In Sight è un progetto dedicato a una delle questioni più tristi e spinose della Dublino di oggi: quella degli homeless.
In Sight: un punto di vista altro
Passeggi per i ponti di Dublino e non puoi fare a meno di vederli.
Certo: quanto al guardarli, o magari a scambiarci due parole, è tutta un’altra storia.
Sono gli altri, i troppi rappresentanti di una Dublino altra per la quale non c’è differenza tra Tigre Celtica o recessione.
La Dublino dei senza casa, degli homeless.
Una Dublino che ha trovato una voce in letteratura – per esempio le meravigliose pagine sui mendicanti dublinesi scritte da Ray Bradbury in Verdi Ombre, Balena Bianca.
Che ha trovato voce nelle iniziative di beneficenza di personaggi come Glen Hansard da un lato o Johnny Sexton – attualmente il rugbista più rappresentativo d’Irlanda – dall’altro, i quali hanno supportato Dublin Simon Community e Focus Ireland, due delle charity in prima fila nella lotta contro il fenomeno.
Una Dublino che, con In Sight, ha trovato qualcosa in più: la possibilità di far vedere il suo punto di vista.
Un progetto fotografico unico, che permette a chi vive la condizione di homeless di raccontarla per immagini, e quindi completamente dal suo punto di vista.
Il progetto aveva preso il via nell’aprile 2015 grazie a Lynsey Browne e Lucy Ryan: presso la sede di Dublin Simon Community sono state tenute da parte di Des Byrne, fondatore dell’Irish Street Photography Group, tre lezioni di fotografia per gli assistiti del centro, che sostiene gli homeless dublinesi.
Quarantacinque tra di loro hanno ricevuto una macchina fotografica usa e getta, con cui immortalare le proprie esperienze quotidiane.
Il loro lavoro è diventato una mostra fotografica, attualmente aperta nei locali del Powerscourt Center, D2 e un’occasione di dare sia visibilità al problema sia fondi a sostegno della Dublin Simon Community con l’acquisto delle foto stesse.
Se siete a Dublino potrete vedere le foto del progetto In Sight fino al prossimo 29 maggio.
Foto molto spesso bellissime, talvolta commoventi, talvolta indissolubilmente legate a quell’umor nero irlandese, e dublinese in particolare, che a Beckett faceva dire:
Quando sei nella mer*a fino al collo, canta
E a una delle fotografe che, in fondo
mezzo ombrello è sempre meglio che nessun ombrello.
La foto più importante tra quelle esibite, a mio parere, è però proprio quella che più di tutte incarna l’alterità del punto di vista proposto, quella foto che vede passare gli altri su un ponte dublinese.
Quegli altri che siamo noi.