Seconda puntata del diario d’Irlanda di Martina Bonati.
6 agosto 2015, 7.51
Carissimi cuori irlandesi,
Avete presente la paura?
Bene, io ora sono in panico pieno.
Come ogni volta che parto per l’Irlanda.
Fino a oggi pomeriggio c’era l’entusiasmo, la gioia folle. Ora, di botto, ci sono nuvoloni neri e pioggia torrenziale.
Probabilmente é per questo che sull’isola mi sento a casa. Perché in Eire vedo me. O, forse, vedo ciò che vorrei essere. O, forse ancora, leggo nei suoi paesaggi la mia poesia.
E tutto questo (concedetemelo) mi fa una fottuta paura.
L’Irlanda é uno specchio che mette a nudo. É il luogo dove tutto é imprevisto e imprevedibile. É la volubilità dell’animo umano, che di solito é socialmente inaccettata.
Mai ho incontrato una terra tanto viva.
L’ho sognata, certo. Nei miei sogni di bambina, fatti di semplicità e di favole. Nei miei sogni di adolescente, fatti di libertà e ribellione. Nei miei sogni di giovane donna, fatti di romanticismo e aspettative.
E ora, che i primi capelli bianchi mi coronano le tempie, quei sogni si sono trasformati in una realtà che spaventa.
Ci vuole coraggio per accettare la vita con consapevolezza. Ci vuole leggerezza per vivere in modo pieno e profondo. Questo gli irlandesi lo sanno bene.
E ci vuole anche una fottutissima paura per decidere, finalmente, di amare in modo incondizionato.
Domani tornerà il sereno, dentro di me. Sabato notte toccherò quella terra da cui traggo una forza antica.
So che molti di voi provano le mie stesse sensazioni.
Per questo mi concedo questi outing, che spero non infastidiscono troppo. Vi chiedo comunque scusa dell’attenzione che vi rubo e, contemporaneamente, vi ringrazio per la medesima.