Irlanda 2011: il mostro è solo

La notizia è semplice, e neanche troppo interessante: recita “Lighthouses to stop sending fog signals” e la trovate qui, sull’Irish Times.
Che succede: nell’era della localizzazione globale (qui nel senso di avere sempre qualcuno che ci dice dove siamo) il corno da nebbia non ha più senso d’esistere: non è più un aiuto ai naviganti, è solo un costo da ridurre, anzi da azzerare, i fari non ne hanno più bisogno perché i navigatori satellitari dicono a chi è in mare tutto quello che serve.
Ma una cosa è certa: l’autorità dell’Irish Lights non ha chiesto il permesso agli scrittori! Già lo vedo Banville protestare perché questa decisione rende anche sorde le sue nebbie cieche…
Ma il mio primo pensiero è stato per un (altro?) Irlandese d’adozione: Ray Bradbury.
O meglio, per il personaggio del suo Fog Horn.
In un mondo in cui l’essere umano uccide miliardi di animali facendo loro ingoiare plastica, che tristezza pensare al povero dinosauro in cerca di un suo simile, che ormai non avrà più neanche l’illusione di aver portato a termine la sua ricerca ascoltando il corno da nebbia…

Buffo vedere in bianco e nero domande a cui abbiamo continuato a non voler rispondere mentre finiamo, pian piano, ma con costanza, il lavoro sporco di distruggere il pianeta…

Troppo triste questo post?

Forse.

E allora guardatevi anche questo, di fari irlandesi: corno o non corno. Da nebbia. ;-)

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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3 comments

  1. ma quali nebbie!!! dove? quando? forse ai tempi di di bradbury- certo non ora- sono 15 anni che vivo a dublino e 25 di frequentazioni irlandesi e non le ho mai viste- qui c’è sempre vento che si porta via la nebbia la foschia, e meno male.

    • Ciao Daffodil! Non è più l’Irlanda di una volta… ;-)
      Due estati fa però ci è toccato un Dun Aengus reso “invisibile” su Inishmore, e stessa sorte per il Ben Bulben nel 2012.

      BTW: se ti va di raccontare qualcosa su Italish, noi siamo qua!

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