Titolo originale: Inishowen (2000)
Titolo in traduzione: La Fine Della Strada
Di: Joseph O’Connor
Bel libro, questo Inishowen di O’Connor (questa mania di non tradurre i titoli, ma stravolgerli… vabbè). E libro strano, che strizza l’occhio, per temi e talvolta anche per costruzione dell’intreccio, al cosiddetto romanzo rosa (ma un grande scrittore dei generi può infischiarsene, e degli ingredienti che fanno un genere abusarne come vuole): padri e madri, cui è morto un figlio (qualcosa di così brutto da non avere neanche un nome, come ha scritto un altro autore irlandese), madri che presto abbandoneranno i loro figli, mariti alle prese con tradimenti e sensi di colpa.
O’Connor prende tutti questi elementi “di genere” e aggiunge altri tre ingredienti fondamentali: due bellissimi personaggi e… l’Irlanda.
Non solo Dublino (anche se c’è molta, molta Dublino), ma anche il nord, il nord ‘verde’ del Donegal e il nord ‘arancio’ dell’Ulster (il libro è ambientato a Natale del 1994, con il cessate il fuoco tra paramilitari cattolici e protestanti in atto). Una spruzzata di umorismo dublinese, quello bastardo, triviale, cattivo, e il tutto potrebbe essere perfetto.
Ma c’è un ma: la sottotrama, diciamo così, ‘noir’ del libro si guadagna sul finale un’attenzione che non viene poi sviluppata pienamente e le coincidenze del penultimo capitolo sono… sì, troppe e troppo vicine per essere ben digerite nella lettura.
La citazione:
Sull’Impero Britannico non tramonta mai il sole perché Dio ha paura di rimanere al buio con gli Inglesi.
Il luogo:
Pearse Street Garda Station, Dublino.
Perché tra libri e film, ormai è un personaggio pure lei…
Così era la recensione dopo la prima lettura. Adesso lo sto rileggendo, contando di (ri)finirlo prima del nostro #TheLonesomeWestTour2012 che come meta ha, per l’appunto, Inishowen…
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