La struttura del (terzo) libro è stata subito chiara: un romanzo che deve portarsi dietro una raccolta di racconti. Questo è il mio terzo libro: “I Diari di una Statua”.
Il Giorno Che Incontrammo Roddy Doyle uscirà per Antonio Tombolini Editore, collana Oceania, nel marzo 2017.
Starring: il Garda James Joyce, vecchia conoscenza da Il Giorno Che Incontrammo Roddy Doyle e Il Mistero Della Pinta Abbandonata.
E c’è anche tanta, tantissima Dublino…
Attenzione! Contiene spoiler!
I Diari di una Statua
Estate 2009: a Dublino piove quando nel laghetto di St Stephen’s Green viene ritrovato un cadavere.
Il cadavere è quello di un artista di strada molto famoso a Dublino, noto a tutti come “la Statua”.
A occuparsi del caso, che ben presto si rivelerà essere, senza ombra di dubbio, un suicidio, il Garda James Joyce, che è stato promosso e lavora nella Stazione di Pearse Street.
Intanto dall’Italia, dalla Sicilia per l’esattezza, arriva Sara Cuggino.
Sara ha una brutta storia d’amore alle spalle e un rapporto con il padre che dire “complicato” è decisamente poco.
Si è imbattuta online su una storia di italiani che si sono trasferiti a Dublino e si occupano di libri.
Amante dell’Irlanda, quando per motivi che non riesce a comprendere “gli Italiani” sembrano essere spariti, Sara ha deciso di andarli a cercare.
Le sue prime ore dublinesi, però, non rappresentano certo un bell’inizio: Sara si ritrova derubata, sola e sperduta, sperduta anche tra una vita che comunque vuole lasciare e un’altra che non sa come iniziare, anche se per lei la nuova vita deve essere, comunque, in Irlanda.
È a causa del borseggio che Sara fa la conoscenza del Garda Joyce. Ma questo libro, così come non è un giallo, non è neanche una storia d’amore.
È la storia di due persone, di due vite parallele che per un attimo si incrociano, di problemi che forse non possono essere risolti ma possono essere affrontati, metabolizzati meglio.
È la storia di una finestra che si affaccia sulla vita di queste due persone, una manciata di giorni tra i loro presente e futuro.
Intanto, anche con il contributo di Noah Sinclair, l’anatomo-patologo che è un’altra anima solitaria che attraversa la grigia Dublino di un’estate piovosa, un’anima più intenta ad allevare i suoi demoni, invece che a cercare di liberarsene, si farà luce sul motivo che ha portato la Statua a suicidarsi: l’amore impossibile per una ragazza cieca, troppo giovane, e sul come la Statua stessa fosse depositario inconsapevole di un segreto che tocca il Garda Joyce.
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