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Siamo di nuovo sulle – letterariamente parlando – affollate strade di Dublino con la nostra intervista a Caitriona Lally, autrice di Eggshells.
– Caitriona, ci diresti qualcosa a proposito del processo creativo alla base di Eggshells, i perché e i come del romanzo?
Nel 2011, durante la recessione, ho perso il lavoro. Improvvisamente, mi sono ritrovata a vivere giornate che non avevano più una struttura. Sono passata dalla routine di avere un posto in cui passare tutte le giornate dalle nove alle cinque, con dei colleghi, a non avere più scadenze o posti in cui dover essere, se si esclude l’ufficio di collocamento.
Così ho cominciato a girare per Dublino, senza scopo, lontana dalle ore di punta così che le strade erano più tranquille, e ho cominciato a notare che le targhe delle vie avevano lettere mancanti, così per esempio ‘Prussia Street’, senza la ‘P’, diventava ‘Russia Street’.
Ho cominciato a prendere nota delle insegne e a fare congetture su di esse. Allora ho iniziato anche ad annotarmi brani di conversazioni dei passanti, e a prendere nota dei graffiti più interessanti, a scrivere liste di nomi di fiori bellissimi ai Botanic Gardens, e di oggetti esposti nei musei.
Il mio personaggio principale, Vivian, è nata da tutto questo: un personaggio che è una outsider, una disadattata, qualcuno che si sente fuori posto e che cerca un qualche schema, o codice, per farsi portare in un mondo a cui invece appartenga.
– Chi è nato prima, il libro o la scrittrice? Intendo: volevi scrivere un libro, oppure avevi una storia da raccontare e quella storia è poi diventata Eggshells?
La seconda ipotesi. Non avevo deciso di scrivere un romanzo. In passato avevo scritto solo saggi e racconti, e non avevo mai avuto successo nel tentativo di farli pubblicare.
Erano state le lettere mancanti sulle insegne delle strade a farmi incuriosire, e avevo anche pensato di scrivere un saggio in merito, ma poi mi sono resa conto che mi stavo divertendo molto di più a immaginare i motivi per cui le lettere erano mancanti, e a cercare una qualche sorta di spiegazione in proposito.
È stata la voce di Vivian a far nascere la storia, il suo disperato essere alla ricerca di qualcosa, ed è soltanto quando ho iniziato a scrivere con la sua voce che ho capito che era possibile che le sue avventure diventassero un libro.
– Raccontaci della mania, tua e di Vivian, per mappe e strade.
Si nota così tanto che sono ossessionata dalle mappe?!
Sì, ho sempre amato mappe e mappamondi, la nostra casa ne è piena. Forse è perché amo viaggiare, e penso sempre al prossimo paese da visitare, che le mappe sono così importanti per me. Amo seguire i contorni dei confini dei paesi, confrontare vecchie mappe con quelle nuove, per trovare quali sono le linee che si sono aggiunte.
Il mio solo problema è che sono assolutamente negata, invece, per leggere le mappe in senso pratico. Sono il tipo di persona che vedi all’angolo di una strada continuare a rigirarsi la mappa tra le mani, cercando di capire dove si trovi.
In auto sono una passeggera veramente irritante, Google Maps mi intimorisce così tanto da farmi venire i sudori freddi e non sono assolutamente in grado di fornire indicazioni a chi sta guidando.
– Caitriona e Vivian, Vivian e Caitriona: quanto di te c’è nel personaggio?
Hmmm. Forse più di quanto avessi realizzato mentre stavo scrivendo il libro.
C’era senza ombra di dubbio un parallelo tra i miei anni da disoccupata, passati a girare per le strade andando alla ricerca di un lavoro, e la Vivian alla ricerca del suo portale per un altro mondo.
Inoltre, Vivian ha la mia stessa ossessione per le mappe, come detto prima, e per le liste.
Adoro compilare liste di parole e idee carine: in Vivian ho portato tutto questo all’estremo, usando le sue liste come un modo per cercare di dare senso al mondo. Per fortuna, almeno, non sono così socialmente isolata come invece Vivian. È stata una delle cose più difficili da scrivere: l’intensità di un personaggio che raramente si relaziona con gli altri.
– Quasi cento anni dopo ‘Ulysses’, Dublino sembra ancora lo scenario perfetto per un romanzo. È una mia impressione, o la cara sporca Dublino ha ancora molto da dire, almeno alle orecchie di chi scrive?
Beh, sono cresciuta a Dublino e ancora ci vivo, quindi forse sono troppo coinvolta per rispondere appropriatamente.
Dublino è una città che si gira facilmente a piedi, compatta, per cui era perfetta per gli scopi miei e di Vivian. Se avessi ambientato il libro a Londra o New York, o in altre grandi città, Vivian avrebbe dovuto usare molto di più i mezzi pubblici e questo avrebbe cambiato aspetto al libro: magari non avrebbe potuto utilizzare una mappa per pianificare i suoi itinerari.
Quando, lo scorso novembre, ero a Pisa (per il Pisa Book Festival) e Firenze, ho trovato che tutta quella bellezza era travolgente, tanto che forse sarebbe difficile trovare il modo di cominciare a scriverne.
– Vivian è decisamente un personaggio nerd. In che cosa le sue sfumature e le sue stranezze sono lontane da te? Che cosa ti ha ispirato per delinearla?
Hah! Mi piacerebbe pensare che le sue eccentricità non mi appartengano.
Alcune delle cose che Vivian dice le penso anche io – anche se, magari, so che è meglio non dichiararle ad alta voce. Vivian non ubbidisce alle convenzioni sociali, e questo è stato divertente da scrivere.
Inoltre, camminando molto per Dublino, utilizzando spesso l’autobus, ho avuto tantissime esperienze di conversazioni con gente eccentrica e forse Vivian è stata ispirata in parte anche da questo.
Mi piace come, talvolta, le persone che sembrano più eccentriche siano quelle che hanno molti meno problemi del resto di noi, che ci preoccupiamo di come ci giudicano gli altri, a dire il vero.
– Che cosa riguarda il tuo prossimo progetto di scrittura?
Sto lavorando al mio secondo romanzo, un po’ più lentamente di quanto avrei voluto, ma non è una cosa che puoi forzare. L’ambientazione questa volta è Amburgo: per il secondo romanzo volevo una ambientazione diversa da Dublino.
Ho fatto visita a un amico che vive ad Amburgo diverse volte e mi piace molto l’atmosfera della città portuale. Volevo anche sperimentare un diverso tipo di scrittura, con personaggi che vivono la città non da abitanti, ma da turisti, da stranieri.
– Quali libri irlandesi suggeriresti ai lettori italiani?
Un altro libro ambientato a Dublino e con la stessa eccentricità di Eggshells è A Model Partner di Daniel Seery: divertente e accattivante.
Sono una fan accanita dei racconti irlandesi, specialmente perché ho grande difficoltà a relazionarmi con questa forma di scrittura. Consiglierei le raccolte di racconti di Kevin Barry, Mary Costello, Colin Barrett, Danielle McLaughlin; Il Garzone del Macellaio / The Butcher Boy di Patrick McCabe, con il suo umorismo macabro; Malarkey di Anakana Schofield: divertente e anticonformista. E poi Samuel Beckett con i suoi personaggi misantropi e spiacevoli.