dei ‘grandi’ e, soprattutto, su come anche gli adolescenti, i bambini (che ormai cominciano ad essere adolescenti a sette-otto anni, per poi magari rimanere tali per sempre), abbiano le stesse colpe: il fardello dell’umano egoismo.
Ma Murray vuole anche ricordarci che l’essere umano è capace anche di bellezza e poesia, e amore. |
E di coraggio, ed eroismo, che forse non è altro che cercare il modo migliore di usare le armi una volta che qualcun altro te le ha incollate alle mani e tu non hai alcuna possibilità, né speranza, di staccarle.
Un libro, poi, assolutamente irlandese nella capacità di giocare tra i registri narrativi ed attingere agli archetipi che permeano non solo la scrittura, ma anche la precedente cultura orale dell’Irlanda: i racconti delle fate così si intrecciano all’ottimismo di facciata della Tigre Celtica, mentre Murray fa l’occhiolino ai due Mostri Sacri (un personaggio che si chiama Eroe, un personaggio atteso che non potrà mai arrivare…) e a colleghi ancora vivi ma di una generazione precedente rispetto alla sua (Murray è nato nel 1975) quali John Banville (curioso come il salto generazionale tra i due autori si manifesti nel passaggio dalla fisica ‘pre’ einsteniana a quella ‘post’!) e il Barry di A Long Long Way.
Link O’Teca:
Skippy Muore minisito italiano
Recensione su The Guardian (Inglese)
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