Dopo aver incontrato Cesare Catà, il regista dello spettacolo Out of This Dull World, nei giorni precedenti il debutto al Montelago Celtic Festival, abbiamo la possibilità (ed il privilegio, inutile nasconderlo) di farci una piacevole chiacchierata con una delle indiscusse protagoniste sul palcoscenico, la cantante Serena Abrami.

Serena è una cantante e cantautrice marchigiana (la trovate anche su Facebook), che ha già collaborato e condiviso il palco con nomi importanti della musica Italiana d’autore, come Ivano Fossati, Niccolò Fabi, Gnu Quartet, Fiorella Mannoia, Simone Cristicchi, Petra Magoni & Ferruccio Spinetti, i Mercanti di Liquore e Cristina Donà (solo per menzionarne alcuni, cerniti con poca prudente discrezione da chi scrive). Il grande pubblico ha indubbiamente iniziato a sentirne parlare (e, soprattutto, ad ascoltarla) nel 2009, quando ha calcato la scena del talent musicale X-Factor; ma gli amanti di Irlanda forse impareranno a conoscerla meglio ora, dopo le sue più recenti esibizioni in cui si è avvicinata alla musica Irlandese (anche Tradizionale), con indiscutibile abilità ed un approccio appassionato e profondo.
1) Serena Abrami: un nome conosciuto al grande pubblico grazie a X Factor 2009, Sanremo Nuove Proposte 2011. Ci vuoi raccontare che è successo da a allora fino a questo spettacolo ed alla musica Irlandese?
Di sicuro vivo la musica con più consapevolezza. Accanto al mio progetto, mi piace sperimentare la voce su repertori alternativi (dalle romanze Russe alla chanson Francese) e quello Irlandese ha sonorità ed evoca suggestioni a me care sin da piccola.
2) Nella tua pur giovane carriera hai già collaborato con personaggi importanti del mondo della musica; immagino che tu avresti molto da dire in merito a tali esperienze. Vuoi raccontarci cosa ti stai portando con te da queste collaborazioni?
Le collaborazioni sono terreno fertile per mettersi in discussione, confrontarsi, crescere e magari allacciare preziosi rapporti umani. Dare loro troppa importanza, tuttavia, a volte può oscurare l’artista minore, anche se fa parte del gioco. Ad esempio, nel 2011 sono arrivata alla finale di Sanremo con Lontano da tutto, un brano che mi ha scritto Niccolò Fabi. Mi è capitato di sentire voci in cui si giustificava partecipazione al Festival solo in relazione alla “firma”, mettendo quindi in secondo piano aspetti altrettanto importanti come personalità vocale, interpretazione … e il fatto che Niccolò non aveva mai scritto per nessuno prima e credeva in questa scommessa. Di sicuro ciò che ogni collaborazione mi ha lasciato è che gli artisti vanno considerati musicalmente a prescindere da come sono nella loro quotidianità, lontana dai riflettori e che quelli più grandi sono i più umili. Questi ultimi mi hanno dato parecchi consigli, in primis Ivano Fossati e mi hanno fatto sentire vicina a loro a conferma che la musica, quando viene vissuta per la sua essenza, non cambia a seconda delle “categorie di successo”.
3) C’è qualche artista con cui ti piacerebbe collaborare in futuro?
Se ci sono desideri… li tengo ancora per me, ma l’unica volontà ora è essere concentrata sul mio progetto e i musicisti con cui lo condivido.
4) Veniamo ora allo spettacolo “Out of This Dull World“; come sei stata coinvolta in questo progetto?
Ho conosciuto Cesare Catà grazie al pianista Fabio Capponi e l’attrice Pamela Olivieri, con cui collaboro da anni. Il copione mi è subito piaciuto e così mi sono semplicemente detta “Vediamo che succede!”

5) Cesare Catà, regista dello spettacolo, ci ha dichiarato: “Con i nostri spettacoli, si è cimentata per la prima volta nella musica celtica, e sono convinto che questa sia la sua strada”. Cosa ne pensi?
Penso che… allora non sono andata tanto male!
:-)
Mi auguro che lo spettacolo possa solcare altri palchi, anche fuori regione (siamo tutti delle Marche) con la stessa passione, ricerca e curiosità. Con me sul palco c’è un’altra donna, l’attrice Pamela Olivieri. Mi piace che siano proprio due voci femminili ad interpretare un mondo così pieno di sfumature e di colori.
6) Cosa ti ha colpito delle sonorità della musica Tradizionale Irlandese? Hai qualche suggerimento da dare a chi si vuole avvicinare a tale musica?
Da piccola l’ascolto della musica Irlandese mi catapultava in un mondo magico, che prendeva le sembianze delle fate e dei folletti narrati dalle fiabe ed in seguito è ricorsa nella mia vita, con tanto di coincidenze. Ad esempio da piccola cantavo con mia madre, a due voci, la melodia di “Siúil a Rún”, inventando le parole e adesso mi sono trovata ad interpretare di nuovo questo brano nello spettacolo. Quando ho iniziato ad ascoltare e studiare la musica tradizionale Irlandese ai fini del copione, mi sono chiesta :“Come posso cantare un repertorio che non mi appartiene?” Mi sono detta … la musica tradizionale irlandese è innanzitutto “tradizionale” e la musica tradizionale delle Marche, in particolare del centro Marche, terra in cui sono nata (e di cui vado orgogliosa) fa parte inequivocabilmente di me. La musica tradizionale irlandese si nutre di storie d’amore, di lavoro, di quotidianità rurale così come i nostri stornelli; la prima, come la seconda, è imprescindibile dalla danza e tra l’altro c’è una similarità ritmica tra le gighe irlandesi e il saltarello. Le risoluzione armoniche sono diverse, ma la funzione sociale e culturale è la stessa. Nella musica irlandese ci sono strumenti come il tin whistle o l’arpa celtica, nella musica tradizionale marchigiana c’è l’organetto o la fisarmonica, ma la cornamusa della prima può ricordare la zampogna della seconda e la chitarra è uno strumento comune (seppur nello spettacolo abbiamo scelto volutamente il pianoforte, suonato dal maestro Fabio Capponi). Proprio nelle Marche, i monti Sibillini da secoli fanno da cornice a leggende di cavalieri e Sibille e sono intrisi di archetipi e simboli comuni ad altri popoli (come meglio spiega il libro “Filosofia del fantastico” dallo stesso Cesare Catà). Leggevo tempo fa che un noto scrittore di escursioni e viaggi d’Irlanda, Michael Fewer, innamorato del Piceno, aveva dichiarato “una settimana non è sufficiente per prendere dentro di me questo particolare angolo di mondo…”. In definitiva, il mio consiglio è in generale approcciarsi alla musica con il cuore e grande onestà. Lo studio e la ricerca sono indispensabili per acquisire un linguaggio diverso, ma da soli non bastano.
7) Pensi che ci sarà ancora Irlanda nel tuo futuro?
Sì, e ciò che mi manca davvero è visitarla. Spero accada presto, così potrò cantarla meglio di adesso. Spettacoli a parte, sarebbe un bellissimo viaggio.
Sì, Serena, sarebbe un viaggio indimenticabile, per te e per coloro che potrebbero avere l’opportunità di ascoltarti anche per le strade di Irlanda. Ricordati che quassù, sull’Isola di Smeraldo, in un angolo di un pub o sul palco di un teatro, ci sarà sempre qualcuno che ti aspetta per cantare con te…