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L’ananas di Godot

Flash Fiction ispirata (d)al 6 Nazioni, pubblicata nel 2018 sul sito – non più online – di antonio Tombolini Editore. Episodio 3.

I – Campo di Grano

La raffica dell’MP40 ha ammazzato la bicicletta. La bicicletta era stata molto vicina a lui. Le ruote della bicicletta adesso sono rosse. Rosso sangue. Rosse del sangue di Eric. Eric era morto tanto quanto la bicicletta. I tubolari delle ruote della bicicletta contenevano ancora aria, i polmoni di Eric non più.

Adesso la bicicletta aveva i movimenti di una mosca imprigionata.

≪ Mani in alto! ≫ Così solo qualche istante prima, una voce che parlava un ruvido francese. Quando Eric era ancora vivo.

Samuel aveva ubbidito. È questa la ragione per cui Samuel è ancora vivo. Le spighe di grano e il rosso, del sangue e della bicicletta, ricordano Van Gogh. Vigliacco di un olandese.

La Zündapp KS750 adesso è quasi silenziosa. L’odore del gas di scarico oscura Van Gogh.

È l’Agosto del 1942: e la Francia sarebbe bellissima, se non fosse per la guerra.

Samuel ha le mani brancolanti nel gesto della resa. Ma non smette mai di guardare, di vedere. La bicicletta, il cadavere di Eric, il cadavere della bicicletta, l’odore, Van Gogh. E Suzanne.

SuzanneSuzanneSuzanneSuzanneSuzanne… Samuel guarda, osserva, vede, pensa. Mentre il suo corpo è immobile, ma vivo. Mentre non sa dove si trovi Suzanne.

L’Oberscharführer Hammerstein è seduto nel sidecar del KS750’s. Con un occhio guarda le spalle di Samuel. L’altro occhio non può vedere Samuel perché è in Russia, da qualche parte vicino a Smolensk. La benda nera non può vedere. Clovis invece è solo un Rottenführer. Guida la Zündapp e ha ucciso Eric. Erano a caccia di banditen.

Uno dopo l’altro, giorno dopo giorno, ne fai un mucchio. Chissà se Clovis sta pensando al grano o ai banditen. I partigiani. La Résistance.
Una pura formalità. Ma questa volta la risposta è una di quelle che non ti aspetti:

≪ Samuel Barclay Beckett, Irlandese. ≫
≪ Ma il vostro Paese è neutrale! E nemico del nostro nemico. Quindi: perché siete qui? Perché siete con i ribelli? ≫ Chiede l’Oberscharführer Hammerstein a Samuel.
≪ Perché preferisco la Francia in guerra all’Irlanda in pace. ≫ Samuel ha parlato in Tedesco. Può permetterselo, lui.
≪ Divertente. Siete un popolo divertente. E amate la birra, come noi! Vorreste seguirci, signor Beckett? ≫
≪ Ho scelta? ≫
≪ No, signor Beckett. ≫

II – Campo di Grano

La bomba a mano ha ammazzato la Zündapp KS750. Se potesse, l’occhio rimasto a Smolensk vedrebbe ora suo fratello, morto, in un campo in Francia.

≪ Non hanno la testa giusta. ≫ dice il maquis Valéry Godot a Samuel. ≪ Basta vedere la forma delle loro granate. ≫

Se non ci fosse stata la guerra, e se la guerra non venisse a ucciderlo qualche mese dopo, Valéry Godot sarebbe passato alla storia come il miglior rugbysta di tutti i tempi. Distribuisce l’ovale al posto giusto nel momento giusto, Godot. Se tu avessi un bambino da salvare in mezzo a un naufragio, lo metteresti nelle mani di Godot, perché lo porterebbe al sicuro.

Con le granate, le ananas, Godot fa lo stesso. Al posto giusto nel momento giusto.

≪ Non hanno neanche provato a spostarsi. L’ananas è come il pallone: sembra che vada dove vuole lei, ma non è così. Al limite, va dove Dio vuole. Ma questi non ce la fanno proprio. Te lo dico io, Samuel: questi una squadra di rugby decente non ce l’avranno mai. Sono incapaci di pensare obliquo. ≫

≪ Grazie, Valéry. E grazie per Suzanne, ancora. Mi ricorderò di te. ≫

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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