“Il sottoscritto” scrive in questo blog in maniera un po’ particolare: non potendo vantare un alto tasso di esistenza (beh, di questo ci sarebbe da discutere, comunque) in genere trae da questa situazione più oneri che onori. Questa volta mi fanno scrivere anche un articolo che normalmente dovrebbe essere redazionale: una recensione del concerto di Glen Hansard (con i suoi The Frames al gran completo) e Lisa Hannigan al Viper di Firenze, ieri, 22 febbraio 2013. Perché? Perché si parla di emozioni. Di emozioni grandi come il cielo d’Irlanda.
Sì, certo: ci sono i video, c’è la setlist. Ma questa è roba che può scrivere chiunque. Quello che cerco di fare in questo post è di trasmettervi, mentre YouTube carica (o almeno dovrebbe caricare) i video, e a tre tazze di tè di distanza dal concerto di ieri, ciò che in realtà non può essere trasmesso. Perché io non posso sapere, e quindi non posso dirvi, come avreste reagito voi a tre ore (abbondanti) di musica e passione. Per me Glen Hansard è qualcosa di più di un cantante, è qualcosa di più di un eccezionale artista che spende tutto se stesso ogni volta che sale su un palco (e, ricordiamolo, sul palco ci sale spessissimo e quasi ininterrottamente da anni e anni, ormai!).
Per me Glen Hansard è un simbolo, il simbolo di un artista che, partendo dalla strada (certo: non una strada qualsiasi, perché Grafton Street è un gran bel modo di nascere come artista) solo con la sua arte ha raggiunto il massimo. E il massimo non è ilsuccessolagloriaisoldi: il massimo è la sua capacità (che, semplicemente, gli fa onore) di riscoprirsi ogni volta che sale sul palco (e ormai ho visto Glen salire sul palco qualche volta, tra Dublino e Ferrara, tra Bruxelles e Firenze) un ragazzo che ama la musica e che vuole stare bene e farti stare bene con la musica. I Frames, Glen, Lisa sono ottimi musicisti. Sia Glen sia Lisa sono artisti straordinari, ottimi cantanti.
Ma la straordinarietà di Glen sta soprattutto nell’ingente quantità di energia che trasmette ogni volta che canta, ogni volta che suona le sue chitarre (magari fino a farsi sanguinare le dita, come è accaduto ieri). La straordinarietà di Glen sta nel dimenticarsi di aver vinto un Oscar e di tornare, ogni volta che sale sul palco, il ragazzo che suonava in Grafton Street, ben consapevole del fatto che non sei Bono e non sei in uno stadio tutto per te, per cui la tua voce deve sempre fare i conti con l’ambiente (un’ambulanza di passaggio come a Roma, un rutto di un deficiente in mezzo al pubblico a Ferrara, i bicchieri di plastica calpestati di ieri sera) e, costantemente, adattarsi al pubblico che ha davanti e a quello che succede.
Nel frattempo, con la sua voce, la sua chitarra e la sua – questa sì veramente monumentale – presenza scenica, Glen ti cattura e, mentre ti racconta le sue storie, le sue storie di amori e disamori, di fari e di birre, di cantante e di Irlandese ti investe di gioia e dolore, ti fa ridere e, sì, ti fa piangere.
Tutto questo non potrebbe accadere se Glen non sapesse trasmettere la stessa dedizione assoluta al pubblico che gli sta davanti a tutti coloro che suonano e che lavorano con lui: anzi, certamente il Glen Hansard dei Frames riesce a dare molto di più dell’Hansard solista e la sua capacità di fare band si applica non solo ai suoi “colleghi” storici, ma anche nei duetti con Lisa e alla perfetta integrazione dei fiati decisamente jazz e del terzetto d’archi che lo stanno seguendo in questo periodo.
C’è una parola che ricorre spesso nei testi di Glen: quella parola è hope, speranza. Amore e speranza: le due cose più importanti nella vita di ciascuno di noi.
Opening – Lisa Hannigan
- Little Bird
- Lille
- (New song)
- Knots
- What I’ll Do
- A Sail
Glen Hansard – The Frames: the gig!
- You Will Become
- Maybe Not Tonight
- Talking With The Wolves
- Love Don’t Leave Me Waiting
- Philander
- When Your Mind’s Made Up
- Low Rising
- METAL MOMENT!!!
- Bird Of Sorrow
- Leave
- Come Away To The Water
- Back Broke
- High Hope
- When I Paint My Masterpiece (Bob Dylan cover)
- Blue Moon + Santa Maria
- Fitzcarraldo
- Song Of Good Hope
- Say It To Me Now
- Gold
- Falling Slowly
- This Gift
Gran Finale
- Drive All Night (Bruce Springsteen cover)
- Glen Hansard – Baby Don’t You do It (Marvin Gaye Cover)
- Passing Through (Leonard Cohen cover)
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[youtube http://www.youtube.com/watch?v=ZojvSY_xcus&w=640&h=360]
Grazie a te Enrica.
Un Irlandese (o quasi)
Io c’ero, per me era il primo concerto di Glen Hansard, e sottoscrivo anche le virgole di quello che hai detto. Quest’uomo ha un cuore enorme, e una voce meravigliosa, calda, potente. E’ valsa la pena essere lì ogni singolo istante, sfidare la neve e andare a letto alle tre di mattina :)
Grazie per questa recensione; la migliore che io abbia letto.