2011 07 19, 07.08GMT
La nuova stazione dei bus di Galway è a qualche decina di metri da Eyre Square, e quindi dal nostro ostello. Arriviamo a notte fonda e non c’è tempo per vedere un po’ di quella che, per molto tempo, è stata la mia città irlandese preferita (ora non lo so più, qual’è la mia città irlandese preferita).

Mi sveglio per primo e non so che ore sono. Troppo presto, comunque, anche se – soprattutto se – i computer dell’ostello mi confondono le idee ancora di più perché segnano un’ora diversa da quella che dice la TV, accesa sulle notizie (sono i giorni in cui si parla di Murdoch ancora meno bene del solito…).
Abbastanza presto per uscire da solo per un po’. Ma alla fine preferisco apprezzare la solitudine della sala comune deserta e sorbirmi due tazze di tè. L’acqua esce da un bollitore gigantesco lucido.
Troppo zucchero come al solito di mattina. Corvi e piccioni si contendono la polpa di un pompelmo, là sotto in strada. Facebook, sul monitor del pc a disposizione, capisce che non sto accedendo dal solito computer. Vaglielo a spiegare, a Facebook, quello che significa per me la sua constatazione…
C’è una linea retta che dalla finestra da cui guardo i corvi, i piccioni, il pompelmo e la rassicurante insegna della Guinness, tira via fino alle Aran. Non posso vederle, ovviamente: c’è la città tra me e loro.
Su un tetto un gabbiano, ma poi quando guarderò la foto scattata, scopro che non è un gabbiano, ma un qualche tipo di rapace. Una città con i rapaci sopra.

E In Irlanda i corvi hanno gli occhi azzurro ghiaccio.
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