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La Terza Vita: esce il mio secondo libro

La Terza Vita: seconda “bibliopinta”

In Italia si è abituati ai cinepanettoni; per il secondo anno consecutivo, di nuovo grazie ad Antonio Tombolini Editore (e quindi grazie a Michele Marziani e alla sua collana in ATE, Oceania), esce il mio libro di San Patrizio. Che se tanto mi da tanto dovremmo definire bibliopinta

È un libro molto diverso dal precedente, da Il Giorno Che Incontrammo Roddy Doyle.

Vediamo di mettervi un po’ di curiosità con le parole di Catherine Dunne:

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    Quattro personaggi, quattro intime voci narranti in prima persona.

    Per il suo nuovo ambizioso romanzo, ‘La Terza Vita’, Max O’Rover intesse un racconto su come ci amiamo e ci inganniamo a vicenda, esplorando la gioia e le disillusioni che risultano dalle decisioni che prendiamo, spesso per quelle che, al momento, ci sembrano le migliori ragioni possibili.

    Attraverso le tumultuose esperienze dei quattro personaggi principali: Lisa, Patrick, Alanna e Ahmad, il lettore entra in un mondo di complesse decisioni etiche e politiche che si rispecchiano nelle vite dei protagonisti stessi.

     

    E in quelle di Michele Marziani:

    L’Irlanda è un paese neutrale. Eppure qualcosa non torna in questo romanzo sospeso tra Dublino, l’Italia e l’Afghanistan devastato dalle guerre.

    Non tornano i sentimenti, le rivalse, il richiamo delle origini in un bambino con due nomi.

    Non torna una lettura del mondo a più facce: là dove è difficile distinguere il male a volte il bene può culminare nel sangue, nella morte, nella vendetta.

    Ma lo fa col passo lento del quotidiano, della vita familiare. In questa sua seconda prova narrativa Max O’Rover ci racconta gli ultimi ventidue anni della vita di tutti noi. Quella che abbiamo guardato e quella che abbiamo fatto finta di non vedere.

    La Terza Vita è un romanzo ambientato tra Irlanda e Italia, costruito da una serie di spirali narrative convergenti inesorabili verso una tragedia, ma anche verso un ultimo, catartico gesto di speranza.

    Una storia che indaga il territorio nebbioso della nostra contemporaneità, in cui bene e male appaiono banali, contigui, intercambiabili, ridotti da paradigmi morali a accessori della comodità borghese. Quattro esseri umani si incontrano e vivono le loro vite intrecciate per ventidue lunghi anni tra amore, odio, dolore e decisioni che diventano destini inesorabili.

    Un unico destino, anzi, in cui tutti tutti i personaggi avranno una parte, in cui tutti i personaggi sono ora vittime ora carnefici, ora teneri ora, quasi con noncuranza, spietati; tutti, nel bene e nel male, profondamente e dolorosamente umani.

    Nel suo secondo romanzo pubblicato, O’Rover affronta temi attuali e universali da una prospettiva intima e individuale, tra Occidente e Afghanistan, amore e odio, genitori e figli.

    Nella foto, uno scorcio di Bull Island, un luogo di Dublino che ha una grande importanza nel dipanarsi della trama del libro.

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    Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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