Tempo di tornare per Martina…
24 AGOSTO 2015, ORE 03.57
Carissimi cuori irlandesi,
Il silenzio è stato lungo, perché le mie mani erano piene di vita e gli occhi erano impegnati a vivere ogni singolo momento.
Ora i miei occhi non vorrebbero guardare. Le mie gambe non vorrebbero camminare. E le mie orecchie non vorrebbero sentire.
Sono in aeroporto. Dublin. Terminal 1. Alle 6.15 i miei piedi si staccheranno da questa terra che mi dona la vita, ogni volta.
Mi sento quasi come una condannata a una pena ingiusta da scontare. Ogni minuto diventa più doloroso.Oggi pioveva tanto a Dublino. Il clima era in perfetta sintonia con me.
Ma stamane sono andata al museo della musica, quello nuovo che hanno aperto in Temple Bar. Ho capito qualcosa in più sul legame che ho con questa terra. L’Irlanda è musica. E io senza musica non posso davvero vivere.
Mi manca l’aria, in questo momento, e non riesco a smettere di piangere. Mi sento masochista: mi sto obbligando a un distacco che ogni volta diventa più doloroso. Imbarcare queste valigie, salire su quell’aereo, tornare in una terra dove, in fin dei conti, non ho mai messo radici, con un clima per me troppo caldo, con troppi pochi sorrisi e con un carattere che ha poco a che fare con il mio.
L’Italia mi ha dato i natali e mi ha formata, così come sono ora. l’Irlanda mi ha donato un amore ricambiato (finalmente) e la possibilità di vedere un futuro.
Arriva un momento in cui i pulcini devono spiccare il volo e uscire dal nido. Italia, sto tornando da te, è vero, ma ti dico addio.