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Lunedì 25 Agosto 2009
Il bello di avere un aggancio a Dublino è… avere un aggancio a Dublino. Soprattutto se ti piace l’Irlanda. È ovvio, con internet è tutto più facile, ma se hai qualcuno sul posto è molto più facile. E, in genere, molto più divertente!
Bob e Massimo sanno che abbiamo amato Once.
Quindi alla loro domanda:
“Volete i biglietti per il concerto degli Swell Season?”
(come dire Glen Hansard e Markéta Irglová, ovvero the Guy and the Girl di Once, più il gruppo di Hansard al completo, The Frames), secondo voi come abbiamo risposto!?
Così, un paio di mesi dopo il Dublin Writers Festival e la lecture dell’ultimo premio Nobel irlandese, Seamus Heaney, siamo nuovamente ospiti della solita Ryanair. L’aereo parte in ritardo da Pisa e arriva più o meno in orario a Dublino. Joseph O’Connor ha scritto che in fondo Dublino è un paesone, se ci stai una settimana cominci a salutare gente per strada: dobbiamo dare ragione al fratello di Sinéad appena si aprono le porte scorrevoli dell’aeroporto, perché l’addetto di Aircoach che ci fa i biglietti è lo stesso di due mesi fa…
C’è poco traffico e arriviamo tranquilli in Merrion Square che il parco non è ancora chiuso. Dormiremo da O’Donoghue’s, sopra al pub bazzicato da Christy Moore e in cui c’è musica dal vivo tutte le sere. MaG opta per una cena al The Cellar, davanti al Taoiseach Department.
Lì conosciamo Andras, metà ungherese e metà irlandese, che parla un Italiano perfetto e tifa Fiorentina. Ci scambiamo gli indirizzi e-mail, in previsione di successive relazioni interculturali del tipo “noi ti troviamo i biglietti per il Franchi, tu li trovi a noi per il Croke”.
Niente birra. Ma un Midleton Very Rare, quello sì. Costa quanto cinque pinte. Non riesco a interpretarlo bene (forse colpa del fish & chips più costoso dell’universo che lo ha preceduto?), ma è only massif, come dicono da quelle parti di qualcosa che è assolutamente fatto bene. Quaranta gradi di velluto, suggerisce MaG.
Al pub suonano, noi abbiamo le chiavi per andare di sopra. È un po’ come essere a casa.
Ah: non piove.
Martedì 26 Agosto 2009
Ha piovuto di notte, senza disturbare. Il cielo non sa che fare: via libera alle nubi da ovest o tornare al sereno?
Nell’incertezza, andiamo a fare colazione da Bewley’s… Facce conosciute, anche lì, e senza pensare alle decine di personaggi di decine di libri che lo hanno bazzicato.
Giù verso la Liffey, allora. Anche la stazione della Garda che ci rimane sulla destra è in un libro.
Anzi due, adesso, ci dice il nostro accompagnatore strizzando l’occhio…
Chissà, forse sono ancora di più…
Attraversiamo l’O’Connell Bridge (su questo sì che ne sono passati, di personaggi…) e proseguiamo in direzione del porto, superando la Custom House. Arriviamo al CHQ Building. Ci accoglie un Alien in metallo riciclato che fa il paio con un Terminator 800 di RoboSteel; non avendo a disposizione sull’unghia i quattromilacinquecento euro per i due metri e quaranta di alien, raggiungiamo la nostra meta: House Of Tea. Centootto tipi differenti tra tisane e tè. Bellissimo. Anche se sai che bevi soltanto il lapsang… E che lapsang! Neanche l’ottima composta di mirtilli fa dimenticare al palato il retrogusto legnoso di un ottimo mug di tè.
Il tè è finito, finalmente piove. Pioggia che viene da ovest, dall’Oceano e dalle Aran, e arriva con una gran fretta, prendendo d’infilata la Liffey, cade in orizzontale, come se fosse un immenso tetris giocato con un joystick impazzito che scarta verso il mare, o come se ce l’avesse a morte con lo Sean O’Casey Bridge. Usciamo, l’ombrello è inutile. Gli Irlandesi odiano il clima del loro paese, ma io questo quarto d’ora di pioggia voglio proprio godermelo: c’è già un barlume di azzurro, oltre la Spire, la pioggia sparisce, continuando ad accanirsi, stando ai nuvoloni, sui soliti sfigati dei quartieri popolari, più a nord…
Riattraversiamo l’O’Connell e ci troviamo con un altro giovane autore irlandese: Darran, tassista, ma anche poeta e scrittore, anche per bambini, è un altro di quelli che ‘ci sta provando’. Chiacchieriamo del tempo, di Facebook e di the Edge: lui ha visto il megaconcerto al Croke Park, ma the Edge l’ha incontrato una volta, al cinema, a vedere Alla Ricerca di Nemo. Lo sapevate che One è stata scritta da the Edge quando si è lasciato dalla prima moglie? E che a Dublino non c’è un O’Connell Bridge, ma due?
Dopo una crêpe alla Niutellah e un tè, Darran ci saluta: deve incontrare un giornalista e poi parlerà a una radio. Buona fortuna!
È quasi l’ora del concerto. Altri cinque minuti di pioggia, il tempo di attraversare il Green: anatre, cigni e gabbiani nel laghetto se ne infischiano.
Il Concerto: Lisa Hannigan and Glen Hansard Swell Season @NCH
Il teatro è lo stesso dell’incontro con Heaney: la National Concert Hall . Massimo manda un sms a Claire, la manager della band. Claire viene a salutarci, il gruppo ha terminato il soundcheck “e adesso li faccio mangiare”, ci dice, come una mamma apprensiva. Ancora una volta finiamo a parlare del tempo e lei ci invidia i trentasette gradi. Torna dai suoi ‘bambini’ assicurandoci che dopo incontreremo Glen: cool!
Il pubblico è molto vario, giovanissimi ma anche nostri coetanei, e anche un bel po’ di over; i posti sono ottimi: centrali, seconda fila. Borbotto un po’ quando un tecnico del suono si dedica agli ultimi aggiustamenti: quella non è la chitarra di Once, quella così usurata da avere un bel buco, quella di Glen!
Ma dimenticavo che gli Swell Season saranno preceduti da Lisa Hannigan.
Si inizia con An Ocean And A Rock. Il secondo pezzo è Passenger, quindi Venn Diagram.
Non riconosciamo la quarta canzone, la successiva è Brolly Beats, quindi Teeth e Lisa conclude con il suo pezzo più famoso, Lille.
Lisa ha una voce da brividi, avevo detto a MaG: lei ha gusti più rockettari, ma a un certo punto mi dà di gomito, eccoli lì sul braccio, i brividi! No, non è solo da brividi, la voce di Lisa. È roca, e potente, come un leone che la musica tiene a bada. Il signore che siede accanto a noi è commosso. E il concerto che aspettavamo non è ancora iniziato!
Lisa e il suo gruppo lasciano la scena, tornano i tecnici. Arriva anche la chitarra bucata: vuol dire che ci siamo. Ultimi ritocchi all’acustica con il chitarrista, Rob Bochnik. Io e MaG divaghiamo sulla solitudine del bassista, lì a tenere il tempo con la sua corda in meno… poi, si comincia davvero.
Ecco Hansard, con tanto di giacca e cappello di lana (ma il cappello lo toglie immediatamente, forse un gesto scaramantico?). Mi viene in mente, nell’istante stesso in cui il gruppo inizia a suonare, che forse sta diventando difficile, con l’epidemia di i-pod-izzazione della musica, credere che dietro alle cuffie, dentro ai file mp3, ci siano esseri umani. Perché l’energia dei musicisti sul palco, che vedi, e senti, e la senti nella pancia quando pestano sulle percussioni e i bassisti di cui sopra fanno il loro lavoro, non passa dalle cuffie e non entra negli mp3.
Il primo pezzo, This Low, è tratto dal primo album degli Swell Season, il CD omonimo del 2006.
Con il secondo pezzo, siamo direttamente in clima – Once: When Your Minds Made Up.
Come avevamo visto spulciando i video di Hansard su Youtube, una delle caratteristiche del cantante dublinese è la capacità e la volontà di comunicare con il pubblico, anche un pubblico che, almeno inizialmente, è un po’ freddino come questo (colpa del teatro, abituato a musica classica e premi Nobel?). E così Glen ci fa alzare tutti per ‘darci una scrollatina’ e introduce ogni canzone con una battuta, un gioco di parole.
Il terzo pezzo, Low Rising, è tratto dall’album che uscirà in autunno, ovvero Strict Joy. Avevamo già avuto modo di ascoltarlo nel Tiny Desk Concert su NPR ed è forse il mio pezzo preferito tra quelli ascoltati del nuovo lavoro. Anche i brani successivi, l’energetico e vanmorrisonesco Feeling The Pull (ascoltabile nel Tiny Desk Concert) e High Horses, sono tratti dal nuovo CD. Torniamo a Once con Leave, e poi al nuovo lavoro con la bellissima In These Arms. Sul pezzo successivo Glen gigioneggia: lo introduce come canzone che disegna il momento peggiore della tua vita, quello in cui rimani senza speranza, senza voglia di vivere, e poi sghignazza dicendo che la canzone, Back Broke (Tiny Desk Concert) è ispirata a quando lo lasciò la sua prima ragazza…
Al termine del pezzo Glen, rimasto solo sul palco, lascia la chitarra e chiede che gli riportino la giacca: dalla tasca estrae un libro. Il titolo del nuovo CD rimanda a una poesia di James Stephens, Strict Care, Strict Joy: se ce ne fosse bisogno, ancora una volta il rapporto tra letteratura e musica irlandese, in Hansard in particolare, è esplicito, voluto, cercato. Dopo la lettura, Glen lascia il centro del palco a Markéta per I Have Loved You Wrong.
Seguono due brani in cui l’alchimia tra Glen e Markéta, adesso soli sul palco, aggiunge ancora spessore alla performance, due brani da Once, il commovente e premio Oscar Falling Slowly, e Lies, rabbiosa e struggente insieme.
Se il gruppo pensa di cavarsela così, il pubblico, che ormai si è ‘scaldato’, la pensa molto diversamente! I bis cominciano con Markéta che interpreta Fantasy Man (Tiny Desk Concert) cui segue il momento di Colm Mac Con Iomaire, il violinista del gruppo (l’unico a indossare pantaloni con la piega: è un violinista, non un rockettaro!), che è uscito nel 2008 con il bellissimo Chúinne an Ghiorria / The Hare’s Corner, con Cúirt Bhaile Nua / The Court of New Town.
Torna Glen, con la bellissima Go With Happiness, (linkata esattamente la versione del concerto), in cui il basso di Joe Doyle e la batteria di Graham Hopkins contrappuntano splendidamente la voce di Hansard e il violino di Colm.
Quindi, il pezzo preferito di MaG: Fitzcarraldo, dall’omonimo primo disco di The Frames, un inno a chi sa benissimo che cosa sta cercando e ha solo bisogno di raggiungerlo.
Siamo alla fine, il pubblico ha apprezzato e… Glen apprezza il pubblico, ormai! C’è da scegliere gli ultimi pezzi: molti chiedono Fogtown, o You Ain’t Go Nowhere. Glen esegue un altro ‘vecchio’ pezzo, Red Chord, dedicandolo a sua madre. A me non dispiacerebbe Revelate, uno dei pezzi che preferisco, ma grido Heyday, il pezzo di Mic Christopher.
Ed è Heyday: i concerti si chiudono salutando i vecchi amici… Glen si commuove, il pubblico lo sostiene, canta per lui. È il degno finale per un bellissimo concerto.
Lasciamo la sala, aspettiamo Claire nella hall, ci porta da Glen, mentre Colm saluta amici e parenti e incrociamo Markéta.
Mi viene naturale di abbracciarlo, per ringraziarlo. Ci facciamo una foto,
“testicles” dico io, come nella scena di The Commitments, Glen sorride e io mi sento per un attimo parte della band di Jimmy Rabbite Jr. E quindi, parte di un libro di Roddy Doyle. E non credo che ci siano altri posti al mondo che possano farti sentire così.
Stringo la mano a Lisa Hannigan, le dico che è stata bravissima.
Torniamo da O’Donoghue’s costeggiando il lato sud del Green.
Ah: non piove.
Swell Season Strict Joy Tour
Dublin, National Concert Hall, 26 agosto 2009
Glen Hansard (voce, chitarra, piano)
Markéta Irglová (voce, piano, chitarra)
Colm Mac Con Iomaire (violino),
Joe Doyle (basso)
Rob Bochnik (chitarra)
Graham Hopkins (percussioni)
Swell Season Strict Joy Album
Glen Hansard, Markéta Irglová Colm Mac Con Iomaire, Joe Doyle, Rob Bochnik, Graham Hopkins, Javier Mas (chitarra), Thomas Bartlett (piano), Chad Taylor (percussioni), Steven Bernstein and Clark Gayton (tromba),
Swell Season's Strict Joy Track List
1. Low Rising
2. Feeling the Pull
3. In These Arms
4. The Rain
5. Fantasy Man
6. Paper Cup
7. High Horses
8. The Verb
9. I Have Loved You Wrong
10. Love That Conquers
11. Two Tongues
12. Back Broke
Swell Season's The Swell Season Track List
1. This Low
2. Sleeping
3. Falling Slowly
4. Drown Out
5. Lies
6. When Your Mind’s Made Up
7. The Swell Season
8. Leave The Moon
9. Alone Apart
https://www.facebook.com/TheSwellSeason/
http://www.theframes.ie/
Ringraziamo lo Staff di Querci & Robertson per l’ospitalità… In tutti i sensi!
MaxMaG87