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Ha’Penny bridge: il ponte di Dublino, più bello dopo il restauro

Ha’Penny Bridge, forse il più caratteristico tra i ponti di Dublino, è stato appena restaurato. Conosciamolo meglio insieme.

Ha’Penny Bridge: una lunga storia, il ritorno all’antico grazie al restauro

Ha’Penny Bridge è sicuramente uno dei ponti dublinesi che attraverserete di più durante il vostro soggiorno nella capitale irlandese.

Il ponte è stato ridipinto recentemente: adesso il colore è di nuovo l’off-white, il bianco sporco, delle origini.

Ha’Penny Bridge: le origini, i nomi

Il Ponte del Mezzo Penny fu costruito nel 1836, sull’onda delle proteste per la scarsa qualità dei traghetti tra le due sponde del fiume Liffey.

Gli ideatori furono John C. Beresford e William Walsh.

Inizialmente il ponte fu chiamato Wellington Bridge, in onore di Arthur Wellesley, poi Duca di Wellington, il vincitore di Waterloo che era nato a Dublino e a cui è dedicato anche un monumento a Phoenix Park.

Il ponte fu poi rinominato Liffey Bridge; questo sarebbe ancora oggi il suo nome ufficiale, ma venne subito rinominato Half Penny (Ha’Penny) in riferimento al pedaggio che si doveva pagare per attraversarlo: un pedaggio, appunto, di mezzo penny. Il linguaggio, si sa, è conservativo: così il nome Ha’Penny Bridge rimase anche quando il pedaggio fu aumentato a un intero penny, così come quando non ci fu più bisogno di pagare per attraversarlo.

Nel 1913 un avveniristico progetto proponeva di distruggere il ponte per sostituirlo con un altro che contenesse una galleria d’arte sopraelevata, come nuova sede per la Hugh Lane Gallery (di cui abbiamo parlato recentemente).

Il ponte è costruito interamente in Ghisa. Le sue “spalle” sono in granito rustico e costituiscono un raro esempio dublinese di Stile Regency.

Lo stile del ponte in sé è Georgiano, caratterizzato dalla presenza dei tre lampioni (che dovrebbero essere presto rimpiazzati da altri con il design più simile a quello delle lampade a olio originali) e dalle cosiddette urne napoleoniche.

Vicino all’Ha’Penny Bridge

Il ponte è la “porta” verso il quartiere di Temple Bar per chi viene dalla NorthSide dublinese. Immediatamente adiacente al ponte, sul lato nord, c’è il ristorante The Winding Stair: ottimo tanto per la vista quanto per cibo, vini e birre; sul lato sud, date un’occhiata alla Temple Bar Gallery & Studios con le sue mostre temporanee.

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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