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Hugh Lane Gallery: il primo museo dublinese “moderno”

Hugh Lane Gallery, ovvero la prima galleria pubblica di arte moderna al mondo, creata dal collezionista e mercante d’arte a cui oggi il museo è dedicato.

Hugh Lane Gallery e… Hugh Lane

Hugh Lane nacque a Cork nel 1875.

Nipote di Lady Gregory (sua madre Adelaide era sorella di Augusta), iniziò a lavorare nel campo dell’arte e dell’antiquariato nella bottega londinese di Martin Henry Colnaghi.

In stretto contatto con la zia, Hugh Lane  fu una delle figure di spicco del rinascimento culturale irlandese tra XIX e XX secolo, che trova la sua massima espressione in Yeats.

Collezionista di opere di Manet, Degas, e Renoir, Hugh Lane aprì nel 1908, a Dublino in Harcourt Street, la Municipal Gallery of Modern Art, poi rinominata in suo onore Dublin City Gallery The Hugh Lane.

Hugh Lane morì nel 1915, nell’affondamento del Lusitania.

Con la sua morte, l’esistenza stessa della giovane Municipal Gallery  era in pericolo: nel testamento originario di Hugh la proprietà delle opere doveva passare alla National Gallery di Londra, solo un codicillo successivo la lasciava alla galleria dublinese.

Si è giunti a un accordo definitivo solo molto più tardi, nel 1993, quando le due parti si sono accordate su quali opere della collezione di Hugh Lane potessero rimanere permanentemente a Dublino e quali invece dovessero spostarsi tra Dublino e Londra periodicamente.

Hugh Lane Gallery oggi

Dal 1933 in poi la Hugh Lane Gallery è stata ospitata dalla Charlemont House (costruita nel 1763) sul lato nord di Parnell Square, in pieno centro a Dublino.

La collezione di opere non ha smesso di arricchirsi dopo la morte di Hugh Lane, e, nel 1998, alla Hugh Lane Gallery fu donato l’intero contenuto dello studio londinese di Francis Bacon.

Lo studio fu smantellato a Londra ed è stato perfettamente ricostruito a Dublino.

L’archivio Bacon, composto da oltre settemila pezzi, è stato il primo archivio artistico a essere digitalizzato.

La Hugh Lane presenta quindi una collezione stabile (al netto degli spostamenti tra Londra e Dublino a cui accennavamo prima) e mostre temporanee.

Trattandosi appunto di una collezione di arte moderna e contemporanea, è un ottimo punto di partenza per andare alla scoperta di artisti irlandesi attualmente all’opera.

Inoltre, la Charlemont House è un bellissimo spazio, che meriterebbe comunque una visita.

Nel 2006 Sean Scully ha donato sette dipinti alla Gallery.

Scully è anche un fotografo che si è cimentato con le tonalità di grigio delle Isole Aran in Walls of Aran, libro appunto fotografico uscito nel 2007 con una introduzione di Colm Tóibín.

Oltre a Bacon e Scully, non perdetevi le vetrate artistiche di Harry Clarke!

Visitare la Hugh Lane Gallery

Come dicevamo, la Hugh Lane Gallery è in pieno centro, a pochi passi da O’Connell Street. La visita è gratuita, la galleria è chiusa il lunedì ed è aperta da martedì a giovedì con orario 10/18, venerdì e sabato con orario 10/17 e domenica con orario 11/17.

Potete verificare eventuali variazioni qui.

La Hugh Lane Gallery ha al suo interno una caffetteria, un negozio di souvenir e libri e uno spazio per i bambini.

 

 

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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