Continuiamo a seguire il diario d’Irlanda di Martina Bonati.
16 AGOSTO 2015, 13.30
Carissimi cuori irlandesi,
due giorni di silenzio, che ora voglio rompere. Voi sapete cosa capita quando si è qui: arrivano quei giorni in cui quasi non si riesce a parlare, giorni in cui la vita è tutta dentro di noi. Troppe emozioni da non riuscire a comunicarle.
Non avrebbe senso raccontare tutto, perchè diventerebbe solo un susseguirsi di fatti. Ma ieri per me è stato un giorno memorabile. Dopo 20 anni di attesa, ho visto le Cliff of Moher.
In quel luogo ho vissuto e ho toccato con mano un concetto che perseguo da sempre: “forza dolce”. Una dicotomia estrema, mettere insieme due parole così opposte. Eppure è ciò che voglio dalla vita, ciò che io sento di essere. Non giudicatela un’incoerenza, vi prego. Piuttosto pensate al sentimento di potenza eterna e di romanticismo che sentite dentro quando vedete le Cliff. Sentirsi piccolissimi e immensi allo stesso tempo, quando si prova ad andare fin sulla punta del precipizio. Questa è la forza dolce di cui parlo.
La mia amata Irlanda non mi ha di nuovo tradita. Anzi. Mi ha abbracciata e mi ha spinta piano piano a superare la paura della vertigine. Come una calamita che ti tiene salda a terra. Come una voce materna che ti dice “ancora un passo lo puoi fare, ti tengo io”.
E le paure svaniscono, portate via dal vento che taglia la faccia.
Bisogna avere coraggio a superare le proprie paure, perché lasciare andare qualcosa di nostro è sempre difficile, ci obbliga ad uscire da un porto sicuro per navigare in acque sconosciute.
Sono sempre più convinta che serva una grande “forza dolce” per affrontare la vita. E giorno dopo giorno vedo questo ossimoro concretizzarsi su questa terra verde.