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Diario irlandese di Monica Gazzetta: “in ascolto”

Sono da poco riatterrata in Irlanda e il primo pensiero è andato al principale motivo che mi ha spinto a scrivere un libro su questa verde terra.
Correva l’anno 2010 e in uno dei miei viaggi in Irlanda decisi di visitare le famose Cliffs of Moher, mèta comune ai turisti ma da me ancora sconosciuta.

Una mia amica si propose di accompagnarmi perché se mi fossi affidata alle visite guidate avrei avuto poco tempo a disposizione.

Lei sa che io mi perdo spesso e facilmente a osservare e ascoltare la natura, con la conseguente perdita del senso del tempo.

Il vento irlandese

Quando arrivammo, vidi persone piegate in avanti che a fatica salivano gli scalini per arrivare al punto più accessibile delle scogliere. In vista di ciò decisi, uscendo, di tenere ben salda la maniglia della portiera dell’auto.

Ci dividemmo subito e a fatica iniziai a salire i gradini. Il vento era veramente forte ma non costante.

Qui ti sorprende all’improvviso facendoti piegare in avanti e non lasciandoti respirare.

Devi girare la testa per farlo.

La giornata era soleggiata e non faceva freddo, i gabbiani (erano gabbiani?) lottavano contro la forza del vento per poi arrendersi e lasciarsi trasportare.

diario irlandese - monica gazzetta - in ascoltoSembrava si parlassero tra loro: “ehi ragazzi! Lasciamo perdere per oggi! Aprite le ali e arriviamo dove arriviamo!”

Decisi di voltare a destra e di raggiungere la O’Brien’s Tower.

Lì, dopo un lungo lottare contro il vento, trovai un angolino poco distante dagli altri turisti e mi decisi a scattare qualche foto.

Ma non accadde subito.

Il brusio delle altre persone, all’improvviso, si annullò.

Nelle mie orecchie sentivo solo il rumore delle onde che si infrangevano sulle scogliere.

Il vento sembrava avermi dato tregua, i colori erano brillanti, irreali e poi c’era la linea dell’orizzonte.

Sembrava mi stesse comunicando qualcosa: “se non fosse per me, non riusciresti a distinguere l’azzurro del cielo da quello dell’Oceano”.

Vedere l’Irlanda, scrivere l’Irlanda

In quel momento, in quel preciso momento, mi lasciai invadere da tutto questo, tutti i miei muri mortali vennero abbattuti e mi misi in ascolto, e osservai.

Un lontano suono d’arpa mi riempì la testa di delicate note… E delle lacrime scesero dai miei occhi.

È stato in quel momento che ho deciso di scrivere di Lei.

Prima era solo un pensiero senza forma, ma dopo quell’emozione, il pensiero non solo prese forma, ma anche consistenza.

E voi? Cosa vi ha spinto a scrivere di Lei, o perché vorreste scrivere di Lei?

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