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Farmleigh: il “parco nel parco” a Dublino

Farmleigh House, legata alla famiglia Guinness, è una villa con giardino protetto, un walled garden, circondata da un bellissimo parco ed è al confine di un parco ancora più grande: Phoenix Park. Inoltre, Farmleigh House è una importante istituzione nel panorama letterario dublinese. Benvenuti a Farmleigh!

Farmleigh House: un gioiello di casa Guinness

Farmleigh era originariamente un possedimento della famiglia Warren a partire dal 1666. Non si ha nessun documento che registri la presenza di edifici prima del 1800.

La proprietà passò dai Warren a Christopher Halpin, distillatore, nel 1769.

Dopo altre cessioni, è nel 1873 che viene acquistata da Edward Cecil Guinness (1847-1927), primo conte di Iveagh, discendente diretto di Arthur “birra scura” Guinness (1725-1803, dal 1769 probabilmente il più famoso produttore di birra al mondo).

Edward acquistò Farmleigh in occasione del suo matrimonio con la cugina Adelaide.

È con Edward che l’edificio viene espanso, a opera dell’architetto James Franklin Fuller, tra il 1881 e il 1884 e poi nel 1896, con l’ulteriore aggiunta del giardino d’inverno nel 1901.

Nel frattempo si lavorava anche sui dintorni: nel 1879 veniva costruita la Clock Tower, costruita dallo Engineering Department della St. James Gate Brewery (sì, quella della Guinness) e ispirata ai campanili italiani; si completavano la fontana, il sunken garden e il walled garden.

Farmleigh House: dalla famiglia Guinness allo Stato irlandese

Farmleigh House è rimasta proprietà dei conti di Iveagh successori di Edward fino al 1999, quando è stata acquistata dallo Stato irlandese.

Oggi Farmleigh House è a tutti gli effetti parte di Phoenix Park, ma può essere raggiunta direttamente da Castlenock e Chapelizod.

Farmleigh House e la letteratura: la figura del “Writer in Residence”

Dal 2006 esiste il programma “Writer in Residence” della struttura: il programma ha lo scopo di evidenziare l’importanza della Benjamin Iveagh Library che fa parte della House. La scrittrice, o lo scrittore in residenza ha il dovere di di valorizzare Farmleigh e la sua biblioteca con l’organizzazione di eventi quali incontri con autori, concerti, corsi.

L’attuale Writer in Residence è Philip St John.

Nel 2017 era Mia Gallagher, coinvolta nel progetto dello Italo Irish Literature Exchange e una delle autrici della raccolta italo-irlandese Lost Between: interessante il suo mini-corso di scrittura creativa, ispirato proprio dai giardini e dal parco di Farmleigh, che ho potuto seguire a luglio.

Nel 2016 era Lia Mills, che successivamente è stata con Catherine Dunne una delle insegnanti del nsotro corso di scrittura creativa in inglese per non madrelingua: Found in Translation: nella raccolta di scritti brevi nata dalla sua Residency ci trovate anche me! :-)

Come (e quando) visitare Farmleigh House

Il parco è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18, non è più possibile entrare dalle 17. La visita a parco e giardini è gratuita.

La visita guidata a pagamento della villa è possibile tra le 10 e le 17, circa ogni ora.

Potete raggiungere la villa in auto o bici attraverso Phoenix Park.

Come accennavamo, può essere raggiunta direttamente da Castlenock e Chapelizod (c’è un apposito parcheggio). Gli autobus che arrivano più vicini sono 37, 38, 70d.

La stazione ferroviaria più vicina la Navan Road Parkway.

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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