Irlanda, Europa e… non. Giampaolo Simi parla con Italish

Giampaolo Simi a una presentazione del suo "Rosa Elettrica"
Giampaolo Simi a una presentazione del suo “Rosa Elettrica”

Tutti sanno che Giampaolo Simi è un giallista, giornalista e sceneggiatore. Ma non tutti sanno che Giampaolo Simi è un ‘vecchio’ irlandofilo: uno di quelli che in Irlanda ci tornava almeno una volta all’anno, come in pellegrinaggio. Per un motivo o per un altro Simi in Irlanda non era più andato, e adesso ci torna da scrittore affermato, coinvolto nelle iniziative di Dublin City of Literature, come già avevamo accennato in un altro post. Così ci troviamo con lui per parlare di libri e della sua prossima avventura a Dublino nel luogo forse più logico per una intervista sull’Irlanda: il Bad Elf Pub (viareggino, Simi vive a Livorno). Si inizia, però, parlando d’Italia…

Giampaolo, l’Irlanda è da sempre considerata terra di artisti. Che dire dell’Italia?

Che dire… In Italia siamo oggi l’autentica avanguardia del cialtronismo. Viviamo una situazione in cui scrittori e intellettuali in genere semplicemente non servono, neanche al potere, perché il potere non ha alcuna idea da propagandare che non sia “smettete di avere delle idee”. Persino il totalitarismo sovietico ha regalato al mondo il cinema di Ėjzenštejn, il fascismo italiano ha partorito l’ultima forma di urbanistica con un pensiero sulla luce e sullo spazio. Se stiamo sul romanzo, mi torna in mente un saggio di Franco Moretti: le ragazze di Jane Austen costruiscono l’Inghilterra come comunità nazionale semplicemente capendo che un buon partito possono trovarlo anche a trenta o quaranta miglia di distanza. Hanno imparato il fatto che possono muoversi oltre la loro tenuta. Nella letteratura anglosassone si parla di persone che vivono la loro vita: penso a Dickens, per esempio, e in qualche modo il mondo rarefatto di Yeats potrebbe essere considerata una eccezione. In Italia il romanzo spesso non ha avuto il punto di vista delle persone che vivono la loro quotidianità: in Italia il romanzo nasce paternalista, scende dall’alto, seguendo un concetto di cultura che è blasone, un concetto, questo, che anche la sinistra ha fatto suo, probabilmente favorendo la situazione che ha portato all’oggi. Quasi si potrebbe dire che Berlusconi ha ‘vendicato’ la gente liberandola dagli intellettuali…

Ma, allora, Giampaolo, che ci va a fare uno scrittore italiano a Dublino..?

Ci va, ci vado,  per partecipare a Murder In The City, un reading di autori europei sul genere crime and murder. Leggerò un brano da Rosa Elettrica.

Quale?

L’agguato alle due bambine. La lettura sarà in Inglese. Poi, il giorno dopo sarò al Dipartimento di Italiano dell’Università di Cork per Inferno d’Amore, una lettura in Italiano. Un lavoro su un caso di omicidio passionale nella Lucca del 1593, per il quale ho studiato i documenti originali, come i verbali degli interrogatori, con tanto di pecette sui nomi eccellenti, una storia a cui poi ho aggiunto una mia personale ipotesi di finale. Un episodio interessante, perché l’omicidio viene assolutamente male interpretato in una città in cui ci si aspetta che si possa uccidere per soldi, ma non per amore. La lettura diventa anche occasione per ascoltare, e leggerli, nelle slide che accompagnano la musica, dei bellissimi madrigali cinquecenteschi. Una forma d’arte meravigliosa, direttamente dall’ultima volta in cui noi Italiani siamo stati grandi, nel Rinascimento… E assolutamente moderna: ci sono dei lavori di Gesualdo da Venosa che sembrano esempi di musica dodecafonica, invece sono stati scritti tra Cinque e Seicento!

Se un giallista italiano viene invitato a iniziative del genere questo significa che gli Autori italiani hanno un buon seguito nel mondo anglosassone?

Raggiunta una certa soglia di vendite in Italia un autore viene tradotto quasi automaticamente. Ma quanto venderà poi all’estero? Si trova ormai facilissimamente, nelle librerie inglesi, Camilleri. Ma quanto si perde della sua peculiarità linguistica? Purtroppo l’Italia sembra rimanere più la cartolina di sfondo, valida solo come ambientazione, che poi viene utilizzata da autori anglosassoni nei romanzi dei quali il commissario si chiama Boninsegna e l’agente di polizia Valcareggi…

Quindi gli scrittori italiani non servono al mondo anglosassone…

No: forse non gli serviamo.

Ma allora perché noi abbiamo bisogno della loro letteratura, e di quella irlandese in particolare?

Perché l’Irlanda somiglia all’Italia, o meglio: somiglia a un’Italia che la mia generazione, quella che andava là negli anni ’90, avrebbe voluto vivere, un paese che si affaccia al mondo e vive il suo boom economico; un luogo in cui è possibile ancora l’innocenza, con in più l’accesso internet. Un luogo che, ricordando Joseph O’Connor, per gli Inglesi non esisteva neanche, con l’Irlanda del Nord galleggiante nel vuoto sulla cartina delle previsioni del tempo. Ma allora, diceva O’Connor, Com’è possibile che i Beatles vengano a suonarci!? L’Irlanda rappresenta un paese diviso che non ha mai perso il senso della continuità, in questo senso diverso dall’Italia, che è un paese terribilmente conservatore ma ormai balcanizzato da mille fratture. Basti pensare ai Pogues, che hanno saputo rivisitare la tradizione addirittura in chiave punk senza negarla, o ai Commitments, un gruppo che attorno alla musica riunisce individui dai venti ai sessant’anni. In Italia abbiamo avuto De Andrè, che ha saputo rivisitare, e magistralmente, le tradizioni, ma anche in questo caso si tratta di una operazione meravigliosa che scende da un grande intellettuale verso la gente, non è la gente stessa a compierla.

E un giallista, che cosa trova nella letteratura anglosassone?

Ci sono moltissimi ottimi giallisti, che conoscono perfettamente il mestiere, che padroneggiano registro e timbro. Poi ci sono quelli che dicono di più, che danno di più, che dicono qualcosa di nuovo. Tra gli Irlandesi citerei l’Eoin McNamee di Resurrection Man. Poi David Peace (Inglese) e forse Ian Rankin (Scozzese). Ma del resto anche Il Viaggio di Felicia di un ‘insospettabile’ William Trevor ha interessanti spunti di genere.

In Irlanda dopo più di dieci anni: che cosa pensi di trovare?

L’ultima volta che sono andato non c’era ancora la Tigre Celtica, adesso è già morta. Sicuramente saranno cambiate moltissime cose. Forse. E se ve lo raccontassi su un blog dedicato quando sarò là..?

Secondo voi ci saremmo fatti scappare l’opportunità? Giampaolo ci racconterà l’Irlanda in un suo spazio su Italish. Non perdetevi i suoi post!

About QRob

Massimiliano "Q-ROB" Roveri writes on and about Internet since 1997. A philosopher lent to the IT world blogs, shares (and teaches how to blog and share) between Ireland and Italy.

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