Un recente articolo di Fintan O’Toole sull’Irish Times affronta un tema di discussione molto interessante: alcuni dei più importanti libri irlandesi tra gli ultimi usciti hanno per protagonista un bambino o un adolescente.
O’Toole si sofferma su Skippy Dies di Paul Murray (già tradotto in Italiano: Skippy Muore, e di cui abbiamo già ripetutamente parlato), su Room di Emma Donoghue (appena tradotto in Italiano: Stanza, Letto, Armadio, Specchio), su Foster di Claire Keegan (estensione a romanzo di un preesistente racconto) e su The Empty Family (una raccolta di racconti) di Colm Tóibín.
Ma O’Toole indica il tema del passaggio all’età adulta come centrale della letteratura irlandese in toto, a partire dal James Joyce di A Portrait Of The Artist As A Young Man / Ritratto Dell’Artista Da Giovane per continuare con The Dark di John McGahern e l’Edna O’Brien di The Country Girls e quello che può essere considerato il padre della short story irlandese contemporanea: il Frank O’Connor di My Oedipus Complex e First Confession, narrati secondo il punto di vista di un bambino.
Anche la generazione successiva di autori non tralascia certo di occuparsi di ‘piccoli personaggi’: Roddy Doyle ha il suo Paddy Clarke (Paddy Clarke Ha Ha Ha), e Patrick McCabe il terribile Francie Brady di The Butcher Boy.
O’Toole analizza questa peculiarità tematica della letteratura irlandese da due punti di vista: come un ‘difetto’, derivante da una società, effettivamente, troppo giovane o non adulta (l’altro grande tema della letteratura irlandese è l’emigrazione: il divenire, in ultima analisi, adulti altrove) e come un ‘pregio’ per la varietà di declinazioni che dalla più importante delle età umane possono scaturire nella scrittura.
Ci siamo permessi quindi di prendere spunto dalla tesi di O’Toole per offrirvi ancora altri titoli che rientrano in pieno in questo filone.
Quell’Incredibile Inverno del ’75 di Joseph O’Connor: questa volta ad andarsene è la madre, e tocca al padre tenere insieme i ragazzi.
11, Emerald Street di Hugh O’Donnell: il formidabile ragazzino che parla con Dio è una delle figure più ‘ingenue’ tra i tanti ragazzini e ragazzine della letteratura irlandese.
The Commitments: quale modo migliore di crescere che diventare rockstar? Anzi, star del soul. Il romanzo d’esordio di Roddy Doyle è l’affresco di una intera generazione di dublinesi che iniziavano a capire che la vita attorno a loro stava cambiando, salvo poi ritrovarsi, vent’anni dopo, con un’Irlanda troppo cambiata eppure ancora uguale a se stessa, in cui la musica può ancora essere la soluzione: il ‘vecchio’ Jimmy Rabbitte si ritroverà ancora coinvolto in un gruppo, più giovane di lui e multirazziale, in The Deportees.
Dentro la Foresta, ancora Roddy Doyle, è scritto secondo il punto di vista di due ragazzini che si ritrovano a dover crescere molto, ma molto in fretta, quando durante una vacanza in Lapponia la madre sparisce improvvisamente.
Con You di Nuala Ní Chonchúir e Agnes Browne di Brendan O’Carroll lo stesso percorso di figli in famiglie strampalate, tra gioie e dolori, miseria e battute al vetriolo, ma più o meno a venti anni distanza i primi dai secondi, più ‘anziani’.
Qui l’articolo dell’Irish Times: Why Irish writers don’t grow out of adolescence.