Dall’Irlanda all’Italia: libri e Santi a zonzo per il Medioevo

Le connessioni italish sono il nostro pane quotidiano: siamo o non siamo quelli di Italish Magazine?
Ma le connessioni culturali tra Irlanda e Italia non sono esattamente una novità: è già successo che libri e idee abbiano attraversato l’Europa tra l’Italia e l’Irlanda, senza bisogno di tablet, app e internet. Quando? Nei secoli bui del Medioevo!

Come gli Irlandesi salvarono la civiltà: un libro e un dato di fatto

Medioevo: meglio avere una spada che un libro. E neanche l’ombra di una cloud in cui salvare la tua conoscenza, la tua musica e tutto il resto…

Questo è tempo di bagni di sangue. Un tempo in cui il mix tra l’Impero Romano che cade e il Cristianesimo che si diffonde getta le basi del nuovo stile di vita.

Un nuovo modo di vedere il mondo che ha bisogno della filosofia greca per comprendersi, delinearsi e svilupparsi. Un gran bel problema se i Barbari, nel frattempo, stanno mettendo a ferro e fuoco l’Europa…
Per fortuna tra tanta tanta oscurità c’è una luce: l’Irlanda, l’Isola dei Santi.

L’Irlanda salva i libri…

Il mare rende l’Irlanda più sicura (visto che i Barbari non possono usare Ryanair…) e così la giovane cristianità irlandese (il futuro San Patrizio iniziò l’evangelizzazione solo nella seconda metà del V secolo) ha la forza per costruire i monasteri in cui la conoscenza dei Greci e dei Romani potrà essere salvata, i libri copiati, la cultura diffusa.

Perché ciò che ha salvato la civiltà (o almeno, la civiltà come la definiamo) è stata la possibilità data ai libri di attraversare il Medioevo.

… Che dall’Irlanda tornano nel continente europeo…

Una civiltà senza dubbio molto fortunata, visto che quando i Vichinghi cominceranno a saccheggiare i monasteri irlandesi i monaci avranno già riportato quelle conoscenze, quella civiltà, nell’Europa continentale, fondando monasteri dalla Francia alla Germania, dal Belgio all’Italia.

How the Irish saved Civilization (Come gli Irlandesi Salvarono la Civiltà) è un libro veramente affascinante proprio su questo tema, ben bilanciato tra umorismo, informazione e divulgazione.

Non vi aiuterà, però, a seguire le orme dei monaci irlandesi calati in Italia con il loro bagaglio di conoscenza.
A questo ci pensiamo noi…

1932: un dono italiano per l’Irlanda

Il 1932 è un anno importante per l’Irlanda: con lo Statuto di Westminster dell’anno precedente è finalmente divenuta uno Stato, e si festeggiano i quindici secoli dall’arrivo di San Patrizio: per questo motivo Dublino è la sede del XXXI Congresso Eucaristico Internazionale e per celebrarlo Frate Anselmo Maria Tommasini scrive I Santi Irlandesi in Italia, che viene tradotto in Inglese da Joseph Francis Scanlan.

Frate Anselmo pone la sua attenzione sulla velocità del diffondersi del monachesimo irlandese a partire dal primissimo monastero di Killeany, sulle nostre isole Aran. Da Killeany ha origine quella che può essere definita la prima ondata delle fondazioni monastiche, con Brendan (fondatore di Clonfert), Ciaran (Clonmacnois), Finnian (Moville) e Columba (Iona).

Sarà da questi siti che i monaci irlandesi viaggeranno per l’Europa continentale a partire dal VI secolo.

Frate Anselmo ci dice che i princìpi fondanti il lavoro dei monaci irlandesi sono quelli dell’apostolato e dell’ascesi; sarà solo dall’VIII Secolo, in coincidenza con il periodo Carolingio (e quindi proprio mentre i monasteri irlandesi subiscono gli attacchi vichinghi) che la cultura diviene il motivo principale dei viaggi.

Colombano: dall’Irlanda a Bobbio

Il primo dei Santi irlandesi a partire è comunque San Colombano, fondatore dei monasteri di Annegray, Luxeuil e Fontaines in Borgogna, dopo il 590. L’impatto dell’ascetismo irlandese sul monachesimo continentale fu eccezionale: nel VII Secolo la regula di Colombano ha la stessa importanza di quella di San Benedetto.

Le divergenze con la Regina Brunilde causarono l’allontanamento di Colombano, che fonderà poi i monasteri di Brie, Faremoutiers, Jouarre, Rebais.

E, fondazione dopo fondazione, Colombano arriverà finalmente in Italia, dove, con il placet di Teodolinda e Agilulfo, sovrani Longobardi, fonderà Bobbio nel 614, un anno prima di morire.

L’Abbazia di Bobbio è ancora lì (è una di quelle che ha ispirato l’architettura dell’abbazia de Il Nome Della Rosa, in cui non a caso c’è anche un personaggio irlandese, il miniatore Patrizio da Clomnacnois) e il Comune di Bobbio ha un sito internet con molte informazioni utili.

Se l’ascetismo irlandese non fa per voi, potete darvi alla torta di mandorle… e al Gutturnio, rosso prodotto già ai tempi di Giulio Cesare.

Dall’Irlanda a Lucca: San Frediano

Forse gli ricordava il Donegal o Wicklow, ma San Frediano, lasciati i monasteri irlandesi in cui si era formato, ritrovò nel Monte Pisano un luogo in cui darsi all’eremitaggio.

Grazie alla fama di santità i cittadini di Lucca lo scelsero come Vescovo, carica che tenne dal 560 al 566, fondando la chiesa e il monastero dedicati ai santi Vincenzo, Stefano e Lorenzo, quindi alla Vergine e infine allo stesso San Frediano.

La Chiesa di San Frediano, per quanto modificata ripetutamente nel corso dei secoli, è ancora oggi uno dei gioielli di Lucca.

Se non lo avete mai assaggiato, una visita a Lucca è un’occasione perfetta per assaggiare il farro, magari nella minestra di fagioli.

Da Waterford a Taranto via Terrasanta: San Cataldo

San Cataldo, TarantoNato a Canty, Contea di Waterford tra il 610 e il 620, e formatosi nel monastero di Lismore, secondo la tradizione Cataldo ricevette direttamente da Gesù, apparsogli sul Santo Sepolcro, il compito di evangelizzare il Tarantino.

A Taranto venne eletto Vescovo e costruì numerose chiese. Alla morte fu seppellito nella cattedrale, che nel 927 fu poi distrutta dai Saraceni.

Secondo la tradizione la tomba del Santo fu poi ritrovata perché essa, durante la riedificazione della cattedrale dalle rovine nel 1071, emanava un profumo inebriante e si ebbero delle guarigioni miracolose.

San Cataldo è così il patrono di Taranto, e se fino a ora avete creduto che “Cataldo” è un nome tipicamente meridionale in fondo avete ragione: Cataldo veniva dalla contea di Waterford, sud Irlanda…

Che cosa mangiare a Taranto? La zuppa di telline o il timballo di riso ci sembrano molto interessanti… ;-)

Dagli asceti ai dotti: Dungal e Donato nella seconda migrazione monastica

Come accennavamo, la seconda “ondata” dall’Irlanda all’Europa continentale coincide con il periodo carolingio ed è maggiormente legata alla, diciamo così, ridistribuzione della conoscenza.

Ne è un esempio Dungal, nato in Irlanda e attivo nell’importantissimo monastero parigino di Saint Denis, che fu, potremmo definirlo così, consigliere scientifico di Carlo Magno (deve essere stata dura cercare di spiegare un’eclisse partendo dal presupposto che la terra non si muove…).

Rettore dell’Università di Pavia nell’825 per decreto imperiale, Dungal donò al monastero di Bobbio (in fondo doveva dargli l’impressione di sentirsi tra compatrioti…) la sua intera biblioteca: ventisette volumi.

 

Il Kindle è tutta un’altra storia, ma questo font non viene bene su e-ink… ;-)

L’ultimo dei Santi arrivati in Italia dall’Irlanda fu Donato: non sappiamo nulla di preciso sulla sua origine, ma nell’816 lascia l’Irlanda per il pellegrinaggio a Roma. Nell’829 diventa Vescovo di Fiesole, borgo che aveva appena subìto un’aggressione da parte dei Normanni, e lo rimarrà fino alla morte, attorno all’875.

Quello che colpisce di Donato è che le sue opere dimostrano come non si sia mai dimenticato della sua terra natale: tra l’825 e l’850 fondò a Piacenza la chiesa dedicata a Santa Brigida di Kildare, in appoggio ai pellegrini irlandesi e donata poi al monastero di Bobbio, e tra le sue opere ci sono un Poema dedicato all’Irlanda e proprio la Vita di Santa Brigida.

Se siete a Fiesole, potete scendere giù a Firenze e dedicarvi alla bistecca. Ma a Fiesole c’è anche un ottimo Irish Pub: forse San Donato veglia ancora sui suoi pellegrini preferiti…

About QRob

Massimiliano "Q-ROB" Roveri writes on and about Internet since 1997. A philosopher lent to the IT world blogs, shares (and teaches how to blog and share) between Ireland and Italy.

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