Esistono centinaia di migliaia di pagine web dedicate a St Stephen’s Green, il parco di Dublino più famoso. Ma allora, proviamo a cominciare a raccontarlo in un modo completamente diverso…
Una mattina a St Stephen’s Green
Sotto gli alberi del viale faceva quasi freddo e l’aria era densa, avvolgente, come il ricordo persistente della nebbia appena dileguatasi.
Era semplicemente assurdo supporre che solo a qualche metro ci fosse una città.
Anatre e cigni si avvicinarono al bordo artificiale del laghetto in direzione dei tre esseri umani, speranzosi di ricevere del cibo da essi (i bipedi piumati da quelli implumi, si intende).
Un cigno gridò un grido rauco di protesta per non avere ricevuto niente, quindi tornò alla sua tana, sull’isolotto. Perché i cigni hanno il posto migliore, e questo solo perché sono più grandi e più bianchi.
Il cigno che aveva levato la sua protesta era una madre (o almeno facente funzione di): un becco grigio spuntava sul dorso del cigno madre, che era pertanto anche cigno traghetto, o cigno barca di salvataggio.
Doppia la difficoltà per gli uccelli acquatici, che devono imparare sia a nuotare sia a volare.
Sul ponticello (laghetto, isolotto, ponticello: la falsa grandiosità delle opere umane archiviata sotto i diminutivi) c’era un altro Garda. […]
Da I Diari di una Statua, Max O’Rover
St Stephen’s Green, il parco dei dublinesi
Questo testo fa parte di un libro in cui il parco dublinese di St Stephen’s Green è in qualche modo, esso stesso, un personaggio.
E non potrebbe essere altrimenti, in fondo, perché St Stephen’s Green è uno degli scorci più famosi e visitati di Dublino, e anche uno dei luoghi in cui i due mondi distinti dei “locali” e dei “turisti” possono più facilmente incontrarsi e incrociarsi, soprattutto nelle giornate di sole, quando decine e decine di dublinesi si godono la smentita dell’assunto secondo cui in Irlanda piove sempre, cercando di fare il pieno di vitamina D…
Pascolando per Dublino
La storia di St Stephen’s Green, però, inizia in maniera decisamente poco “urbana”: la zona era adibita a pascolo!
È nel 1663 che si inizia a costruire palazzi attorno a quello che poi diventerà il parco, dotato di un perimetro di mura nel 1664.
Per un periodo il Green divenne un parco privato, cui potevano accedere soltanto i residenti dei palazzi signorili circostanti.
Fu nel 1877 che Arthur Guinness, barone di Ardilaun, discendente di “quel” Guinness e proprietario anche del Saint Anne’s Park, si adoperò per far riaprire al pubblico il Green.
Una sua statua è ancora nel parco a ricordarlo.
Pallottole & Papere
Nel 1907 venne costruito il Fusiliers’ Arch, che caratterizza l’ingresso principale di St Stephen’s Green.
Un’opera architettonica controversa, dedicata alle truppe dei Royal Dublin Fusiliers impegnati nella Seconda Guerra Boera e immediatamente definita dai sostenitori del nazionalismo irlandese l’arco dei traditori.
E l’arco, nel 1916, durante la Easter Rising, si troverà nel bel mezzo degli scontri a fuoco tra le truppe inglesi e uan colonna dell’Irish Citizen Army comandata da Michael Mallin e dalla Contessa Constance Markievicz.
Una scelta tatticamente infelice, quella di occupare il parco, perché le truppe inglesi potevano facilmente bersagliarlo dal vicino Hotel Shelbourne.
Non piovono più pallottole, fortunatamente, ma le “papere” – cigni, anatre, gabbiani, qualche airone – abitanti dello stagno che occupa una buona porzione del parco, sono una delle attrazioni più amate soprattutto dai bambini.
Le statue di St Stephen’s Green
A caratterizzare il Green, anche una serie di statue e installazioni. Della statua di Lord Ardilaun abbiamo già detto.
Nel parco sono ricordati anche due dei più grandi scrittori irlandesi: William Butler Yeats, con lo Yeats Memorial Garden di Henry Moore, e James Joyce con un busto in bronzo.
Importante anche il tributo alle personalità del movimento indipendentista: La statua di Theobald Wolfe Tone, il leader della fallita rivolta del 1798 (a questa statua, come ad altre, i Dublinesi hanno affibbiato un nomignolo: quello di Tonehenge, in questo caso…); di Robert Emmet (1803); di Jeremiah O’Donovan Rossa, della Fenian Brotherhood; della stessa Constance Markievicz.
Al ricordo della Grande Carestia è dedicata l’opera The Great Famine di Edward Delaney, lo stesso scultore della statua di Wolfe Tone.
La Fontana delle Tre Parche di Joseph Wackerle è stata donata dal popolo tedesco in memoria della Operation Shamrock, il programma per cui circa cinquecento bambini tedeschi furono ospitati in Irlanda dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il ponte che attraversa lo stagno si chiama O’Connell Bridge: se pensavate che a Dublino ce ne fosse solo uno, vi sbagliavate! ;-)
St Stephen’s Green al meglio
Il parco apre ogni giorno dell’anno alle 7.30 (9.30 la domenica e Bank Holiday) e chiude al tramonto: il che significa tra le 16.30 e le 18 tra gennaio e febbraio, tra le 18.30 e le 20.30 tra marzo e aprile, alle 21 tra maggio e luglio, tra le 19 e le 20.30 tra agosto e settembre, tra le 16 e le 18.30 tra ottobre e dicembre.
Il consiglio per goderselo in tutta la sua bellezza, e con la possibilità di scattare foto non “sovraffollate”, è quello di farsi trovare pronta per l’apertura (per me, poi, la sensazione di essere il primo della giornata a metterci piede è sempre corroborante…). All’ora di pranzo, in una bella giornata di sole, il parco vi darà la possibilità di confrontarvi con i tanti dublinesi, ragazzi, certo, ma non solo, che lo usano per la pausa. Anche le foto a ridosso del tramonto vi daranno delle gran belle soddisfazioni.
I parchi di Dublino
I parchi di Dublino sono decine, e tutti bellissimi: non perdetevene neanche uno grazie al nostro post sui parchi dublinesi!
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