Fabio Giobbe, in arte Giobbe, è un cantautore italiano la cui musica si ispira, tra l’altro alla scena indie irlandese. Lo abbiamo intervistato per voi!
Parliamo dunque del tuo debutto da solista, About Places. Come è nato, come sta andando?
Ho cominciato a pensare ad un disco solista molti anni fa. Avrei voluto, un giorno, poter realizzare un disco in cui poter avere piena libertà non solo nel processo creativo di scrittura dei brani e dei testi, ma anche negli arrangiamenti, nelle scelte di strutture e dinamiche, e in tutto ciò che riguarda l’intero progetto/concept del disco. Le canzoni però sono state scritte tra settembre del 2013 e giugno 2014.
In quel periodo insegnavo in un liceo di Ariccia, in provincia di Roma. Non ero lontanissimo da casa (meno di 200km) ma avevo comunque tanto tempo da trascorrere in una casetta in affitto, lontano da amici e famiglia. Per cui realizzare le demo è stata una terapia contro la solitudine e lo sconforto, almeno un po’. Via internet poi giravo le canzoni agli amici con cui avrei realizzato il disco, perché l’idea che fosse suonato da una vera band non l’ho mai abbandonata. Dopo tutto sono sempre stato parte di band, per cui per me era ancora il modo naturale di realizzare e suonare musica.
Quindi queste canzoni/demo ce le siamo palleggiate con Gianluca Plomitallo (piano acustico ed elettrico), Dino Cuccaro (batteria) e Marco Normando (basso). In studio poi si sono aggiunti altri musicisti: in primis Francesco Tedesco (chitarre elettriche) che è anche l’artefice del sound finale del disco, essendone co-produttore ed essendo sua l’etichetta con cui il disco è uscito, ossia la “I Make Records”; Ferdinando Guidelli (pedal Steel Guitar) e Gianluca D’Alessio (Violoncello).
Abbiamo utilizzato una piattaforma chiamata “Produzioni dal basso” per dare la possibilità a chi volesse di acquistare in pre-order il disco, e devo dire che gli amici e chi un po’ mi segue hanno risposto positivamente. Come si può immaginare i numeri son sempre esigui quando si tratta di vendite di gruppi o artisti emergenti che non siano esposti a livello mediatico in maniera massiccia. Ma siamo contenti così. La spinta per un disco del genere sarebbe suonarlo dal vivo il più possibile e portarlo direttamente alla gente dei concerti, ma a causa di un brutto problema alle corde vocali sono impossibilitato a suonare, e non so ancora quando potrò tornare a cantare. Sono molto dispiaciuto per questo.
E la precedente esperienza con The Disappearing One? Si tratta di una pausa? Vuoi parlarne ai nostri lettori? Come è nato il nome?
Il nome è uno pseudonimo che ho sempre usato dai tempi di MSN e MySpace. Scrivevo canzoni e registravo demo in casa, agli albori dell’home recording per tutti. E usavo quello come pseudonimo, riferendomi ad un periodo in cui mi capitava spesso di perdere amici e persone care per la strada. persone che “scomparivano” appunto. In modo inconsapevole risultò essere anche una citazione di un pezzo di Chris Cornell, uno dei miei cantanti preferiti, che si chiama “Disappearing One”, presente nel suo primo disco solista (capolavoro) “Euphoria Morning”, del 1999. Ma la cosa non era riferita alla canzone di Chris, che resta una delle mie preferite. Sarà stata opera del mio inconscio.
La band per ora è ferma. Diciamo che ci siamo allontanati, per vari motivi, sia interpersonali che di scelte musicali e di obiettivi. Dopo un primo periodo di “arrabbiatura” pare che le cose siano tornate nella tranquillità, come è giusto che sia tra persone che si sono volute bene e che hanno condiviso km in auto, notti fuori casa, concerti e anni di sala prove. L’ultimo disco dei The Disappearing One, omonimo, che è quello più corale dei tre ufficiali che abbiamo realizzato, resta il nostro disco migliore.
Cosa c’è dietro a questa passione per la musica Irlandese? Come ci sei arrivato?
Ai tempi del download lento e macchinoso di Napster e simili, scaricai un disco dei The Frames. Ne avevo sentito parlare su qualche rivista, dato che Youtube e cose simili non esistevano. Scaricai “Burn the Maps” e “For the Birds”. Sarà stato il 2004. Quell’estate mi innamorai di loro, diventai un fan ma soprattutto ebbi la conferma di aver intuito nelle loro canzoni lo spirito genuino e vero delle persone che c’erano dietro. Da lì è stato un innamoramento continuo. Questo è stato il motivo del mio ulteriore avvicinamento all’Irlanda, “consacrato” da un viaggio on the road che feci nel 2009, in cui in macchina girai un po’ tutto il paese. Poi ci sono tornato per concerti e per piacere. E credo che la passione per quei posti e quelle persone e musicisti non finirà mai.
Parlaci dei punti di riferimento, in Irlanda e in Italia, nel campo della musica.
I miei punti di riferimento in Irlanda restano Glen Hansard e quella scena lì. In Italia non saprei, non ascolto molta musica italiana. Se devo fare dei nomi che rispettino quel tipo di approccio che io amo, direi uno su tutti: Perturbazione. Chi li conosce sa bene di cosa parlo!
Che musica ti piace ascoltare? Che cosa c’è nel tuo lettore MP3, oltre a About Places?
Devo dire che raramente ascolto molto i miei dischi. Però devo dire che sia l’ultimo dei The Disapperaing One che questo “About Places” li riascolto ancora tanto, con molto piacere. Il motivo è che, finalmente, abbiamo avuto l’opportunità di registrare con persone speciali che hanno reso il sound che cercavamo, rendendo l’ascolto sempre piacevole e longevo. Merito di Davide Iannuzzi per il disco dei disappearing, e di Francesco Tedesco della “I Make Records” per Giobbe. Con lui ho coprodotto il disco e il 90% del sound che ne è venuto fuori è tutto merito suo.
Qui ad Italish amiamo parlare più in generale di cultura Irlandese. Qualche suggerimento su libri, scrittori e/o musicisti che pensi potrebbero aiutare uno straniero a comprendere meglio gli Irlandesi e la loro terra?
Sono molto legato alla cultura musicale moderna irlandese. Per il resto sono anche io in continua scoperta. Ai tempi dell’università ovviamente, studiando lingue e letterature straniere, sono entrato con tutto me stesso nella lettura dei classici di quella terra. E sono i classici che mi sento di consigliare, sempre! Come Swift, o lo Sterne di Viaggio sentimentale, Oscar Wilde, ma soprattutto Yeats con le sue fiabe ed i suoi elfi e gnomi, le foreste e le spiagge incantate che sono una splendida panoramica del folclore irlandese. Non potrei non consigliare l’Ulisse di James Joyce ma soprattutto le quindici storie che compongono Gente di Dublino.
Mi rendo conto di non svelare o consigliare nulla di nuovo. Ma non i classici non si sbaglia mai!
Italia – Irlanda: sembra ci sia un legame speciale tra i due paesi (almeno dal nostro punto di vista), a iniziare dai nostri antenati immigrati che si incontrarono sulle strade per e dell’America. Sei d’accordo con questa considerazione? Cosa credi accomuni queste due popolazioni?
Sono molto d’accordo, sebbene mi pare che ci sia un forte legame che resta negli anni, nonostante si possano notare differenze sensibili tra le due popolazioni. Dalla mia esperienza personale posso dire che non tutti gli italiani mi ricordano gli irlandesi, ecco. Mi pare più un legame fondato su similitudini dettate da affinità elettive. In generale, comunque, credo che il calore e la voglia di sentirsi veramente in contatto tra esseri umani complessi ma semplici allo stesso tempo sia il collante tra i due popoli. Per il resto non saprei. Potrei dire solo che, almeno dal mio punto di vista, solo ad una persona fredda e vuota potrebbero non piacere l’Irlanda e gli Irlandesi. A prescindere dalla sua nazionalità e provenienza.
Cosa vorresti fare da grande? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Mi piacerebbe poter continuare a suonare in giro e fare dischi che abbia senso veder realizzati. Spero di non perdere la voglia di scrivere canzoni a causa dei fattori esterni destabilizzanti, come la poca attenzione o la difficoltà ad arrivare a più persone con la propria musica. Mi piacerebbe poter andare a suonare in altri paesi. Mi piacerebbe tornare innanzitutto a suonare e cantare. Dunque per ora sono concentrato sul presente e sulle cure alle corde vocali. Spero di uscirne. Il futuro è molto incerto, non solo per la mia musica e la possibilità di farne ancora. Ma continuo a lottare.
Auguratemi buona fortuna! Cheers Anyone!