Non convenzionale e alternativo sono parole che al team di Italish piacciono molto. Quando siamo a Dublino a caccia di nuovi eventi, nuovi luoghi, nuove iniziative cerchiamo sempre quelle “alternative”. Il nostro incontro con The Little Museum of Dublin è, come spesso ci succede a Dublino, una storia da raccontare.A pochi passi da Grafton Street e di fronte al parco di Stephen’s Green (l’indirizzo del museo è 15 St Stephen’s Green) The Little Museum of Dublin ci è stato segnalato da uno dei nostri amici dublinesi. Che a sua volta non aveva mai visitato il museo finché non gli avevamo consigliato l’esibizione che è ospitata dal TLMoD in questo periodo: Heart of the City 1972 – 1982 – photographs of Dublin’s north city centre by Brendan Walsh.
E sono bellissime in effetti le foto di Walsh, le foto di una Dublino che abbiamo conosciuto con i libri di Roddy Doyle e visto nei film tratti dalla trilogia di Barrytown, una Dublino in cui la Celtic Tiger era ancora di là da venire ma che stava per divenire uno dei più orgogliosi e prolifici tra i panorami culturali europei:
images of a city crumbling, a people resilient and proud, and the efforts of some to save a community under threat.
La peculiarità del museo è appunto quella di essere dedicato interamente alla città, e di aver visto il contributo dei Dublinesi, noti e meno noti, che hanno donato oggetti, fotografie, storie al museo (dalla pagella di Denis Hickey, grandissimo rugbysta di qualche anno fa, alla patente di David Norris, candidato alle ultime elezioni per la presidenza dello Stato e direttore del James Joyce Centre; dai biglietti per il primissimo concerto degli U2 ai cimeli della Easter Rising).
Da Beckett a…
Lo splendido edificio georgiano è letteralmente stipato fino ai soffitti, come vedete dalla gallery, di foto e oggetti. Il “fusto” di acqua santa è sicuramente tra i nostri preferiti, e naturalmente abbiamo molto apprezzato l’alta “densità letteraria” dell’esposizione: la cartolina di John Banville al museo, per esempio, in cui il grandissimo autore dichiara di non sapere che cosa donare al museo stesso se non (speriamo il più tardi possibile…) il suo cervello; o l’altra cartolina, autografa, di Samuel Beckett inviata dal Premio Nobel al ragazzino che, negli anni ’70, viveva nella casa in cui l’autore di Endgame aveva passato l’infanzia.
Oltre alle installazioni fisse non mancano interessanti iniziative a tema, come The Polish History of Dublin con Anetta Karnicka, Literary Dublin curata dal direttore Trevor White o Gay Dublin curata da Simon O’Connor. Il mercoledì è Big J Wednesdays, con ingresso gratuito grazie agli sponsor.
La prossima volta che andate a Dublino, quindi, non perdetevi The Little Museum of Dublin!
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